Driverless car, perché i costruttori non ci credono

Le due principali case mondiali, Toyota e Volkswagen, procedono con i piedi di piombo. Sono convinte che ancora per molto preferiremo restare al volante

Pubblicato il 09 Set 2015

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Come già segnalato in precedenti articoli, la corsa alla driverless car è partita, coinvolgendo i tradizionali costruttori di autoveicoli, aziende tecnologiche (Google e Apple in testa), startup. Il mercato, stima il Boston Consulting Group, arriverà a 42 miliardi di dollari entro il 2025.

Eppure esiste anche qualche grande costruttore in controtendenza, che non si entusiasma troppo per questo mercato e, per quanto impegnato sull’evoluzione dell’auto afficnhè sia più automatizzata, connessa e verde, rimane convinto che anche in futuro le persone preferiranno guidare la propria autovettura.

Di questo avviso sono i due principali costruttori mondiali, Volkswagen e Toyota, secondo quanto sostiene la testata Quartz.

Il primo produttore mondiale di automobili, Volkswagen, sembra del tutto estraneo nelle cronache al settore “auto senza conducente” , anche se non disdegna del tutto la ricerca (vedi cosa fa il suo lab in Silicon Valley), e l’innovazione tecnologica che porta nuovi automatismi alla guida umana, ma senza sostituirla del tutto. Ma al momento sembra piuttosto cauta rispetto all’entusiasmo generale per le driverless car e alla Barclays Conference di Londra lo scorso 4 settembre (focalizzata sulle driverless car), sembra abbia affermato che le driverless car non siano nella loro roadmap, e la loro strategia sia quella di dare supporto all’autista non di rimpiazzarlo”.

Così anche Toyota, dice il commentatore di Quartz, sebbene recenti passi dal gigante nipponico possano far presumere il contrario, in particolare l’annuncio di aver investito 50 milioni di dollari nello sviluppo dell’intelligenza artificiale applicata all’auto , che in parte saranno devoluti ad un nuovo lab, in parte utilizzati dal MIT che collabora nel progetto. Il tutto sarà guidato dal più grande esperto di robotica del dipartimento di difesa US, Gill Pratt, soffiato al DARPA.

A margine di questi annunci, però, Toyota dichiara sempre di “non essere interessata a rimpiazzare l’autista, ma piuttosto a migliorare e rendere più sicura la guida”; dice anche che la guida completamente automatizzata è una realtà ancora molto lontana, rispetto a quanto gli esperimenti di Google e gli fa presumere; pensa che aggiungere nuove tecnologie di automazione alle auto esistenti, invece che concentrarsi su un’auto completamente robotica, sia un’obiettivo più raggiungibile che nel breve abbatterebbe i costi.

donna al volante

Il nuovo arrivato Gill Pratt ha raccontato al Financial Times che l’idea di Toyota è quella di arrivare in futuro a garantire la possibilità per l’autista di “inserire il pilota automatico” a propria discrezione, senza eliminare completamente quello che per molti è il piacere della guida.

Insomma, non è detto che smetteremo di guidare. E nella corsa alla driverless car, per i costruttori che hanno già in mano il mercato dell’auto forse non è proprio necessario arrivare primi, anzi: lasciar andare avanti Google o Apple, che sono outsider rispetto all’industria specifica, potrà forse rivelarsi una scelta vincente.

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