Fintech, l’importanza delle banche nell’aumento di capitale di Satispay

La startup che permette agli utenti di scambiarsi denaro in modalità peer to peer ha ottenuto finanziamenti per 26,8 milioni di euro. Una caso raro nel panorama italiano. Tanto più che, tra gli investitori, ci sono alcuni istituti bancari, gli stessi che all’inizio la ritenevano una minaccia per il loro business

Pubblicato il 22 Set 2017

Fintech

Satispay, la startup italiana dei pagamenti via smartphone che permette agli utenti di scambiarsi denaro in modalità peer to peer e pagare anche in negozio, ha chiuso il terzo round di investimento a 18,3 milioni di euro, raggiungendo così i 26,8 milioni (circa 32,3 milioni di dollari) di finanziamenti complessivi. Quest’ultimo round è un aumento di capitale da record e la società ora vale circa 66 milioni di euro.

L’importanza di questa raccolta fondi è rappresentata da due fattori. In primo luogo si nota che tra gli investitori spuntano anche alcune banche – Banca Etica e Banca Sella, oltre a Iccrea Banca che ha creduto nella startup fin dal primo round – proprio coloro che inizialmente vedevano Satispay come una grossa minaccia per il loro business.

In secondo luogo, 27 milioni di euro raccolti da una startup italiana fa notizia, se confrontati con le cifre medie registrate dalle startup italiane in ambito digitale, ancor più se pensiamo che si tratta di una startup del mondo dei pagamenti, un settore appannaggio delle banche e in cui per le startup è difficilissimo entrare e sopravvivere. In Italia, infatti, a fine 2016, vi erano solo 13 startup in ambito pagamenti digitali che avevano raccolto complessivamente 12 milioni di dollari, mentre all’estero vi erano 340 startup per 11 miliardi di dollari di finanziamento con singole startup che hanno superato i 100 milioni di dollari, come ad esempio Affirm o Circle. Una delle startup maggiormente finanziate in Italia è Jusp, startup dei Mobile POS che ha raccolto nel 2013 oltre 6 milioni di dollari. Sembra però che stia faticando e le voci di un possibile fallimento o acquisizione si stanno rincorrendo da mesi.

I limitati finanziamenti alle startup italiane si spiegano con le caratteristiche di un settore in cui è difficile – per i nuovi attori – affermarsi. Innanzitutto è necessario raggiungere un numero elevato di utenti; abilitare un ampio network di esercenti (in Italia particolarmente frammentato con oltre 2 milioni di piccoli esercenti); far fronte a forti vincoli normativi (gli intermediari di pagamento sono vigilati dalle banche centrali, almeno in Europa) e di sicurezza; oltre a margini particolarmente risicati. Una sfida quasi impossibile da vincere per attori di piccole dimensioni, ma la ricetta di Satispay sembra proprio aver convinto gli investitori. Gli ingredienti correttamente miscelati dalla startup di Cuneo sono diversi. Per “conquistare” la fiducia dei consumatori: il passaparola, il cash back, un elevato livello di servizio e una semplice e intuitiva usability. Per convincere gli esercenti, tendenzialmente avversi ai pagamenti elettronici in favore del contante: un pricing inferiore ai competitors. Saranno sufficienti questi ingredienti per vincere la sfida e rendere il Business Model sostenibile? Ora che Satispay può disporre di un’adeguata cifra per investire, la sfida si fa ancora più interessante.

La speranza è che la fiducia degli investitori ottenuta da Satispay possa portare una scia positiva e uno sguardo interessato sul nostro Paese anche per altre startup italiane.

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