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Blockchain e ICO, 4 startup italiane raccolgono 70 milioni ma fuori dall’Italia

La raccolta fatta da Eidoo, Aidcoin, Friendz e Xriba con le Initial Coin Offer vale quasi quanto gli investimenti di un anno dei venture capital nel nostro ecosistema. Sull’Europa stanno per arrivare tantissimi capitali. Ma l’Italia non è ancora partita. Gli Italiani sì, ma fuori dal loro Paese…

Pubblicato il 03 Apr 2018

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Quattro startup Italiane in meno di sei mesi hanno raccolto 70 milioni di dollari sulla Blockchain grazie alle ICO – Initial Coin Offering. Per fare un paragone, l’intero ecosistema Italiano è riuscito a raccogliere una cifra simile nel 2017 solo sommando angel investor, venture capital e progetti di crowdfunding.

La Harvard Business School, in un’analisi di Luca de Angelis, indica l’Italia come il fanalino di coda degli investimenti Europei in startup. I Venture Capital Italiani investono l’equivalente dello 0,002% del PIL. Fanno peggio solo la Romania – che tuttavia è in crescita e Bucarest è la capitale più cablata d’Europa — e la Grecia. In proporzione, la Spagna investe 5 volte più dell’Italia, la Francia 17 volte.

Nonostante i dati frustranti, personalmente resto ottimista. Chi come me segue il mercato Italiano dall’esterno, o attraverso i tanti giovani che vengono a Londra, vede che in Italia stanno crescendo sia gli investitori seri sia la qualità dei giovani imprenditori.

Secondo aspetto positivo, quando l’Italia non investe nei propri imprenditori, le nuove generazioni sono più pronte ad andare a raccogliere fondi all’estero. La maggior parte della mia generazione è andata all’estero a CERCARE lavoro. La generazione più giovane va all’estero per CREARE lavoro, creando aziende tecnologiche (con grande soddisfazione delle agenzie delle entrate dei Paesi che li ospitano, primi tra tutti Londra e Berlino).

Le quattro startup che hanno raccolto sulla Blockchain quasi quanto l’intero sistema Italiano sono

Eidoo di Natale Ferrara e Thomas Bertani — giusto per nominare il fondatore ed il CEO. Con 28 milioni di dollari raccolti, Eidoo sta creando una piattaforma per la gestione dell’intera filiera delle criptovalute: raccogliere capitali, comprare merci e servizi, transferire e scambiare.

Aidcoin di Francesco Nazari Fusetti, con 15.8 milioni di dollari raccolti, è una piattaforma dedicata all’enorme mercato delle donazioni e del social impact. Aidcoin traccia sulla Blockchain in modo trasparente come sono utilizzate le donazioni a favore di associazioni non profit ma anche di singoli.

Friendz di alessandro Cadoni, Cecilia Nostro e Daniele Scaglia ha raccolto 12 milioni di dollari. La piattaforma permette a chi usa i social media di essere pagato dai grandi brand, e viceversa permette alle grandi aziende di promuovere i propri prodotti in modo diretto.

Xriba di Gianluca Massini Rosati, aprirà le porte al grande pubblico solo a maggio, ma ha già superato i 15 milioni di dollari raccolti da grandi investitori (per trasparenza, chi scrive è uno degli advisor dell’azienda). Xriba ha lanciato una piattaforma per la gestione della tesoreria e la trasparenza degli investimenti, utilizzabile per recuperare la fiducia degli investitori anche nel mercato delle ICO.

Aggiungo come menzione speciale SingularityNet, la ICO che ha raccolto 36 milioni di dollari in meno di un giorno. SingularityNet ha lanciato una piattaforma per la creazione e lo sviluppo delle intelligenze artificiali. Seppure il fondatore non sia italiano, una parte importante del team lo è, con Simone Giacomelli a capo del Business Development e Marcello Mari per la comunicazione.

In tutti i casi elencati la maggior parte degli investimenti non arrivano dall’Italia ma al contrario da investitori internazionali. In altre parole, eliminato il blocco della quotazione in borsa in Italia, e spostando la raccolta sulla Blockchain, i progetti italiani sono in grado di raccogliere capitali da tutto il mondo.

