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Scaleup italiane, 6 ostacoli allo sviluppo delle startup e 6 cose che dovrebbe fare il Governo

Quali sono le difficoltà che incontrano le startup in Italia? Che cosa dovrebbe fare il Governo per favorirne la crescita? Lo abbiamo chiesto alle scaleup italiane. Ecco le indicazioni che emergono per andare avanti in una fase delicata dello sviluppo dell’ecosistema

Pubblicato il 03 Ott 2023

scaleup

Mercoledì all’apertura della Italian Tech Week abbiamo presentato il nuovo rapporto Tech Scaleup Italy 2023 (realizzato da Mind the Bridge con il supporto di TIM Enterprise e Google Cloud). Per comprendere a che punto è l’ecosistema delle scaleup italiane vi rimando alla lettura del report (qui il link per il download). Per chi fosse pigro ho riassunto su Open World di settimana scorsa i principali highlight.

Per realizzare la ricerca abbiamo parlato con gran parte delle scaleup italiane. In particolare, abbiamo chiesto loro di indicarci:

  1. i principali ostacoli allo sviluppo dell’ecosistema italiano delle startup
  2. le azioni che il Governo dovrebbe attuare per sostenerne la crescita.

L’obiettivo era quello di realizzare un one-pager di sintesi delle principali evidenze emerse (quello che a Bruxelles chiamerebbero “manifesto”) da trasmettere al Governo attraverso le organizzazioni che svolgono in Italia le attività di rappresentanza del settore. Vox Scaleup, Vox Dei.

Scaleup Italia, siamo in un momento decisivo

In Italia siamo in un momento decisivo, da “all-in” per l’ecosistema delle startup che sta finalmente crescendo ma che presenta un gap enorme con i principali paesi. Oggi serve andare forte senza alcuna esitazione.

Invece sembra che ci sia il freno a mano tirato. Il ritardo nella nomina dei vertici di CDP Ventures (peraltro colgo l’occasione per augurare buon lavoro a Agostino Scornajenchi e ringraziare Enrico Resmini e Francesca Bria per quanto fatto), i rumors circa le riallocazioni di fondi, i mutati orientamenti verso l’open innovation di alcune aziende post nomine dei vertici sembrano essere tutti segnali non esattamente positivi.

Quindi risulta quantomai essenziale dialogare con il Governo, ribadendo la necessità di non fare passi indietro sul fronte startup e innovazione (peraltro nessun governo precedente lo ha fatto, indi sarebbe un precedente poco lungimirante) e, al contempo, portando proposte concrete di miglioramento dello status quo.

Quindi di seguito metto a fattore comune il “non-manifesto” delle scaleup italiane, confidando che, de-enfatizzandone il titolo, si attenuino i timori, che mi sembra di percepire nel dibattito odierno.

Scaleup Italia, i 6 ostacoli e le 6 aree di miglioramento

Con pragmatismo californiano, lo abbiamo asciugato in una pagina, identificando 6 ostacoli principali e 6 aree di miglioramento. Chiunque voglia farlo proprio, è il benvenuto.

I principali ostacoli allo sviluppo dell’ecosistema italiano delle startup

  • Difficoltà nei processi di tech transfer e di valorizzazione dell’IP (scarse competenze professionali nei TTO ed università)
  • Difficoltà di accesso al capitale (poco Venture Capital, pochi fondi late stage, valutazioni basse scarso supporto del settore bancario)
  • Limiti culturali (poca meritocrazia e limitata cultura del rischio)
  • Sistema Paese che non favorisce l’imprenditorialità (mancanza di una politica industriale, eccesso di burocrazia)
  • Mercato del lavoro inadeguato (legislazione e contratti di lavoro inadeguati per startup e lavoro digitale, su piattaforma e da remoto)
  • Limitate opportunità di exit (poche aziende che comprano startup, lontananza del mercato di borsa)

Gli spazi di possibile intervento

  • Rafforzamento dei processi di tech transfer (incentivi e supporto alle infrastrutture tecnologiche, professionalizzazione dei TTO)
  • Incentivi per l’accesso ai fondi (credito e innovazione)
  • Formazione (strumenti/scuole di formazione tecnica e specialistica e incentivi all’insegnamento della cultura imprenditoriale in ambito universitario)
  • Governance (creazione di sistemi di consultazione tecnica con la community/ecosistema dell’innovazione, semplificazione normativa e burocratica anche attraverso sandbox legislative, piano industriale per l’innovazione strategico di sistema, personalità dedicate – “Digital Innovation Officer” – nell’esecutivo)
  • Rinnovamento mercato del lavoro (incentivi all’attrazione di talenti, semplificazione e flessibilizzazione del mercato del lavoro, incentivi all’ingaggio di un organico stabile per l’innovazione – eliminazione voucher, promozione di un contratto di lavoro nazionale a tempo indeterminato per aziende tech/remote/digital, riduzione della tassazione sul lavoro per le startup)
  • Potenziamento del mercato delle exit (Incentivi/detassazione per aziende industriali per acquisizioni e investimenti in startup nelle fasi avanzate di scale-up, stimoli al rinnovamento della classe manageriale).

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Alberto Onetti
Alberto Onetti

Chairman (di Mind the Bridge), Professore (di Entrepreneurship all’Università dell’Insubria) e imprenditore seriale (Funambol la mia ultima avventura). Geneticamente curioso e affascinato dalle cose complicate.

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