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Insurtech 2021: l’anno dell’accelerazione (+460%) ma l’Europa è ancora lontana

Il 2021 si conferma anno di grande accelerazione per l’insurtech: 280 milioni di investimenti, +460% rispetto al 2020. Ma resta il gap con l’Europa. Ecco i dati dell’Investment Index che IIA ha realizzato in collaborazione con l’Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano

Pubblicato il 23 Dic 2021

Insurtech 2021

“Se il 2020 è stata l’anno della consapevolezza, con 75% dei CEO che hanno dichiarato di avere Insurtech fra le priorità (contro il 45% del 2019), il 2021 è finalmente anno di crescita degli investimenti”

Questo il commento di Simone Ranucci Brandimarte, Presidente di IIA-Italian Insurtech Association, ai dati emersi dall’Investment Index che IIA ha realizzato in collaborazione con l’Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano.

Gli ultimi dati hanno confermato il trend di crescita di investimenti insurtech nel 2021, chiudendo l’anno con 280 milioni di euro, contro i 50 di tutto il 2020. Un incremento, quindi, del 460% rispetto all’anno precedente.

A trainare la continua crescita del settore nell’ultimo trimestre del 2021 sono stati gli investimenti in startup, sviluppo di progetti Insurtech da parte di compagnie, intermediari tech e digital player, progetti di collaborazione su crossover digitali. Un contributo non trascurabile è arrivato dai fondi di investimento stranieri, che costituiscono il 25% del valore registrato dal mercato Insurtech quest’anno – una percentuale che si stima aumenterà con il tempo grazie alla particolare appetibilità del mercato italiano.

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Tuttavia, nonostante questa forte accelerata, il volume degli investimenti in Italia in Insurtech risulta ancora insufficiente rispetto degli altri Paesi Europei. Il gap principale si riscontra proprio negli investimenti in startup Insurtech, dove a livello mondiale nel 2021 sono stati investiti 15 miliardi di dollari, in Europa intorno ai 3,5 miliardi di dollari, mentre in Italia meno 20 milioni di euro.

“La trasformazione è cominciata, ma resta un forte gap da colmare rispetto a quanto avviene a livello internazionale in termini di investimenti in startup. Possiamo e dobbiamo fare di più” conclude Ranucci. “Serve in primis un cambio di mentalità”.

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