L'INTERVENTO

Che cosa significa quell’invito del CEO di Volkswagen al “nemico” Elon Musk

Herbert Diess, CEO di VW, che invita il CEO di Tesla a parlare ai top manager del gruppo è una cosa che non ti aspetti. Ma per fare innovazione sono necessari due movimenti: allargare e allungare la visione, uscire dal proprio perimetro culturale per imparare e guardare avanti per co-creare le prospettive di sviluppo

Pubblicato il 21 Ott 2021

Herbert Diess, CEO VW, dialoga con Elon Musk

Se fate un mestiere di quelli nati da poco, non il dentista, il panettiere o l’avvocato, avete come me la difficoltà di rispondere alla domanda : “Ma tu, bene bene, che lavoro fai?”. Per questo qualche giorno fa ero intento a spiegare ad un collega di Credem il lavoro dell’Innovazione (che poi non è un vero lavoro come mi ricordano sempre quelli della chattina Whatsapp “cari amici” 😁 ) sventolando come al solito le mani e facendo due gesti: uno ad allargare e uno ad allungare. Quando ho letto questo articolo su Electrek non ho potuto che pensare a questi due gesti

L’invito del CEO di Volkswagen al “nemico” Elon Musk

Nell’articolo si fa la cronaca di un evento organizzato da Herbert Diess, CEO di Volkswagen con 200 Top Executive del suo Gruppo. E in particolare si sottolinea la presenza in videoconferenza di un ospite d’eccezione: Elon Musk, CEO di Tesla. Sì, quel Musk che tecnicamente è causa (o ispiratore, direbbero alcuni) di una delle trasformazioni più importanti del mondo dell’automobile.

Prima di Tesla l’auto elettrica era per molti, anche addetti ai lavori, una storia da libri di fantascienza. Dopo Tesla i grandi produttori di automobili (e non solo) hanno dovuto uscire improvvisamente e traumaticamente dalla loro zona di comfort e hanno stanziato investimenti ingenti per colmare un gap che appariva improvvisamente ampio. Non che l’azienda di Elon Musk sia stata l’unica causa di tutto ciò, ma di certo il successo di Tesla è stato uno degli elementi scatenanti di questa rivoluzione.

Allargare la visione, per uscire dal perimetro della propria azienda

Insomma, ci sono miliardi (la somma che VW e gli altri car manufacturer devono investire sull’elettrico) di buoni motivi per cui il visionario Elon non sia considerato proprio l’amico da invitare alla festa di gala… e invece no. Parte del processo di cambiamento accelerato e un po’ caotico che sta segnando questa epoca, è infatti racchiuso proprio in quel gesto che facevo con le mani: il gesto dell’allargare. Allargare per conoscere quello che succede fuori dal perimetro della propria azienda, fuori dal perimetro della propria industry, fuori dal perimetro della propria geografia e della propria cultura, insomma allargare per imparare.

Quello che Diess sa è che Musk fa quello che fa perché “non sa che non si può fare”. Il CEO di Tesla infatti è un immigrato del perimetro in cui VW vive. E fa di tutto per continuare a rimanere tale, occupato com’è a far atterrare razzi che una volta si schiantavano al suolo, a progettare treni che vanno veloci come gli aeroplani o a ipotizzare tunnel sotterranei per decongestionare il traffico nelle città.

Essere Elon Musk, il Re Mida dell’innovazione: il suo tocco funzionerà anche con Twitter?

Mi piace pensare che è proprio per questo spirito di “guardare fuori dal proprio perimetro” che VW invita Tesla, che Diess chiama Musk davanti ai suoi top manager. E mi ha ricordato quello che in Credem facciamo invitando ai nostri Innovation Breakfast “belle teste” provenienti sia dalla nostra industry (competitor) sia da tantissime altre industry, o quello che fanno i nostri Data Heroes contaminandosi continuamente con chi lavora sui dati dentro e fuori dall’azienda, o quello che facciamo con le iniziative di Corporate Venture Capital andando a cercare partner che ci aiutino a frequentare quei luoghi che naturalmente frequentiamo meno: così quel gesto di aprire con le mani diventa realtà.

Allungare la visione, per co-creare il futuro

Ma c’è un altro punto interessante nell’articolo: Diess infatti spiega come Testa sia stata capace di gestire la carenza di chip, che sta affliggendo il mercato, in modo migliore rispetto ai concorrenti. E attribuisce i motivi di questa capacità al fatto che i team di sviluppo software di Tesla sono stati in grado di modificare i sistemi in 2-3 settimane rendendoli compatibili con nuove famiglie di processori. 2-3 settimane: are you kidding? Ed è proprio questo che vuol dire il mio gesto di allungare: guardare avanti, o forse dovrei dire esplorare avanti, per cercare di capire la prospettiva co-creandola.

In quale industry si trova oggi Tesla (o Apple o EnelX)? È un produttore di auto all’interno della quale c’è dell’informatica? O è una software house che produce informatica vestita da mezzo di trasporto? E cosa mi dite della vostra azienda o industry? Qualunque sia la vostra risposta, a me viene di nuovo in mente il mio gesto della mano ad allungare e di come lo stiamo rendendo concreto per esempio in Credem: con uno Scale Up Agile che ci permette di adottare pratiche adatte alle sfide del periodo. O con progetti (nome in codice: Zunami) che entrano nella parte più intima dei sistemi informativi, ridefinendo la gestione, il deployment, il testing, insomma dando alla nostra “auto” la capacità di avere fondamenta solide ma flessibili e di poter reagire a questo ignoto che caratterizza la nostra era.

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Piergiorgio Grossi
Piergiorgio Grossi

Chief Innovation Officer di Credem Banca, è stato Chief Information and Digital Transformation di Ducati Motor ed Head of Information Systems del Team F1 Ferrari. È co-founder di Impact Hub Reggio Emilia.

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