LO SCENARIO

Settore finanziario: i 4 trend d’innovazione del 2024

ESG, nuovi rischi, wealth management per il credito e sinergia grazie all’open banking: ecco i trend che definiranno l’evoluzione del settore finanziario nei prossimi anni

Pubblicato il 19 Dic 2023

settore finanziario trend 2024

In piena trasformazione digitale, il settore finanziario è oggi uno dei più vivaci in termini di innovazione tecnologica. Quali trend ci aspettano per il 2024?

Per rispondere a questa domanda oltre 50 top manager di banche, compagnie di assicurazioni, associazioni di categoria, accanto a rappresentanti di istituzioni e del mondo accademico, si sono riuniti in occasione dell’evento “Unlimited Innovation with CRIFMetadata” organizzato da CRIF, per confrontarsi sul futuro dell’innovazione nel settore in Italia: i grandi cambiamenti, gli investimenti e le priorità strategiche dei prossimi anni.

Sono quattro le principali tendenze individuate, quattro direttrici che gli attori del settore dovranno abbracciare tempestivamente per fronteggiare la complessità di un mercato destinato a una “illimitata innovazione”.

I 4 trend 2024 per il settore finanziario

“Il settore finanziario ha piena consapevolezza del percorso di innovazione che ha intrapreso in questi ultimi dieci anni e delle aree dove sono avvenute sin qui le trasformazioni più profonde: i pagamenti digitali, il rafforzamento del sistema finanziario e assicurativo tramite consolidamento e de-risking, l’evoluzione e stimolo delle Fintech; mentre in altri comparti, quali ad esempio wealth management, credito al consumo e il settore danni assicurativi, i cambiamenti ci sono stati anche se non pienamente percepiti dai clienti finali” premette Marco Colombo, Managing Director Finance Italy di CRIF. “Nell’attuale contesto economico in evoluzione, sarà interessante guardare dove e quanto investiranno, e di conseguenza innoveranno, le banche, le società finanziarie e le assicurazioni per supportare e rispondere sempre meglio alle esigenze di famiglie e imprese.”

L’ESG è sempre più importante (anche per gli investitori)

I criteri Environmental, Social e Governance (ESG) sono già entrati nelle aree del risparmio gestito, nelle politiche del credito, nelle strategie di sviluppo commerciale. La tendenza degli investitori, ad esempio, a considerare non solo i rendimenti finanziari, ma anche gli impatti ambientali e sociali delle loro decisioni di investimento, potrà influenzare l’offerta dei prodotti finanziari che incorporano i criteri ESG.

In questo senso, le aziende saranno incoraggiate a perseguire una maggiore trasparenza divulgando le informazioni sull’impatto ambientale delle loro operazioni, il rapporto con tutti gli stakeholder (compresi i dipendenti) e le pratiche di governance aziendale. Tale centralità di una transizione sostenibile non deriverà solamente da una spinta interna del mercato, ma anche dai governi e dalle agenzie/enti di regolamentazione.

In tale contesto, la tassonomia rappresenterà uno strumento cruciale per definire e classificare le attività economiche in base a criteri ambientali, sociali e di governance, nell’ambito di una valutazione accurata delle attività e degli investimenti che contribuisca a far evolvere tutto il sistema economico e finanziario in un percorso autentico e più rispettoso dell’ambiente e del sociale. Attenzione però al greenwashing: tramite dati accurati ed elaborazioni talvolta complesse occorre evitare che la bandiera ESG venga utilizzata in modo improprio e deleterio per l’intera comunità.

I nuovi rischi: cyber risk, cambiamento climatico e longevità

I diversi disastri causati negli ultimi tempi da eventi climatici violenti sempre più frequenti dimostrano quanto sia rilevante affrontare il tema del Climate Change, valutando puntualmente i rischi delle imprese e individuando, per tempo, azioni di “remediation” che evitino danni e costi per la società.

Ugualmente evidente a tutti, individui e imprese, è il cyber risk. Le minacce cyber rappresentano un rischio sempre più concreto a cui sono esposti consumatori, imprese e player finanziari. Secondo un’indagine recente di CRIF, nel 2023 il numero di alert inviati sul dark web è aumentato del 18% rispetto a dicembre 2022. Gli hacker stanno concentrando i loro attacchi sugli indirizzi e-mail e le password, mettendo a rischio le credenziali quotidiane di accesso. In Italia, gli attacchi informatici hanno registrato una crescita del 169%, ben al di sopra della media globale del 21% registrata negli altri paesi nel 2022. Il 67% delle grandi imprese ha sperimentato un aumento dei tentativi di attacco rispetto al 2021.

Infine, l’Health & Longevity Risk. Le aziende e gli investitori dovranno trovare nuove soluzioni ai rischi legati alla sostenibilità dei programmi di previdenza sociale, alla gestione del risparmio e degli investimenti a lungo termine. Si tratta di cambiamenti profondi nei modelli di business e anche nell’offerta per il cliente, che dovrà far fronte alla crescita della vita media, alla pluralità di esigenze e di target specifici.

Wealth Management: dalla Finanza al Credito

La trasformazione del Wealth Management sta ridefinendo le sue fondamenta, spostandosi da un modello prevalentemente finanziario a uno sempre più orientato al credito. Per fare qualche esempio, Société Générale e Brookfield hanno lanciato un fondo di “private credit” da 10 miliardi; Wells Fargo e Centerbridge uno da 5 miliardi; Blackstone e Apollo sono sulla stessa strada.

Oltre ad essere una strategia benefica per le banche che potranno snellire ulteriormente i propri bilanci, l’entrata in scena di questi operatori porterà innovazione nell’ambito dell’analisi dei dati, degli strumenti e dei processi del credito, fin quando sarà naturale per loro replicare in buona parte approcci e tecniche usuali nella gestione finanziaria. Il risultata sarà una sofisticazione nei sistemi di pricing ed anche di valutazione del rischio di credito. Sebbene l’intelligenza artificiale si riveli un elemento indispensabile, da sola non sarà sufficiente.

La sinergia tra fintech e player consolidati con l’open banking

Il settore Fintech si è focalizzato nel passato sul mondo dei pagamenti e dell’Open Banking, modello basato sulla condivisione dei dati tra i diversi attori dell’ecosistema bancario. In futuro assumerà un eguale ruolo di stimolo anche per le altre aree di business, in una modalità sempre più integrata con i player tradizionali. Già oggi il 65% delle startup collabora con istituti bancari o compagnie assicurative e ci aspettiamo che tale strada diventi ancor più consistente, come accadde nel Corporate Venture Capital degli anni ’80.

L’intersezione tra Fintech, investimenti e partnership strategiche sta delineando un panorama finanziario in evoluzione, dove la collaborazione tra attori emergenti e consolidati è essenziale per guidare l’industria verso nuovi orizzonti di innovazione e convenienza per i consumatori.

Inoltre, con l’espansione dell’Open Banking (i 7 milioni di utenti del Regno Unito, rispetto al milione di Italiani, indica un trend molto chiaro anche se magari non così rapido) si prospetta un futuro di maggiore competizione nel settore bancario e un miglioramento dell’offerta di servizi finanziari personalizzati.  Con investimenti magari più ridotti rispetto al passato ma più focalizzati e produttivi.

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Redazione EconomyUp
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