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Additive manufacturing, che cos’è e perché ora piace anche al venture capital

La produzione con la tecnologia di stampa 3D è destinata a rivoluzionare i processi industriali. Il mercato è ancora piccolo ma è destinato a crescere con ritmi che sono diventati interessanti per il capitale di rischio. Nel 2018 gli investimenti hanno superato i 300 milioni di dollari. E investono anche i soggetti pubblici

Pubblicato il 23 Mag 2019

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Recentemente ho avuto il piacere di partecipare ad una tavola rotonda con esperti di materiali e nuove tecnologie di produzione. Al 53esimo meeting di FAROClub, un osservatorio ideato e promosso da Paolo Kauffmann, professionista esperto di mercati finanziari e di trading sulle materie prime, abbiamo parlato anche di Additive Manufacturing. Rappresentanti di importanti aziende industriali hanno illustrato le potenzialità ma anche i limiti di questa nuova tecnologia di produzione, che impatta l’intera supply chain e il life cycle stesso dei prodotti, mentre io ho potuto rappresentare l’interesse che i venture capitalist, soprattutto quelli internazionali, mostrano verso le startup attive nella filiera.

Che cos’è l’Additive Manufacturing

Ma cosa é veramente l’Additive Manufacturing, spesso anche abbreviata in “AM”? In rete si trovano varie definizioni, a me sono piaciute queste: “an industrial process that creates physical products that are digitally designed with software and fabricated by 3D-printing machines”. E ancora, “AM, often called 3D printing, refers to a group of technologies that cre- ate products by adding material rather than subtracting it; “based on a digital model, the objects are made by depositing a constituent material, or materials, onto a substrate layer by miniscule layer. The tools used to layer the material in this procedure are digitally controlled and operated.”

Una tecnologia di cui si parla molto negli ultimi anni, sempre più nel radar dei Venture Capitalist internazionali. Un mercato target ancora piccolo, stimabile in 2,5 miliardi di investimenti di venture capital, ma con proiezioni che portano a dire che sarà un driver tecnologico che stravolgerà la tradizionale industria manifatturiera. Una di quelle tecnologie in grado di essere davvero disruptive. E per questo, di sicuro interesse per i VC.

Il venture capital e l’Additive Manufacturing

In effetti sembra che nell’ultimo anno la percezione dei Venture Capitalist sulla AM sia cambiata: oggi è quasi da tutti percepita come un “viable method of manufacturing” e non più solo come una tecnica per fare prototipi. Si è passati quindi dalla concezione di una modalità per fare prodotti pilota in scala ridotta (che consente di evitare gli elevati costi delle produzioni pre-serie e degli stampi associati alle tecniche tradizionali), ad una tecnologia per fare anche “mass production“, in grandi quantità di pezzi e per creare strutture e prodotti molto complesse impossibili da fare con le tradizionali tecniche di “estrusione” o “sottrazione”. Quindi dal prototipo alla produzione in serie, con costi crescenti.

Le innovazioni in ambito 3d printing stanno per rivoluzionare il modo in cui i prodotti di massa verranno prodotti. Con questa tecnologia i produttori possono accelerare il time-to-market dal prototipo al prodotto finale, ridurre i costi di supply chain, rendere più efficiente il mercato dei pezzi di ricambio e abilitare le produzioni di massa. Inoltre le barriere all’ingresso diminuiranno, per effetto di tecnologie sempre più performanti e bassi costi, sia di realizzazione delle macchine che stampano sia di approvigionamento e gestione dei materiali e delle polveri con cui si stampa in AM. E ciò anche grazie al fatto che – andando a scadenza i primi importanti brevetti in ambito AM – si è affacciata sul mercato una vera ondata di stampanti “consumer-oriented” con prezzi decrescenti.

Gli investimenti in startup del 3D printing

Ed ecco che dal 2016 al 2017 gli investimenti dei venture capitalist sono cresciuti dell’86%. Dopo il record del 2017, nel 2018, gli investimenti in startup attive nell’ambito del 3D Printing hanno superato i  300 millioni di dollari. E anche se l’ultimo report di CBInsights mostra cautela in merito agli investimenti in AM e alla sua ampia diffusione, è però un fatto che negli USA ci siano già tre unicorni attivi nell’AM (Carbon, Desktop Metal e Formlabs), quindi con valutazioni che superano il miliardo di dollari. E per dare il sentiment, in lingua inglese poichè risulta sempre più efficace, “valuations are high, investments rising steadily and business prospects booming“.

Una fotografia elaborata da Venture Scanner classifica 387 startup attive nel 3d printing con una raccolta di 3 miliardi di dollari da 412 investitori.

Vediamo quali sono le principali motivazioni di chi investe su un mercato che é destinato a crescere notevolmente nei prossimi anni, anche in virtù del fatto che le tecnologie di AM sono ancora giovani. Il mercato totale dell’AM è previsto in crescita dagli attuali USD 9,3 milardi in termini di ricavi generati nel 2018 a oltre 33 miliardi nel 2025.

