2,55 miliardi per il Fondo Nazionale Innovazione: ecco da dove arrivano e a che cosa serviranno

Con una serie di decreti del ministro Giorgetti viene potenziata la dotazione di CDP Venture Capital con 2 miliardi provenienti da Patrimonio Rilancio e 550 milioni dal PNRR per investimenti in startup hi-tech e green tech. Ora c’è da decidere come utilizzarli. Apertura ai gestori esteri

Pubblicato il 28 Gen 2022

Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti

Annunciati lo scorso autunno, i nuovi capitali previsti da un emendamento al Decreto Infrastrutture arrivano al Fondo Nazionale Innovazione: si aspettavano 2 miliardi e invece sono di più: 2,55 miliardi di euro per sostenere gli investimenti in venture capital attraverso l’azione di CDP Venture Capital. Si tratta in buona parte di risorse provenienti dal cosiddetto Patrimonio Rilancio istituito nel 2020, sia di fondi provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che vengono immessi nel Fondo Nazionale Innovazione attraverso una serie di decreti. Altri 600 milioni, ricorda il Sole 24 Ore, dovranno essere obbligatoriamente versati da CDP e altri investitori terzi. Adesso che i finanziamenti ci sono e sono a disposizione, c’è da decidere come utilizzarli, se solo a livello nazionale o giocando una partita sullo scacchiere europeo.

Che cos’è il Fondo Nazionale Innovazione

Il Fondo Nazionale Innovazione (FNI), partito con una dotazione finanziaria , prevista nella Legge di Bilancio 2019, di circa 1 miliardo di euro, viene  gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti  attraverso una cabina di regia che ha l’obiettivo di riunire e moltiplicare risorse pubbliche e private dedicate al tema strategico dell’innovazione.

Lo strumento operativo di intervento del Fondo Nazionale è il Venture Capital, ovvero investimenti diretti e indiretti in minoranze qualificate nel capitale di imprese innovative con Fondi generalisti, verticali o Fondi di Fondi, a supporto di startup, scaleup e PMI innovative.

In arrivo 2 miliardi di euro con il “decreto Giorgetti”

Il primo dei 4 decreti, a firma del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, rende operativo l’emendamento al Decreto Infrastrutture approvato alla Camera lunedì 25 ottobre 2021 che assegnava appunto altri 2 miliardi di euro al Fondo Nazionale Innovazione: soldi che arrivavano  da una dotazione di 40 miliardi di Cassa Depositi e Prestiti per la ricapitalizzazione delle grandi imprese. Si tratta del cosiddetto Patrimonio Rilancio istituito nel 2020.

Altri 2 miliardi per il Fondo Nazionale Innovazione: quando arriveranno, l’effetto che possono avere

Una quota di almeno 300 milioni, prevede il decreto attuativo, deve essere riservata ai progetti di riconversione e transizione delle filiere produttive nazionali. CDP e altri investitori devono immettere risorse aggiuntive per almeno il 30% del Fondo, quindi 600 milioni. In caso contrario scatterà una liberatoria per il Mise sulla quota parte residua degli impegni sottoscritti. Questa la tempistica: una volta pubblicato il decreto, la Sgr trasmette “tempestivamente” al ministero il regolamento di gestione del Fondo e, entro altri 30 giorni dalla trasmissione, il Mise comunica la sua approvazione. 

Strada aperta ai gestori esteri

Un secondo decreto interviene sulle modalità di funzionamento del Fondo di sostegno al venture capital attivato presso il Mise già dal 2019, anche per alimentare il Fondo nazionale innovazione. In particolare, introduce la possibilità di investire anche in fondi per il venture debt; viene estesa la politica di investimento in favore di gestori esteri, ferma la previsione di investire unicamente in imprese target con sede operativa o programmi di sviluppo in Italia; si apre all’intervento nelle imprese spin-off di grandi imprese.

PNRR: 300 milioni a startup hi-tech

Il terzo e quarto decreto Mise si riferiscono a linee di investimento previste dal Pnrr. In un caso si tratta di 300 milioni dell’investimento “Finanziamento a start-up” della missione 4-Istruzione e ricerca. Le risorse saranno impiegate per un Fondo “Digital transition fund”, che sarà istituito e gestito da Cdp Venture per operazioni volte a favorire in particolare le filiere intelligenza artificiale, cloud, assistenza sanitaria, Industria 4.0, cybersicurezza, fintech e blockchain. Il fondo prevederà tre linee di intervento: investimenti diretti e indiretti applicando le metodologie tipiche del venture capital, target non solo focalizzato alla creazione di startup ma anche a supporto di scale-up, corporate venture per il lancio di startup in partnership con Pmi.

PNRR: 250 milioni per il Green

Il decreto che istituisce il “Green transition fund”, di 250 milioni, riguarda invece un investimento previsto dalla missione 2-Transizione ecologica del Pnrr. Anche questo fondo sarà gestito da Cdp Venture. Dovrà concentrarsi su operazioni nei settori energie rinnovabili, economia circolare, mobilità, efficienza energetica, gestione dei rifiuti e stoccaggio dell’energia. Saranno ammissibili le operazioni con investimento compreso tra 1 milione e 15 milioni, per investimenti diretti, e tra 5 milioni e 20 milioni per quelli indiretti. Il periodo di investimento non deve superare 5 anni, seguiti da ulteriori 5 di gestione del portafoglio.

Per entrambi i fondi, “Digital transition fund” e “Green transition fund”, dovrà essere assicurata la quota minima di 40% per operazioni al Sud e il rispetto della clausola europea Dnsh (do no significant harm), cioè l’obbligo di non arrecare danni all’ambiente.

I provvedimenti, ha detto il ministro Giorgetti, si sono concretizzati “dopo un lungo confronto che sviluppa la sinergia tra Mise e Cdp per portare risultati in termini di crescita delle startup e delle Pmi innovative”. La riconversione delle filiere produttive e il “Green transition fund”, ha aggiunto, “accompagnano le imprese verso la vittoria della sfida con la transizione ecologica, che se non affrontata con lungimiranza lascerà sul suo percorso morti e feriti in termini di aziende chiuse e persone senza lavoro”.

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