Tecnologia ed etica
Fairphone, arriva il telefono equo-solidale
Finanziato con il crowdfunding (fondi per due milioni e mezzo di euro e 7.848 ordini), si distingue per l’impronta filosofica più che tecnologica: niente sfruttamento del lavoro e utilizzo di materie prime che non provengono da zone di guerra
di Concetta Desando
14 Giu 2013

Al contrario delle multinazionali dell’elettronica, spesso e volentieri accusate (con successive timide ammissioni di colpa) di sfruttare la manodopera e soprattutto il lavoro minorile nelle fabbriche cinesi a basso costo, Fairphone basa la propria promessa di successo su sei punti: materiali ‘conflict-free’ (alluminio e tantalio non provengono da zone di guerra), rispetto dei diritti dei lavoratori, programma di smaltimento a fine vita, specifiche tecniche all’avanguardia, design ‘aperto’ (dual sim e possibilità di installare il sistema operativo preferito) e prezzo (325 euro) trasparente, con tanto di indicazioni dei singoli fornitori dei pezzi utilizzati.
Creata dagli olandesi Bas van Abel e Peter van der Mark nel 2010 come progetto di sensibilizzazione sul tema delle guerre scatenate in Congo per il possesso delle materie prime utilizzate nell’industria dell’elettronica, Fairphone ha lanciato il proprio nuovo smartphone attraverso un’operazione di crowdfunding raggiungendo quota 7.848 ordini, che hanno garantito fondi per due milioni e mezzo di euro. Un progetto che, sicuramente, al momento non ha dimensioni tali da spaventare i giganti dell’elettronica: 7.848 dispositivi rappresentano, su un totale di 210milioni di smartphone venduti nel mondo nel primo quadrimestre 2013, lo 0,0037%. Una goccia nel mare, che però – puntando tutto su tematiche equo-solidali – ha le potenzialità per crescere. Magari seguendo proprio l’invito di Steve Jobs: “Stay hungry, stay foolish”.