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Covid-19, investiamo sull’innovazione per gestire le emergenze senza dover fermare il mondo

La pandemia ha rivelato l’impreparazione dei Governi ad affrontare le emergenze. Dobbiamo cogliere quest’occasione perché non possiamo permetterci di bloccare ogni attività di fronte a un imprevisto. Ecco le cose che si sarebbero dovute fare in Italia e che si potrebbero ancora fare per uscire più forti dalla Fase 2

Pubblicato il 28 Apr 2020

Photo by BRUNO CERVERA on Unsplash

Il Covid-19, con le sue nefaste conseguenze, avrebbe potuto essere l’occasione per utilizzare tecnologie, modelli probabilistici e predittivi, intelligenza artificiale per garantire distanze di sicurezza, anticipare possibili casi futuri nel rispetto della privacy e invece stiamo gestendo il ritorno alla “normalità”, o alla “nuova normalità” chiedendo ai cittadini una “gestione ingestibile” e analogica basata sul buon senso, sui turni, sulla contraddizione di uffici aperti e scuole chiuse, sulla limitazione di servizi di trasporto pubblico e trasferendo di fatto la responsabilità della sicurezza sanitaria sulle imprese. Non è un problema solo italiano.

La domanda è: abbiamo capito che questa è l’occasione per prepararsi alle emergenze senza ogni volta dover spegnere il mondo?

Il Governo Italiano da due mesi ha chiesto a task force (Presidenza del Consiglio, 16 membri guidati da Vittorio Colao; Ministero Innovazione, 74 membri) e Comitati Tecnico-Scientifici (20 membri in quello governativo più tutti quelli delle Regioni: 27 membri solo in Lombardia) di elaborare un piano per la gestione della fase successiva al lock down: dopo due mesi la montagna ha partorito un topolino.

Forse non avevamo bisogno di appellarci a centinaia di “luminari” per stabilire un graduale ritorno alla “quasi” normalità,  ma avevamo bisogno di responsabili “lungimiranti” che con coraggio e decisione dessero chiare indicazioni di modifiche della spesa sanitaria, della prevenzione, della riduzione dell’inquinamento atmosferico, delle modifiche delle catene di forniture per ridurre le dipendenze dalla globalizzazione, dell’utilizzo delle tecnologie non per il Covid19, ma per quelle emergenze che verranno…

La pandemia da coronavirus ha mostrato i limiti di Governi impreparati alle emergenze, in tutto il mondo.

Abbiamo visto una classe dirigente comportarsi come se finora avesse pensato che dopo AIDS, 11 Settembre, Influenza Suina, SARS, Ebola, Zika,…tutto sarebbe finito con qualche piccolo disagio. Abbiamo visto, insomma, il mondo ricco dell’Emisfero Nord Occidentale credere egoisticamente che le grandi sofferenze potessero essere confinate nel Far East o nell’Africa più povera, come è avvenuto fino a oggi. Non hanno mai pensato di potersi trovare di fronte alla necessità di spegnere i motori. Fa effetto vedere che a New York, in mancanza di camici di protezione, siano stati donati agli ospedali 145mila “ponchos per la pioggia” dai clubs di American Football come gli Yankees e i Giants, insieme a Macy’s e Home Depot…

Chi gestisce una grande impresa sa che i concetti di Disaster Recovery, Business Continuity e Scenario Analysis vengono costantemente aggiornati per far sì che le aziende siano pronte a gestire situazioni d’emergenza, per avere le giuste risorse, i centri dati alternativi anche nel caso di disastri nucleari, di attacchi terroristici, di terremoti, di attacchi da cyber security. Abbiamo visto che non è così per i Governi che, di fronte, all’attacco di un virus hanno mostrato incertezze, approssimazione e confusione.

L’Italia è stato il primo Paese, dopo la Cina, a dover affrontare la pandemia. Molti lo hanno considerato un modello ma la reazione all’emergenza ha rivelato i limiti di una visione che non ha permesso di cogliere le opportunità che anche una crisi tanto drammatica offre.

