EYCapri2017, a che cosa serve (davvero) la trasformazione digitale

EY Capri Digital Summit 2017

La decima edizione del summit di ottobre quest’anno sarà il punto di arrivo di un percorso avviato con workshop tematici. «Il nostro obiettivo è condividere le esperienze delle imprese per capire come l’innovazione può creare valore e business», spiega Paola Testa, partner EY responsabile del progetto. Ecco i temi di discussione

Pubblicato il 29 Mag 2017

La trasformazione digitale è una corsa inarrestabile che non lascia fuori  nessuno. Non va, quindi, affrontata come l’ennesima urgenza da risolvere al meglio per poi acquietarsi ma come un percorso che pubbliche amministrazioni e imprese devono intraprendere per coglierne il vero senso: la crescita della competitività del Paese. Per questo motivo EY affronta la decima edizione del CapriDigitalSummit, l’annuale incontro d’inizio autunno con la partecipazione dei numeri uno di aziende, politica e pubbliche amministrazioni, come un cantiere permanente che è stato già aperto da Donato Iacovone, CEO Italia e managing partner Italia, Spagna e Portogallo.

EY Capri Digital Summit 2017

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Qual è il fine ultimo dell’innovazione? Dove si crea valore? L’obiettivo, a Capri, sarà lavorare per eliminare il punto interrogativo. «Vogliamo dare risposte concrete, operative e applicabili affinché imprese, PA, cittadini e nuovi player possano diradare quella foschia che c’è ancora sui temi di frontiera dell’innovazione che produce diffidenza e ancora oggi non consente a tutti di prendere decisioni coraggiose per il futuro», dice Paola Testa, partner EY responsabile del progetto. Che aggiunge: «Oggi è fondamentale (per tutti gli attori) comprendere il vero senso e gli impatti della digital transformation che sta determinando una sostanziale convergenza tra settori. Convergenza che sta impattando, in particolare i settori Media, Turismo, Mobilità, Smart Cities e Internet of Services. Abbiamo pensato di partire proprio da queste industry, al Summit di ottobre, per costruire verticali di approfondimento. Ne discuteremo con i principali attori provenienti dal mondo delle imprese e dalle istituzioni senza dimenticarci, in un’ottica di connessione allargata, di coinvolgere i nuovi attori, le start up, a cui si deve tanto di questa accelerazione». 

Paola Testa, partner EY

La convergenza ridefinisce i confini tra le industry e sta determinando nuove regole del gioco. Innovare in questo contesto non è un optional ma un dovere, se si vuole difendere il business e il futuro dell’impresa. Comprendere che il digitale è in ogni processo (e che cambia i comportamenti di clienti e consumatori) è il primo necessario salto culturale da fare. Luoghi di lavoro, fabbriche, persone, macchine, moneta: nulla sarà più come prima. «A Capri proveremo a comprendere come cambiano le relazioni tra i diversi soggetti, comprese le cose, che fino a poco tempo fa non erano interconnessi tra loro», anticipa Paola Testa «Affronteremo inoltre il tema della creazione dei nuovi modelli di business basati sui servizi, dettati anche da una spinta alla disintermediazione». Numerosi saranno i digital trend su cui si accenderà l’attenzione: dall’Industry 4.0 e la Fabbrica intelligente, dove sarà decisivo andare oltre l’efficienza delle operation, al nuovo rapporto uomo-macchina; dai cambiamenti nel mondo del lavoro (e alle nuove competenze richieste dal mercato) fino ai possibili impieghi della Blockchain in diversi business per accrescere la sicurezza dei dati. Senza dimenticare il Corporate Venture Capital, che può rappresentare un potente motore per dare slancio all’innovazione all’interno della grandi aziende.

«In Italia abbiamo un gap da recuperare, ma negli ultimi 12-18 mesi è stato fatto molto di più dei 10 anni precedenti. Ora c’è da mettere a sistema questo cumulo di esperienze,  fare un piano di innovazione e digitalizzazione, non solo per le imprese private, ma anche per la Pubblica Amministrazione», osserva Paola Testa. «Il Sistema Paese sarà al centro delle sessioni plenarie di Capri, perché sarà decisiva la capacità di creare un’interconnessione virtuosa fra startup, imprese consolidate, pmi, istituzioni, associazioni: tutti gli attori hanno un ruolo importante sulla scena della trasformazione digitale».

Perché il lancio in maggio? L’appuntamento resta per la prima settimana di ottobre, dal 4 al 6, ma quest’anno Capri sarà il punto di arrivo, e allo stesso tempo di partenza, di una riflessione sul senso dell’innovazione necessaria. Il titolo è chiaro: Where innovation becomes experience, value and business. Le parole chiave sono evidenti: esperienza, valore e business. Digital transformation non è solo tecnologia, che resta il primo abilitatore. Coinvolge i processi aziendali e i modelli di business, le relazioni con i clienti-cittadini e offre l’opportunità di creare nuovo valore e di generare nuovi business.

«Proprio per condividere le esperienze, capire dove e come nascono i nuovi modelli business e dove c’è davvero domanda di innovazione quest’anno, per la prima volta, abbiamo organizzato gli Executive Circle», spiega Paola Testa. Si tratta di una serie di workshop, in programma da maggio a settembre fra Roma e Milano, che servono a preparare i lavori di Capri costruendo una linea di senso che va dall’ultrabroadband alle relazioni con i territori, dal digital marketing all’Industria 4.0. «In questi Executive Circle lavoriamo con le aziende per “co-creare” esperienze da portare all’attenzione della platea di Capri», continua Paola Testa, che sottolinea l’altro tema forte del Digital Summit: la convergenza, verticale (tra player della medesima filiera) e orizzontale (tra player di mercati diversi come anche tra pubblico e privato). «Ormai siamo di fronte a una crescente commistione che ridisegna i perimetri competitivi delle imprese».

Ecco perché, conclude Paola Testa, «Capri non chiude mai. Comincia a maggio, ha il suo momento topico a ottobre, ma continuerà anche dopo. L’Italia ha bisogno di capire quali sono i trend dell’innovazione, ma anche qual è lo stato di avanzamento e soprattutto come fare nel modo più efficace ed efficiente knowledge sharing. Le grandi aziende hanno in questo senso una grande responsabilità: trainare le piccole e medie imprese che fanno più fatica e aiutarle ad affrontare il cambiamento culturale necessario per gestire con successo la trasformazione digitale».

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