CULTURA DELL'INNOVAZIONE

Steve Jobs o Elon Musk? Ecco come spiegare ai figli l’impresa digitale

Questa volta, cari addetti ai lavori, parliamo ai vostri figli del loro futuro. Hanno davanti due sfide: digitale e imprenditorialità. Il terreno di incontro è l’impresa digitale. Aiutateli a essere positivi, intraprendenti, fiduciosi. E a sfatare i luoghi comuni, a cominciare da questi sei

Pubblicato il 02 Dic 2020

Monica Rossi

Photo by Ahmed Syed on Unsplash

Venerdì 27 e Sabato 28 Novembre Angelo Cavallo e Monica Rossi, docenti del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano sono stati protagonisti del laboratorio virtuale “Steve Jobs o Elon Musk? Metti alla prova l’imprenditore digitale che è in te!”, parte del palinsesto di eventi di MeetMeTonight2020, l’appuntamento della Notte Europea dei Ricercatori che ha coinvolto numerose università di Lombardia, Veneto, Lazio e Campania. Cavallo e Rossi ha raccolto in questo contenuto per EconomyUp i principali spunti emersi e discussi in occasione dei due laboratori trasmessi live sui canali social e web di MeetMeTonight.

Questa volta cari addetti ai lavori parliamo ai vostri figli. Cari futuri ingegneri, artisti, economisti, matematici, filosofi (e tutto quello che sognate ed immaginate per voi), oggi vi parliamo di due sfide eccellenti che vi attendono. O forse no, non vi attendono esattamente perché sono già qui oggi. Si tratta del digitale e dell’imprenditorialità.

Sfida 1: il digitale

Quando parliamo di digitale ci riferiamo a tecnologie (Big Data, Artificial Intelligence, Cloud Computing, Internet of Things, Industry 4.0 etc.) che sono sempre più centrali nelle nostre vite. Al punto da non poterle più considerare solo come strumenti tecnici a supporto dell’uomo.

Le tecnologie digitali sono leve di un cambiamento ben più ampio, organizzativo e sociale in senso lato. Possono facilitare delle attività prima svolte manualmente, dispendiose, e magari rischiose per la salute dei lavoratori o lesive per l’ambiente. Fino ad influenzare prepotentemente le relazioni tra individui, tra individui e organizzazioni, tra elettori e la propria classe dirigente (pensate all’influenza dei social network come Twitter o Facebook nella politica di oggi).

Il digitale va ben oltre gli aspetti tecnici e le conseguenze economiche. Resta uno strumento però, il cui valore e i cui impatti dipendono dall’utilizzo più o meno virtuoso che ne facciamo. La sfida per voi giovani e future generazioni sta nel maturare quanto prima la consapevolezza di come le tecnologie digitali abbiano il potere di amplificare (per alcuni) esponenzialmente l’impatto delle nostre azioni nel bene e nel male.

Sfida 2: l’imprenditorialità

Perché è una sfida eccellente? Partiamo dal livello umano degli individui. Viviamo in una società veloce, dinamica dove probabilmente il modello di una casa ed un lavoro per sempre – che ha contraddistinto la vita dei vostri padri e delle vostre madri – saranno difficilmente replicabili. Il ciclo di vita dei prodotti è sempre più breve e di conseguenza anche quello delle imprese o delle professioni può esserlo.

Il progresso tecnologico rende obsoleti alcuni lavori operativi con rapidità e sarà sempre più necessario per il vostro futuro la capacità di reinventarsi, di rinnovarsi. Servono nuove idee, serve proattività, serve coraggio e propensione al rischio. Queste sono le tre dimensioni che definiscono una attitudine imprenditoriale. Questo ragionamento può replicarsi su altri livelli. Le organizzazioni hanno sempre meno bisogno di manager e più di imprenditori, capaci non solo di gestire quello che già c’è ma anche di creare del nuovo per non restare indietro. Persino di uno stato imprenditore ci sarà sempre più bisogno.

Risultato: imprenditori digitali

Le due sfide hanno un terreno di incontro, ed è per questo si parla di imprenditori digitali.

Spesso vi sarà capitato di sentir parlare di “digital transformation” e magari vi chiederete a cosa ci si riferisce esattamente. Con questo concetto si pone l’attenzione al potere trasformativo e pervasivo del digitale su tutti i processi organizzativi incluso quello imprenditoriale.

Oggi voi potreste lavorare ad un progetto imprenditoriale legato ad esempio alla creazione di un nuovo video-game con un vostro coetaneo dall’altra parte del mondo; potreste raccogliere fondi da chiunque nel mondo per finanziare la vostra impresa tramite delle piattaforme digitali (è il fenomeno del crowdfunding). Soprattutto potete sperimentare con più facilità e con costi ridotti grazie al digitale.

Prima di lanciare un prodotto e testare il mercato in passato era necessario fare degli investimenti importanti dal risultato incerto. Oggi possiamo testare il mercato prima di effettuare degli investimenti ingenti, magari lanciando dei questionari che spieghino il prodotto o attraverso delle foto e video dimostrativi. Questo rende l’imprenditore meno solo e include sempre più attori nel processo imprenditoriale come i clienti per esempio.

Il processo imprenditoriale, in altre parole, diventa sempre più un processo collettivo e meno individuale basato sulla sperimentazione. Molti di voi a questo punto si chiederanno come si diventa quindi imprenditori digitali? Non esiste una formula magica, ma esistono metodologie come la Lean Startup che possono guidarvi in questo percorso.

