Nuova imprenditoria

Così ho salvato i ristoranti dalla crisi

“La crisi apre alle novità: i ristoranti hanno capito che la tecnologia può ampliare il numero di clienti”. Almir Ambeskovic, CEO di RestOpolis, servizio per la prenotazione online, racconta come una piattaforma sia riuscita a portare il fatturato dei ristoratori fino a 300mila euro

Pubblicato il 20 Mag 2014

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Almir Ambeskovic, CEO di RestOpolis

La crisi? È un’opportunità, perché rompe gli schemi e apre alle novità”. Parola di Almir Ambeskovic, CEO di RestOpolis, la startup che offre un servizio online per la prenotazione di ristoranti, e che proprio sulla crisi economica ha costruito la sua fortuna. Perché se è vero che in tempi di ristrettezze molti italiani hanno rinunciato a cene fuori casa e a pranzi al ristorante, è anche vero che proprio quando il settore della ristorazione ha visto diminuire i clienti si è finalmente aperto a soluzioni nuove che potessero attrarre quanta più gente possibile.

RestOpolis, infatti, è un sito tramite il quale gli utenti registrati accedono a informazioni e curiosità su oltre mille ristoranti in Italia e possono prenotare un tavolo direttamente dalla piattaforma o con l’app geolocalizzata per iPhone e Android, conoscendo in tempo reale la disponibilità dei posti senza necessità di ulteriore conferma da parte del ristorante, e tutti i luoghi dove deliziare il palato usufruendo di sconti e promozioni. In questo modo l’utente ha la possibilità di risparmiare tempo e denaro, mentre il ristorante può usufruire di uno strumento di promozione che gli permette di ampliare il numero dei potenziali clienti.

Il risultato? I numeri parlano da sé: “Fondata alla fine del 2012, RestOpolis conta oggi oltre mille ristoranti registrati, di cui 500 solo a Milano. Nel capoluogo lombardo, dunque, un ristorante su tre accetta prenotazioni su RestOpolis. Il numero di prenotazioni che si stanno registrando nel mese di maggio, ancora in corso, è pari al numero registrato in tutto l’anno 2013, ed è previsto un ulteriore aumento. Secondo gli ultimi dati, inoltre, la startup farebbe lievitare il fatturato dei ristoranti fino a 250-300mila euro, con un guadagno medio di circa 10mila euro al mese. Vi pare poco?” ironizza il founder.

Ma chi c’è dietro questa idea e qual è il segreto del suo successo? Almir Ambeskovic, 36 anni, originario di Sarajevo, è in Italia dal 1995. Dopo gli studi in

ingegneria informatica, inizia a lavorare come consulente informatico. Gestisce progetti per Locat, varie banche estere, Fiat e Pirelli. A 20 anni fonda la sua prima azienda nel settore della consulenza IT, poi venduta. Nel 2002, fonda una nuova società IT, che crea un sistema gestionale per il settore editoriale rapidamente divenuto leader per la distribuzione di libri all’ingrosso in Italia. Nel 2007 acquisisce HealthMonitor, unico software di System and Desktop Management realizzato in Italia, tra i più popolari software italiani nel mondo con oltre 180mila installazioni. Nel 2008 fonda Virtual Valley, una rete di aziende IT giovani e innovative di cui è presidente. Fino ad arrivare ad oggi e a RestOpolis.

Insomma, uno spirito imprenditoriale che ben conosce il mondo dell’impresa italiana, che analizza soffermandosi sulle caratteristiche e sui limiti del Belpaese. “L’Italia è il paradosso dell’impresa: ci sono tantissimi imprenditori ma non c’è una scuola o un’organizzazione che ti spieghi come fare impresa e diventare imprenditore” dice. “E sfatiamo subito il mito dell’idea geniale: l’idea vale zero, ciò che conta sei tu e la tua capacità di trasformare un’idea in un’azienda. Serve iniziativa, voglia di fare e di creare. Tre sono gli elementi fondamentali per avviare una startup destinata a crescere e diventare impresa: avere un percorso tracciato e sapere bene dove si vuole arrivare; capire quali sono i mezzi necessari per realizzare il progetto; avere un piano sul percorso da fare per arrivare al successo e una buona dose di prontezza e tenacia per affrontare le sfide che una startup, inevitabilmente, presenta”.

Non solo. “Se si vuole fare impresa in Italia bisogna avere la consapevolezza che non è un Paese semplice: bisogna ingegnarsi di più con meno risorse. Rispetto a Paesi come la Francia, la Germania, la stessa Spagna, i progetti vengono spesso ignorati e ottenere finanziamenti è difficilissimo. Inoltre, c’è il grande limite italiano che è la difficoltà ad aprirsi alle novità. Se in America sono affamati di tutto ciò che può essere nuovo e costituire una novità, in Italia respingiamo tutto ciò che esce dagli schemi e facciamo fatica a capire che non c’è successo senza innovazione. L’unica ancora di salvezza, in questa situazione, è proprio un periodo come quello che stiamo vivendo in cui tutti capiscano che vale la pena tentare strade alternative”.

Proprio l’innovazione, infatti, è la carta vincente di RestOpolis: “Fino a poco tempo fa per scegliere un ristorante ci si affidava al passaparola o al consiglio di un amico. Ora, complice anche la crisi economica, si scelgono le offerte online. E i ristoranti hanno capito che non potevano ignorare la grande opportunità offerta dalle nuove tecnologie se volevano sopravvivere” continua Ambeskovic, che, con un mix di fortuna e intuizione, ha puntato tutto su un settore in crisi e ha vinto.

“Io non parlerei solo di crisi nel settore della ristorazione e del food, ma anche di cambiamenti interessanti. Secondo quanto emerso a Cibus, il salone internazionale dell’alimentazione, fra i gusti della gente stanno crescendo le preferenze per la cucina cinese e giapponese. Inoltre stanno aumentando paninoteche e hamburgherie, per il semplice fatto che diminuisce la gente disposta a spendere grosse cifre per una cena fuori mentre sono tanti i giovani disposti a mangiare un panino con gli amici. Staremo a vedere quanto dureranno queste tendenze” conclude.

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