Ecco quello che si sarebbe potuto fare durante l’emergenza ed è ancora possibile fare nella Fase 2

La pandemia ci ha costretti a uno stress test digitale collettivo. Ma perché non cogliere questa occasione per accelerare la digitalizzazione e l’innovazione del Paese in maniera attiva e non passiva? Ecco quel che si sarebbe potuto fare e forse è ancora possibile fare nella Fase 2.

  1. un’azione per sollecitare l’uso dei sistemi di pagamento elettronici con rimborso istantaneo (parziale o totale) dell’IVA per spese effettuate solo con carte di debito o credito (riducendo così il rischio di contatto ma anche di evasione)
  2. incentivi alle Fintechs e Startups Italiane per metterle in grado di competere con i concorrenti di altri Paesi dove sono stati decisi importanti programmi di sostegno (4 miliardi dal governo tedesco, 2,5 miliardi da quello francese, 1,6 da quello inglese)
  3. soluzioni di tracciamento nel rispetto della privacy con l’uso della Blockchain (Italia attraverso il MISE è stata dal luglio 2019 e lo sarà fino al luglio 2020 Presidente della European Blockchain Partnership), evitando di perdere un’altra occasione di leadership a livello Europeo e di attrazione di capitali da Venture Capital e Private Equity in Italia.
  4. favorire gli investimenti sul 3D Printing per ridurre la dipendenza da fornitori esteri per i materiali di emergenza
  5. sostenere la ricerca mirata alla creazione di vaccini per ridurre la lotta all’accaparramento da parte di diverse nazioni al mondo
  6. ricostruire le filiere di produzione non nel senso della nazionalizzazione e del “sovranismo” ma nel senso della ottimizzazione e diversificazione e riduzione inquinamento ed emissione Co2
  7. attivarsi per la riduzione immediata, e non fra 10 o 20 anni, dell’inquinamento, favorendo auto elettriche, stazioni di ricarica anche tra privati con tecnologie IoT e Blockchain, con soluzioni di Smart Cities senza reinventare nulla ma facendo leva su quello che si sta sviluppando come centro di eccellenza a Dubai per Expo2020….(non tra 10 anni ma tra 6 mesi).
  8. Last but not least: destinare almeno 1 miliardo (non dico 10, non dico  100) alla Sanità per far si che entro fine maggio ogni Regione abbia almeno 40 ICU ((intensive Care Unit)) per 100mila abitanti come la Germania!

Una situazione straordinaria che richiede iniziative straordinarie

Si poteva, si doveva e non si capisce perché non si dovrebbe farlo nei prossimi mesi. Le menti ci sono, le capacità pure e anche la disponibilità ad operare probono, vista l’eccezionalità della situazione, come hanno dimostrato molte imprese e singole persone in questi ultimi due mesi. Abbiamo vissuto una situazione straordinaria, che richiedi iniziative straordinarie.

Innovazione, competenza, iniziativa privata faranno la differenza in questo ritorno alla normalità, ma non saranno sufficienti a meno che i Governi del mondo occidentale non comincino a programmare come fa un’azienda, a prepararsi ad altre emergenze, molto probabili nei prossimi anni, come d’altro canto ci aveva avvertito Bill Gates qualche anno fa. Perché non possiamo permetterci di fermare il mondo, far crescere il debito pubblico e pensare poi di ripartire come prima. Non è sostenibile oggi e lo sarà ancora di meno domani.

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Roberto Mancone
Roberto Mancone

CEO e Founder di WhatIf Capital Ltd, Management Consulting Company specializzata su Modelli di Business che adottano tecnologie esponenziali. Fino ad aprile 2019 è stato COO di WeTrade, la joint venture di 12 banche europee per lo sviluppo di una piattaforma blockchain di cui è stato cofounder. Precedentemente era Global Head of Disruptive Technologies and Solution in Deutsche Bank. È nel direttivo di Italia4Blockchain. Senior Advisor Oliver Wyman e Professore Blockchain for Managers al Master in Digital Entrepreneurship (MADE) di H-Farm.

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