Altri 2 miliardi per il Fondo Nazionale Innovazione: quando arriveranno, l’effetto che possono avere

Un emendamento al Decreto Infrastrutture assegna 2 miliardi a CDP Venture Capital, triplicandone la capacità di investimento. “Un’ottima notizia. Perché non farlo tutti gli anni?”, propone Angelo Coletta, presidente di InnovUp. “Potrebbero mobilitare un’altra decina di miliardi”, dice Gianluca Dettori, presidente di VC Hub

Pubblicato il 27 Ott 2021

Venture Capital

Il 2022 sarà l’anno della svolta per gli investimenti sull’innovazione in Italia? L’emendamento al Decreto Infrastrutture approvato alla Camera lunedì 25 ottobre (data da ricordare e e poi spiegherò perché), che assegna altri 2 miliardi di euro al Fondo Nazionale Innovazione, è certamente una buona notizia e spinge all’ottimismo ma non giustifica facili entusiasmi. L’Italia ha una gap significativo da recuperare rispetto ad altri Paesi europei simili al nostro (basti pensare alla Spagna o alla Francia) e per riuscirci dovrebbe fare molto di più. Ma da qualche parte bisogna pur cominciare e una decisione come quella votata dai deputati può certamente avere un impatto positivo sull’ecosistema.

Da dove arrivano i 2 miliardi? Da una dotazione di 40 miliardi di Cassa Depositi e Presiti per la ricapitalizzazione delle grandi imprese. Si tratta del cosiddetto Patrimonio Rilancio istituito nel 2020. Per dare a Cesare quel che è di Cesare, va ricordato che l’emendamento porta la firma di Sestino Giacomoni, deputato di Forza Italia, dall’anno scorso Presidente della Commissione bicamerale di vigilanza sulla Cassa Depositi e Prestiti, uno dei più stretti collaboratori di Silvio Berlusconi soprattutto sui temi di natura economica.

Quando arriveranno questi soldi? Difficile prevederlo al momento. Entro il 31 dicembre i 2 miliardi devono essere assegnati al Ministero dello Sviluppo Economico. A quel punto sarà il ministro Giancarlo Giorgetti che dovrà utilizzarli per alimentare fondi di venture capital e il venture debt istituiti da CDP Venture Capital fino a un ammontare di 2 miliardi. Facile immaginare, quindi, prima della primavera 2022 non si arriverà alla conclusione del primo tratto della trafila burocratica. Dalla manifestazione di una volontà alla sua attuazione il passo è di solito lungo in Italia e non manca mai un diavolo pronto a mettere la coda nei dettagli. Vediamo quanto tempo passerà dal 25 ottobre 2021 prima che i 2 miliardi siano davvero disponibili.

Angelo Coletta, imprenditore e presidente di Italia Startup

“La nascita del Fondo Nazionale Innovazione ha significato un’iniezione di fiducia e ottimismo per tutti gli imprenditori innovativi. Linfa vitale per startup e scaleup in un Paese in cui il mercato del Venture Capital stenta a dimostrare visione e lungimiranza”, dice Angelo Coletta, presidente di InnovUp. “La nuova disponibilità di 2 miliardi è un’ottima notizia . Ora è importante che questi soldi vengano effettivamente utilizzati”. Anche perché sono destinati ad avere sul mercato uno straordinario effetto leva.

Nell’emendamento la disponibilità di capitali aggiuntivi è condizione per  il conferimento dei fondi: CDP Venture Capital o altri investitori dovranno impegnare almeno il 30% della cifra sottoscritta. Se tutti i 2 miliardi saranno impiegati, si arriverà quindi a una massa di investimento di circa 3 miliardi.  “Considerando i moltiplicatori , una misura di questo tipo se ben implementata mobiliterebbe nei 10/15 anni successivi, almeno un’altra decina di miliardi di investimenti privati in startup e società hi-tech italiane”, dice Gianluca Dettori, presidente di VC Hub Italia. “Questa potrebbe essere una svolta per tutto il settore dell’innovazione”.

Gianluca Dettori, presidente di Primomiglio e di VC Hub Italia
Ha ragione Dettori, questa potrebbe essere una svolta, se continuerà a esserci una linea strategica che si intravvede dipanarsi debole e incerta dal 2016, quando fu lanciata la piattaforma ItaTech. Un salto di qualità è stato fatto nel 2019 con la creazione di CDP Venture Capital- Fondo Nazionale dell’Innovazione. Ma adesso bisogna andare avanti e rilanciare. “Ci auguriamo lo stanziamento di almeno due miliardi ogni anno per 5 anni per raggiungere una curva di 10 miliardo di investimento, che è quella che serve all’Italia per ridurre al minimo il gap con le altre startup nation europee”, auspica Angelo Coletta. “L’Italia deve puntare ad avere unicorni nei principali settori industriali del domani. Sostenere il presente è giusto, costruire il futuro necessario”.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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