PROPTECH

i-Mesh, una startup italiana porta a Dubai 2020 l’innovazione nei materiali

La marchigiana i-Mesh ha vinto la gara per realizzare le coperture della promenade di collegamento tra i vari padiglioni espositivi. Ecco come lavora la squadra e perché il materiale proposto è innovativo e sostenibile

Pubblicato il 08 Nov 2021

L'innovativo materiale di i-Mesh a Dubai 2020

A Expo Dubai 2020 è protagonista (anche) una startup italiana: si tratta della giovane realtà proptech marchigiana i-Mesh, che ha vinto la gara per realizzare le coperture della promenade di collegamento tra i vari padiglioni espositivi. L’opera consiste in uno schermo tra terra e cielo realizzato con un nuovissimo tessuto tecnico e sostenibile per l’architettura. Chiunque visiterà l’Esposizione, che si svolge con un anno di ritardo (causa pandemia) dal primo ottobre 2021 al 31 marzo 2022, potrà contemplare il materiale tessile di ultima generazione, high-tech e green, capace di mitigare il clima desertico della città emiratina.

Come è nata i-Mesh

Alberto Fiorenzi ha fondato i-Mesh, società con sede a Numana e Castel Fidardo (Ancona), partendo dalla sua esperienza nel settore aerospaziale e nautico. Grazie al know-how acquisito in 30 anni di attività, ha dato vita a un team multiculturale composto da architetti, ingegneri, esperti di materiali, designer computazionali e curatori d’arte.

Una squadra eterogenea che si avvale anche della collaborazione dei dipartimenti di ricerca di diverse università per testare, analizzare e migliorare le prestazioni di i-Mesh. La gestione degli afflussi e dei deflussi di conoscenza, in un’ottica di Open Innovation, avviene all’interno dell’i-Mesh Lab, il luogo fisico e teorico dove analizzare, studiare, testare, controllare, verificare il progetto del filo e della trama, che è alla base di ogni lavoro di tessitura.

Materiali innovativi: in cosa consiste il tessuto i-Mesh

Le sue fibre compatte ed ultra-performanti riescono a filtrare e riflettere le radiazioni solari, senza però impedire un ricambio dell’aria (per via della loro permeabilità), così da restituire una sensazione di comfort termico che contribuisce a creare un microclima piacevole. Grazie alla robustezza e alla flessibilità, alla morbidezza del materiale e al suo peso ben calibrato – si legge in un comunicato aziendale – il tessuto i-Mesh ha superato il test di resistenza contro una tempesta di sabbia simulata, rimanendo intatto, senza riportare abrasioni di qualunque tipo.

Un’altra peculiarità di questo tessuto – prosegue il comunicato – è il suo essere  eccellente diffusore di luce, in quanto l’intreccio delle sue fibre non ne ostacola il passaggio, pur riducendo al minimo il fastidio dell’abbagliamento; in questo modo le diverse passerelle sono caratterizzate da un alto livello di lumen, che migliora.

Per conformarsi all’architettura locale, i-Mesh riproduce i motivi distintivi di una moderna «Mashrabiya», lo schermo traforato tradizionalmente usato in ambito edilizio nei Paesi arabi, allo scopo di far filtrare la luce e di controllare il flusso dell’aria.

A progettare la costruzione è stato lo studio tedesco Werner Sobek. L’idea era quella di ricreare il carattere intimo e familiare di una pergola retrattile, ma con dimensioni imponenti. Un’idea che i tedeschi hanno deciso di condividere con i-Mesh, che ne ha curato l’attuazione, costruendo la più grande copertura retrattile mai realizzata.

i-Mesh e l’economia circolare

i-Mesh è anche un esempio di economia circolare, essendo facilmente riutilizzabile: è prodotto in pannelli su misura che possono essere installati, smontati e riposti regolarmente, evento dopo evento, oppure si può dare loro una nuova destinazione d’uso. È esattamente quello che accadrà una volta terminata l’Esposizione Universale: buona parte del tessuto impiegato per le coperture resterà sul luogo come installazione permanente, mentre le parti residue potranno essere riutilizzate in altri contesti cittadini, secondo una logica «zero sprechi» che garantisce notevoli risparmi rispetto ai materiali usa e getta.

“Expo Dubai 2020 si può considerare una scommessa vinta – dice il Ceo e founder Alberto Fiorenzi  – ma guardiamo già al futuro con l’idea che i-Mesh possa diventare il paradigma di un nuovo modo di fare architettura per progettare spazi flessibili e versatili, per le persone e il loro benessere. Un’architettura morbida che preveda soluzioni sostenibili e personalizzabili e lasci una traccia sempre più leggera sul pianeta”.

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