DIGITAL360 AWARDS

Pietro Menghi (Neosurance): “Come una valanga arriva il business generato dall’innovazione”

Il CEO di Neosurance, startup insurtech fondata nel 2016, è uno degli speaker dei Digital360 Awards. La sua storia personale e quella della sua impresa sono di grande interesse.Perché ha lasciato il mondo delle multinazionali per lavorarci da innovatore esterno. E portare il cliente al centro grazie alle tecnologie digitali

Pubblicato il 28 Giu 2019

Pietro Menghi, CEO Neosurance

“Prima sembrava quasi che fossimo persone strane quando parlavamo di centralità del cliente, ora le compagnie di assicurazione ci ascoltano…”. Pietro Menghi, che è un entusiasta di natura, sente e vede che è arrivato il momento dell’insurtech, tanto è vero che sulla soglia dei 50 anni ha lasciato una brillante carriera internazionale nel mondo del brokeraggio per diventare socio e CEO di Neosurance. Lo conoscevo già ma ho fatto una lunga conversazione con lui in vista della sua partecipazione ai Digital360 Awards, in programma a Lazise dal 4 luglio: è uno dei tre startupper chiamati a portare la loro visione e la loro esperienza (gli altri sono Alessandro Petazzi di Musement e Fabrizio Perrone di Buzzoole)

“È come una valanga”, racconta Pietro. “Anni fa vedevi i dipartimenti strategia e innovazione delle grandi aziende che andavano in Silicon Valley per capire e poi tornavano a casa con tante belle idee ma metterle a terra era quasi impossibile, perché c’era uno scollamento con il business. Adesso invece siamo in un momento affascinante in cui le cose accadono, in cui si comincia a fare business, anche in Europa e in Italia”.

L’esperienza di Menghi e di Neosurance è certamente di grande interesse per chi si occupa di innovazione in azienda, come i 150 CIO che partecipano all’edizione 2019 dei Digital360Awards. «Io sono stato quasi 30 anni dentro il settore dell’assicurazione e della riassicurazione. Ho lavorato prevalentemente all’estero, ho conosciuto il mondo large corporate in tutte le sue declinazioni e sono arrivato alla conclusione che il talento dell’innovatore non è sufficiente perché in quelle strutture l’innovazione avvenga nei tempi necessari”. Ma precisa subito: “Uscire dalle grandi compagnie per me non ha significato rinnegarle ma avvicinarle con spirito e intento diverso, a vantaggio del cliente finale”.

Adesso le large corporate sono i suoi clienti e infatti lavora con aziende italiane e internazionali, come ad esempio AXA. Neosurance è una tech company che fa anche il broker, ma digitale. “Sviluppiamo software, abbiamo i nostri algoritmi e ce ne vantiamo”. La startup propone alle compagnie una piattaforma di customer insight e profilazione che facilita la vendita di micropolizze tramite notifiche push sullo smartphone, nel momento e nel posto giusto. “Vendiamo un’opportunità unica: un ponte intelligente verso gli utenti digitali, soprattutto quando sono in mobilità”, spiega Menghi. “E questo permette a un’industry che è stata finora prodotto-centrica di diventare rapidamente cliente-centrica, entrando nella vita delle persone”.

Neosurance è stata fondata nel 2016 da Dario Melpignano, uno dei pionieri della digital customer experience in Italia, e Andrea Silvello, che veniva da importanti esperienze nella consulenza. “Io sono entrato pochi mesi dopo”, ricorda Menghi. “Mancava la conoscenza del mondo assicurativo. Io ero quel tassello necessario per mettere insieme mondi ed esperienze diverse in una proposta coerente”.

Una startup che corre Neosurance, italiana ma con mandato globale. Con team di 10 persone più un network di professionisti e consulenti, ha già raccolto 1,4 milioni ed è ormai prossimo un nuovo aumento di capitale da 3 con investitori istituzionali e corporate da chiudersi progressivamente nei prossimi mesi. “Siamo nella piena fase di sviluppo”, sottolinea Menghi. “In primavera in partnership con un assicuratore globale abbiamo integrato la nostra tecnologia nell’app di un banca per l’offerta istantanea di polizze viaggio; a fine luglio avremo un altro importante rilascio e poi stiamo facendo discorsi importanti di scalabalità internazionale perché con il digitale fai una proposta che non ha confini, per disegno”.

Le difficoltà non sono mancante e non mancano nella relazione con le grandi compagnie anche perché lavorare con banche e assicurazioni significa avere a che fare con regole+regole. Ma Menghi non si fa certo scoraggiare. “Stiamo andando avanti con successo con partner che non appartengono al mondo dei financial service, ma ai settori life style, welfare, health”. Il suo sogno, però, resta tutto…”assicurativo”: “Avere un’industria assicurativa che per disegno dovrebbe avere come obiettivo la soddisfazione del cliente. Molti cercano di ridefinire il modello ma è un tema enorme anche perché ti riporta alle origini dell’industria assicurativa, al concetto stesso di comunità che ha bisogno di protezione”.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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