ICO, il ritorno agli anni ’90

Certo le ICO non sono un mercato senza rischi. Sembra di essere tornati al Nasdaq degli anni ‘90. Tante frodi e tanti imprenditori onesti ma senza le capacità per realizzare le proprie idee. Proprio come la “bolla di Internet”. E tuttavia, proprio da quella bolla sono nate aziende come Google ed Amazon, con ritorni per gli investitori anche del seicento per cento. Molte aziende sono scoppiate, Internet è ancora qui (ed oggi sarebbe impensabile vivere senza).

Finora entrambe le ICO Italiane che hanno quotato i propri token — Eido ed Aidcoin — sono vive e vegete. Il valore dei token è sceso dopo la quotazione, come è prevedibile in questo settore, e sta risalendo. È successo anche a Facebook, le cui azioni sono scese dopo la quotazione, per poi salire a valori importanti, e scendere solo nell’ultimo mese a causa dello scandalo di Cambridge Analytica.

Quando si può definire un’azienda “italiana”?

Sia nel mondo delle startup che delle aziende tradizionali quotate in borsa, si definisce un’azienda “Italiana” quando la sede principale è in Italia o i suoi fondatori sono italiani. Questo vale per tutti i Paesi. Luxottica è definita un’azienda “italiana” anche se è quotata in borsa a New York. Ikea è un’azienda “svedese” anche se la sede legale e fiscale è divisa tra la Svizzera e l’Olanda.

A Londra si dice “Gli elettori votano con le mani, gli imprenditori con i piedi”. Quando un paese non è ospitale, gli imprenditori non si lamentano. Si spostano.

Non è sorprendente che nessuna delle quattro ICO abbia sede in Italia. Non parliamo di una semplice sede legale all’estero, ma di fondatori che vivono all’estero, spesso con famiglia, e di interi team di sviluppo che non sono più in Italia.

L’Epoca d’Oro dell’Europa è iniziata. Non per l’Italia.

Per l’Europa sta iniziando una epoca d’oro. Centinaia di milioni di dollari da inizio anno, provenienti soprattutto dall’Asia, sono dirottati verso il nostro continente, considerato allo stesso tempo avanzato e amichevole verso le criptovalute. Il Regno Unito con l’Isola di Man, Gibilterra, la Svizzera e Malta sono alcune delle giurisdizioni più importanti nel mondo della Blockchain. L’Estonia, la Slovenia e la Polonia sono un passo indietro negli investimenti, ma altrettanto prestigiose sotto l’aspetto tecnico, che dominano in alcuni settori.

L’Italia non è ancora partita. Eppure molti Italiani sono diventati un punto di riferimento nel settore. La newsletter più seguita — Token Economy — con Stefano Bernardi è per metà Italiana.

Mentre scrivo, il Parlamento cerca di nominare il Governo e di evitare elezioni anticipate. Capisco che gli investimenti esteri e l’innovazione non possono essere una priorità in questo momento. Eppure, in un futuro non troppo lontano, sarebbe interessante richiamare le risorse italiane all’estero. Non per vivere in Italia (io personalmente non lo farei) ma per condividere la propria esperienza con le istituzioni, e stavolta creare davvero delle regole moderne e rivoluzionarie.

L’Italia non ha creato nessun gigante durante il boom di Internet. Durante la più recente esplosione del Fintech le più grandi aziende sono emigrate tutte, soprattutto a Londra. Il prossimo mercato epocale è la Blockchain. L’Italia non si può permettere di perdere anche questa scommessa. Anche se probabilmente lo farà.

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Aggiornamento 03 Aprile 2018: il team di Friendz comunica che i dati ufficiali su Icobench non sono aggiornati alla raccolta pre-ICO (“private sales“) e che la raccolta complessiva è stata di 32.000 Ethereum.

(Immagine: Il testimonial di SingularityNet, Sophia il Robot su Wikipedia)

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Stefano L. Tresca
Stefano L. Tresca

Vive dal 2010 a Londra dove è membro fondatore di Level39, il più grande acceleratore al mondo di startup fintech. Il suo ultimo libro è "Future Cities", Amazon bestseller.

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