Sfatiamo alcuni miti!

  1. “Non posso fare l’imprenditore, non amo il rischio”

    L’ imprenditore non è un giocatore d’azzardo, tipicamente prende dei rischi si, ma calcolati, cerca di mitigarli il più possibile. Oggi abbiamo una montagna di dati e tecnologie digitali che se utilizzate bene possono ridurre il rischio imprenditoriale.

  2. “Non posso raccontare la mia idea perché me la ruberesti”

    Non è l’idea il problema. Ma la capacità di metterla in atto di modo che funzioni (capacità di execution). Spesso diciamo ai nostri studenti che quando pensano di avere una idea geniale c’è qualcuno nel mondo che l’ha già messa in atto o ci sta lavorando. Non lo diciamo per scoraggiare nessuno, ma per motivare a focalizzarsi sul come mettete in pratica l’idea, che è quello che fa tutta la differenza del mondo. Parlate delle vostre idee, raccoglierete spunti per migliorarle, troverete soci con cui metterla in atto. Non abbiate paura di parlarne perché il miglior modo per appropriarvi delle vostre idee, ancora una volta, sarà la vostra capacità di dargli forma e metterle in pratica.

  3. “Copiare non è etico”

    È importante non demonizzare chi è in grado di fare leva su idee e spunti di altri. Imitare è alla base di molte innovazioni, non deve sorprendere. Imitare significa prendere spunto da altri per poi aggiungerci il proprio tocco di originalità e rielaborazione. MySpace VS Facebook: MySpace c’era prima di Facebook, ma quest’ultima – pur partendo da un concetto di impresa molto simile a MySpace – è stata capace di rendersi originale e vincere la competizione con il suo rivale

  4. “Non ho i soldi per partire”

    Molti hanno avuto il tuo problema. Molti imprenditori partono dal nulla. Ti incoraggerà sapere che non servono molti soldi per partire in particolare nel business che fa leva su tecnologie digitali, e ci sono approcci sperimentali come Lean Startup che aiutano a focalizzarsi e ridurre gli sprechi quando devi lanciare un’iniziativa imprenditoriale. Oggi esistono a livello locale in Italia molte “startup competition”, dove il vincitore o i vincitori ottengono un premio che può fornire quelle risorse necessarie e minime per partire. Allora non servono tanti soldi? La risposta è che ad un certo punto potrebbero servire tanti soldi, ad esempio per l’espansione globale di una impresa, per crescere, acquisire un competitor. Ma arrivateci prima a quella fase, poi vi porrete il problema e assieme troverete anche la soluzione: ci sono investitori professionali (ad esempio fondi di venture capital) specializzati che possono aiutarvi in questo.

  5.  “Troppo banale quell’idea”

    Non fate sottovalutazioni e non confondete il puramente banale dal semplice. La semplicità vince contro la complessità 10 a 0. Pensate a tutto il mondo delle nuove imprese del settore finanziario (Fintech), spesso hanno successo perché si focalizzano su un unico e semplice servizio offrendo la migliore esperienza al cliente. Quello che le tradizionali e grandi banche hanno spesso trascurato in passato perché forti della loro posizione dominante sul mercato.

  6. “L’italia non è un contesto fertile”

    Innanzitutto, ogni contesto ha i suoi problemi. Molti di noi hanno vissuto anche all’estero per un periodo della nostra vita (e consigliamo a tutti di farlo!) ma non abbiamo ancora visto il paradiso. L’Italia ha un capitale umano eccellente, abbiamo storia e tradizione, partiamo dal fare leva su quanto di buono abbiamo, perché non è poco. C’è un sistema di supporto alle giovani imprese, che soprattutto negli ultimi anni sta progredendo. Il Ministero dello Sviluppo Economico sta sviluppando delle politiche di supporto alle PMI e Startup, esistono incubatori eccellenti in Italia, iniziano ad essere più agevoli l’accesso ai mercati di capitali per finanziare la propria impresa (nel 2012 erano meno di 100 mln gli investimenti annuali in startup, oggi siamo quasi a 7 volte tanto).

Abbiate speranza e credete in voi stessi.  

È questo l’invito che vogliamo trasferire a voi giovani anche con questo breve articolo. Concentratevi sul positivo che vi circonda. Fate leva sugli strumenti che il digitale offre e su metodologie sperimentali ed approcci strutturati per il lancio di nuove iniziative imprenditoriali. Lamentarsi, cercare colpe e colpevoli è sempre la soluzione più veloce e passiva ma non la migliore o premiante. Serve il piglio da imprenditori nella vita. Servono idee, coraggio, istruzione adeguata, proattività.

Un grazie particolare a tutti coloro (tanti!) che hanno preso parte all’evento “Steve Jobs o Elon Musk? Metti alla prova l’imprenditore digitale che è in te!” parte di Meetmetonight 2020, fonte di ispirazione e da cui deriva questo articolo. E’ possibile rivedere qui la diretta streaming. Buon futuro ragazzi!

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Angelo Cavallo
Angelo Cavallo

Direttore dell’Osservatorio Space Economy, Ricercatore Senior dell’Osservatorio Startup Hi-tech

Monica Rossi
Monica Rossi

Docente e Ricercatrice di Product Life Cycle Management del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano

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