L’appuntamento
Forum PA 2017, l’innovazione della pubblica amministrazione per uno sviluppo sostenibile
Qual è il ruolo delle PA nella costruzione del benessere generale, grazie anche alle tecnologie digitali? È il tema dell’evento, in programma dal 23 al 25 maggio nel nuovo centro congressi “Nuvola” di Roma. Tra gli ospiti l’economista Jeffrey Sachs. Ecco come registrarsi alla tre giorni di incontri
di Redazione EconomyUp
Pubblicato il 28 Feb 2017

L’obiettivo del congresso sarà innanzitutto spiegare perché innovare è necessario. E perché è necessario farlo in un contesto come quello della pubblica amministrazione, percepito ancora troppo autoreferenziale. Per approfondire le motivazioni di questa tesi, il programma congressuale sarà articolato in quattro tipologie diverse di eventi: gli “scenari”, i “convegni tematici” i “tavoli di lavoro”, i “seminari”.
- Gli “scenari” pongono i grandi temi dello sviluppo equo e sostenibile nell’ottica di un’agenda per i prossimi quindici anni. Ciascuno dei temi è visto dal punto di vista della sostenibilità ambientale, economica e sociale; della partecipazione attiva di tutte le componenti della società; della trasformazione digitale intesa come costruzione di una piattaforma abilitante.
- I “convegni tematici” sono dedicati alle singole grandi politiche d’innovazione: dai temi della PA digitale alle politiche di sviluppo e coesione; dal tema delle politiche attive del lavoro al tema della riforma dell’amministrazione; dalla sussidiarietà orizzontale alla governance delle città e dei territori; dall’open government ai grandi programmi di politica industriale come “Industria 4.0” o la digitalizzazione in Agricoltura.
- I “tavoli di lavoro” si svolgono tra addetti ai lavori, a porte chiuse e su invito, servono a definire meglio le agende di lavoro dei convegni e a porre sul tavolo le raccomandazioni per l’effettiva implementazione dei progetti d’innovazione.
- I “seminari” propongono concise e mirate occasioni di formazione per i dipendenti pubblici su temi di grande attualità e presentano loro novità importanti di processo e/o di prodotto e esempi di successo da cui copiare.
In una cornice di questo tipo, i temi dell’innovazione della PA, nonché l’obiettivo della PA digitale, saranno trattati come strumenti strategici per dare risposta ai grandi temi che assillano i cittadini: il lavoro che non c’è, la sicurezza che viene percepita come precaria, la tutela della salute che deve tornare a essere un diritto, la qualità dell’ambiente, le disuguaglianze che crescono a dismisura in un’Italia a molte velocità dove chi è indietro ha oggettivamente poche speranze di salire in un ascensore sociale bloccato.
► L’intervista
Sul ruolo della Pubblica Amministrazione moderna e digitale come motore per costruire uno sviluppo equo e sostenibile, hanno provato a dire la loro Carlo Mochi Sismondi, Presidente di FPA, e Andrea Rangone, cofondatore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e CEO di Digital360, in un’interessante e approfondita intervista doppia pubblicata sul sito di FPA. Ne ripubblichiamo alcuni passaggi.
Il tema di FORUM PA 2017 è il ruolo di un’amministrazione pubblica moderna e digitale per costruire sviluppo equo e sostenibile. Perché la trasformazione digitale può essere un fattore critico di successo per questo obiettivo?
Mochi Sismondi:«Creare sviluppo sostenibile non vuol dire solo creare sviluppo economico, ma aumentare la qualità di questo sviluppo dal punto di vista del migliore uso delle risorse, di una maggiore equità e diminuzione delle diseguaglianze, di una più diffusa capacità delle persone di raggiungere i propri obiettivi e quindi di accrescere il proprio “benessere” sia oggettivo sia percepito. La trasformazione digitale permette enormi risparmi sia di tempo sia di risorse, connette intelligenze e organizzazioni, rende disponibile conoscenza, dati e informazioni aggregandole in cluster sempre diversi. Un’amministrazione digitale può essere quindi aperta, flessibile, proattiva e nello stesso tempo veloce e vicina ai cittadini».
Rangone: «In un paese in cui l’amministrazione pubblica ha un peso economico pari alla metà del PIL, un’amministrazione pubblica più digitale consente di prendere “tre piccioni con un’allodola”: i) ridurre i costi di funzionamento, con un immediato impatto sul deficit e, quindi, sulla sostenibilità finanziaria del nostro paese nel contesto UE; ii) migliorare – a livello di qualità, tempestività, flessibilità – i servizi per aziende e cittadini, con un impatto importantissimo sulla produttività delle imprese e delle persone, che guadagnano immediatamente tempo da investire nella dimensione più strettamente personale, familiare e sociale; iii) stimolare l’innovazione digitale anche nel mondo delle imprese private, sia orientando la domanda di innovazione dei molteplici fornitori grandi e piccoli della PA centrale e locale, sia stimolando accelerazioni di sviluppo in ambiti privati connessi alla PA (un esempio per tutti è lo stimolo alla fatturazione elettronica b2b stimolata dall’obbligo di fatturazione elettronica con la PA)».
La trasformazione digitale impone un radicale mutamento di paradigma, cosa deve fare, a vostro parere, prioritariamente la PA per impostare un cambiamento così radicale?
Mochi Sismondi: «Dal quadro che abbiamo davanti nascono le nuove sfide. In uno slogan direi che è necessario passare dalle norme ai manuali; dalle gare al massimo ribasso per comprare linee di codice e pezzi di ferro di cui già conosciamo i limiti, a nuovi strumenti di procurement basati sul dialogo competitivo, il beauty contest, i partenariati d’innovazione; dai sistemi esasperatamente personalizzati agli standard: troppo spesso le amministrazioni lavorano come monadi e non conoscono quello che fanno amministrazioni omologhe, magari sugli stessi temi. È necessario un intelligente e pervasivo trasferimento delle buone pratiche, delle esperienze tratte anche degli errori, delle competenze. È quindi il momento di favorire comunità di pratica che mettano in comune esperienze, ma anche prodotti sulla base di una volontà di standardizzare le soluzioni piuttosto che personalizzare ciascuno la sua».
Rangone: «Temo serva un “elettroshock culturale”. Il cambiamento più radicale presuppone un importante cambiamento culturale a tutti i livelli del sistema: in primis a livello di indirizzo politico-amministrativo, ma anche a livello operativo. In realtà questo cambiamento culturale è fondamentale anche per le imprese, infatti quelle più illuminate stanno dando priorità massima proprio a quelle iniziative finalizzate a catalizzare questa trasformazione, quali ad esempio: valutazione delle competenze e della sensibilità al cambiamento digitale di tutti i dipendenti, formazione e informazione specificatamente orientata ad una efficace diffusione della cultura digitale, identificazione di pivot dell’innovazione interni in tutte le unità organizzative, comunicazione chiara del vertice e coerenza di comportamento verso la trasformazione digitale».
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