Reports and Data ha recentemente pubblicato una market analysis che proietta una crescita ad un tasso del 14,4% entro il 2026, fino ad un mercato da 23,33 miliardi di dollari

Il Nord America è una delle aree in cui si avrà la maggior crescita di ricavi, seguito dal Canada, con un impatto dell’industria dell’additive manufacturing sull’economia americana di 3,1 trillioni di dollari, ossia circa il 19% del GDP (Gross domestic product). Ci si aspetta però una crescita notevole del mercato nella regione Asia Pacifico, ad un tasso del 18% dal 2018 al 2016.

I domini tecnologici abilitati dalle tecnologie di AM in cui i Venture Capitalist possono investire sono ampi:  hardware companies, software companies, material companies e application companies. Ciò è evidente se si osserva la value chain del mercato dell’AM.

Tra gli investimenti nel primo trimestre 2019 c’è quello imponente da 160 milioni di dollari in Desktop Metal, oltre ai 22 milioni di dollari in Essentium in un Series A round guidato da BASF Venture Capital e ai 50 milioni recentemente annunciati di Xometry, startup fondata nel 2014 che ha raccolto ad oggi ben 113 milioni di dollari. e poi Carbon, in Sylicon Valley, che sta raccogliendo un round da 300 milioni di dollari. Ma ovviamente ci sono anche numerose altre startup che raccolgono anche round più piccoli.

Gli investimenti delle grandi aziende sull’additive manufacturing

I settori industriali che si erano mostrati early adopter, ossia aerospace, automotive e heathcare, stanno mostrando una forte domanda di prodotti e innovazionii n ambito AM.

Nel 2018, secondo l’ultimo report pubblicato da SmarTech Publishing “2019 Additive Manufacturing Market Outlook And Summary Of Opportunities“, alcuni produttori di auto hanno dichiarato di aver integrato con successo tecnologie di AM in progetti per la realizzazione di pezzi di ricambio on demand. BMW sta utilizando polimeri e altri polveri di metallo per produrre componenti in veicoli di fascia alta, mentre Porsche produce pezzi di ricambio per modelli “vintage” la cui produzione con metodi tradizionali sarebbe eccessivamente costosa (qui il link).Il settore automotive ha ormai integrato efficacemente l’AM nella produzione di massa di componenti e pezzi di ricambio.

Boeing, GE, Airbus, Wolkswagen, Mercedes sono solo alcuni altri esempi di grandi aziende dei settori automotive e aerospaceche si stanno muovendo con decisione e con investimenti massicci nell’AM, per la produzione di piccoli, complessi e leggeri componenti. Nel 2018 General Electric ha aperto con GE Aviation una factory da 200 milioni di dollari; e  ha investito 1,5 miliardi di dollari in GE Additive per una business unit per il 3D printing (chissà, magari saranno questi gli investimenti in grado di salvare il colosso GE)

E nella crescita del mercato totale dell’AM, i produttori di medical equipment sono quelli destinati a sperimentare tassi di sviluppo di oltre il 15% l’anno, per la stampa di tessuti e organi, attrezzi chirurgici e altri tool specifici per curare determinate patologie.

Gli investimenti pubblici in Additive Manufacturing

A fianco dei capitali privati, ci sono anche quelli pubblici: i Governi di tutto il mondo stanno cominciando ad investire capitali sempre più importanti in 3D printing e Additive Manufacturing, in progetti anche di ricerca.

Secondo il report di Reports and Data, il programma America Makes ha ricevuto 90 milioni di dollari in finanziamenti per condurre ricerche in ambito additive manufacturing.

Insomma, il futuro dell’AM è quindi particolarmente attraente dal punto di vista del Venture Capitalist, per quantità di capitali che si sta riversando sull’industry e perchè in fondo la stessa AM sta rivoluzionando, in tantissimi settori, il modo stesso in cui abbiamo sempre pensato e costruito prodotti, grazie anche alle energeie creative di designer e products-maker, ormai liberi di sperimentare per effetto di nuove tecnologie e processi produttivi abilitati dall’AM impensabili fino a pochi anni fa.

Anche in Italia possiamo giocarci questa partita: in fondo siamo – nonostante tutto – ancora tra i primi paesi manifatturieri al mondo, secondo in Europa dopo soltanto la Germania.

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Stefano Peroncini
Stefano Peroncini

Venture Capitalist e Serial Entrepreneur. CEO di EUREKA! Venture SGR e membro del Comitato di Investimento di FARE Venture (Fund of Funds da 80Ml€ di Lazio Innova). È stato fondatore e CEO di Quantica SGR, fondo che ha investito nella startup biotech EOS, ceduta all’americana Clovis Oncology per 470ml$

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