La buona economia

AirPod, l’auto ad aria compressa made in Sardegna

La vettura a emissioni zero creata dalla franco-lussemburghese Mdi sarà prodotta a Bolotana (Nuoro) e darà lavoro ad almeno 35 persone. Potrebbe andare sul mercato già dal 2015 a un prezzo base di 7.500 euro. “All’inizio saranno vendute per car sharing e flotte aziendali. Dopo sarà la volta dei privati”

Pubblicato il 04 Lug 2014

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Un’auto che percorre oltre cento chilometri con meno di 5 euro. Alimentata ad aria compressa, quindi a emissioni zero, costruita con materiali ecosostenibili e che si può rifornire anche a casa, attaccandola alla presa di corrente. Si chiama AirPod e potremmo vederla percorrere le strade europee già a partire dal 2015.

Ideata dall’ingegnere francese Guy Nègre progettista di motori per la Formula 1 e titolare dell’azienda franco-lussemburghese Mdi, Motor Development International, sarà prodotta e distribuita a Bolotana, in provincia di Nuoro, da Air Mobility, una società di professionisti e imprenditori sardi e del nord Italia, che ha voluto scommettere su questa tecnologia.

Così mentre la Tata Motors indiana è al lavoro sui suoi modelli con tecnologia Mdi per il mercato locale, è la Sardegna ad aggiudicarsi la prima produzione europea del veicolo.“La mobilità sostenibile è sempre stata il sogno di tutti noi – racconta Pier Paolo Pisano, responsabile della comunicazione dell’azienda sarda – un concetto non più solo ideale ma realizzabile”. L’obiettivo è ambizioso ma non impossibile: rendere l’ecocostenibilità conveniente.

Se fino ad ora per un’auto elettrica o ibrida era impossibile spendere meno di 20-30 mila euro, AirPod sarà in vendita con il modello base a 7.500 euro. Per il momento sono previste due versioni: la AirPod Standard potrà ospitare fino a tre adulti e un bambino, avrà un motore da 7 KW (guida con patente B) 80 km/h con autonomia di circa 120 km e un limite di 80 chilometri orari. Lunga poco più di 2 metri e larga uno e mezzo, è ideale per la città, ma anche come auto di servizio per il settore pubblico.

“Abbiamo avuto una risposta dal pubblico veramente sorprendente – continua Pisano – sia quello locale che quello dell’intera penisola. Al momento pensiamo che il target principale, siano i grandi utilizzatori come aziende di car sharing e compagnie con flotte aziendali. Solo in una seconda fase gli utenti privati con una spiccata sensibilità ecologica, e a costi di acquisto e gestione molto contenuti”.

La versione Baby, che necessita solo della patente A, avrà invece due posti, un motore 4 KW (guida con patente A, motocicli) 45 km/h e stessa autonomia. Entrambi dotate di un bagagliaio da 500 litri con incluso uno scomparto refrigerato da trenta litri, potranno essere guidate con il joystick o in alternativa con il volante.

Realizzata con materiali ecosostenibili come fibra di vetro e resina poliestere, unisce il basso impatto ambientale alla sicurezza: in caso di incidente ha una capacità di assorbimento dell’urto da due a quattro volte superiore alla carrozzeria di un veicolo tradizionale. L’auto verrà prodotta in una micro-fabbrica autosufficiente dal punto di vista energetico, in un territorio che al momento è uno dei più depressi della Sardegna e potrà occupare dalle 35 alle 55 persone.

“Nella prima fase si attiverà un turno di lavoro per cui i dipendenti saranno circa 30 di cui 4 impiegati”, spiega Pisano. “I lavoratori saranno selezionati questo autunno e alcuni di essi saranno formati con uno stage di circa 15 giorni presso lo stabilimento francese della Mdi”. Piccoli numeri al momento, ma che di certo contribuiscono all’inversione di tendenza di abbandono dell’attività manifatturiera nell’isola. Che è stata scelta dalla società francese proprio come “nano-fabbrica” che ben rappresenta le esigenze di mercato molto ristretto dell’isola (1,6 milioni di abitanti) e si propone come luogo perfetto per lanciare l’idea alla base della realizzazione dell’auto: non un’unica fabbrica ma tante, diffuse sul territorio e con una “tiratura” adatta alle esigenze dello stesso.

Nello stabilimento di Bolotana sarà infatti possibile produrre un massimo di duemila pezzi annui con un approccio quasi artigianale. L’obiettivo è quello di replicare il modello in altre ragioni italiane e Paesi europei, non ingrandirlo. Eppure rimane qualche nodo da sciogliere, soprattutto sul rifornimento dell’auto. AirPod potrà infatti essere ricaricata con una presa di corrente da 32 ampere (diffusa a livello industriale) in tre ore e mezzo e 16 ampere (quella domestica) in 7 ore.

Un tempo piuttosto lungo che verrebbe totalmente abbattuto rifornendosi alle stazioni ad aria compressa abilitate: solo due minuti e mezzo per un pieno. Il problema è che al momento in Italia non ne esistono. “Stiamo studiando un piano per predisporle in aree urbane ed extraurbane come stazioni di servizio, centri commerciali, stazioni ferroviarie”, dice Pisano. “Le air station potranno anche essere realizzate dai Comuni, ma inizialmente pensiamo di intervenire attraverso una società consociata per attivare le station in alcuni punti strategici in base alla diffusione dei mezzi”.

Così, mentre l’area di ricerca della Mdi sta studiando altre applicazioni con motori di diverse dimensioni e potenza, la palla passa alle istituzioni e agli enti locali. Per far funzionare questo piccolo prodigio devono credere, e investire, anche loro.

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