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Le startup non crescono? Il limite siamo noi e il nostro modo di pensare

Le ambizioni, gli stereotipi, la curiosità, il successo. Quando affrontiamo un’impresa, dobbiamo fare i conti con alcuni limiti biologici e culturali. Ne abbiamo parlato con Diego Parassole, comico diventato coach e formatore

Pubblicato il 11 Lug 2023

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Ho conosciuto Diego Parassole la settimana scorsa a Pisa in occasione dell’evento di celebrazione del ventesimo compleanno del Polo Tecnologico di Navacchio (il primo polo italiano, come si deduce dal loro indirizzo web: polotecnologico.it).

L’ho visto esibirsi subito dopo il nostro panel, l’ho intervistato insieme a Giovanni Iozzia su Innovation Weekly (qui il link alla puntata di sabato scorso), abbiamo cenato insieme e poi chiacchierato la mattina successiva.

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Diego Parassole con, da destra, Alberto Onetti, Andrea Di Benedetto e Giovanni Iozzia

Pensavo di trovarmi davanti il mitico Pistolazzi ma in realtà ho trovato un professionista incredibile, che oggi, oltre a mantenere un’innata ironia, fa coaching su public speaking, regia di grandi eventi e formazione a manager e professionisti.

Mi ha trasmesso, in poco tempo, un sacco di cose che non avevo mai elaborato pienamente nonostante mi capiti di passare una certa percentuale del mio tempo parlando in pubblico: dalla differenza che luci e inquadrature possono fare sulla qualità di uno speech alla gestione della voce e dei movimenti on stage.

I limiti che abbiamo nell’affrontare le sfide

Ma, al di là delle technicality, ho avuto l’opportunità di confrontarmi con Diego sui limiti che le persone hanno nell’affrontare le proprie sfide, sia professionali che personali.

Ne ho identificati quattro.

1. Il limite nelle ambizioni

Nel discutere se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto finisci per non vedere la bottiglia“.

Fa tantissima differenza il modo con cui si guarda alle opportunità. Il pessimista non le vede, l’ottimista le vede, ma è spesso portato a vederle in modo conservativo, eccessivamente pragmatico. Da questa visione derivano progetti di impresa che non scalano, escono piccole e medie imprese, raramente imprese grandi.

È biologico questo modo di pensare”, mi ricorda Diego. Vero ma in Italia e in Europa il pragmatismo è culturalmente amplificato, aggiungo io. Accentuato da una mentalità che aggiunge “sanzioni sociali” al rischio di fallimento. Si sogna in piccolo e si teme di sbagliare.

2. Il limite degli stereotipi

Ci scontriamo continuamente con schemi, stereotipi, categorie, che determinano una sorta di fissità mentale”. Diego mi ha raccontato la difficoltà che ha avuto nell’uscire dal personaggio di Pistolazzi. Non da parte sua, ma da parte della gente che, in qualche misura, continuava a vederlo fermo lì e faceva fatica a vedere in lui, al di là del comico, il formatore e il consulente.

Spesso questo “pre-giudizio”, oltre che esercitarlo nei confronti degli altri (soffocando così i tentativi di innovazione e cambiamento delle altre persone), lo applichiamo anche nei confronti di noi stessi, limitando di fatto la nostra capacità di fare e crescere. “Non abbiamo l’apertura mentale di darci uno spazio diverso da quello che ci siamo costruiti o gli altri ci hanno attribuito”.

3. Il limite nella curiosità

Molti hanno un’immagine di sé molto rigida. Se hanno sempre fatto così, non pensano di poter fare cosà”.

Di fatto è una carenza di curiosità, misto ad insicurezza. “Tante persone non sono curiose”. “Quello che abbiamo fatto fino ad ora ci limita in quello che potremmo fare domani.

E questo paradossalmente ci toglie delle opportunità anche quando gli altri ce le potrebbero dare. “Tantissimi non ci provano neanche, di fatto bloccando le chance che gli altri ci danno.”

4. Il limite del successo

Trovo in tante persone un bias di over-confidence. Persone così convinte di sé e di quello che sanno fare che non sono più aperte ad esplorare ed ascoltare.”

Le persone diventano vittime del loro successo. Ed è pericoloso perché il successo non esiste, è uno stato limitatissimo nel tempo.

Il difficile non è arrivare, ma stare, mi diceva Paolo Rossi”. Perché “Il mondo cambia intorno a te e quello che ti ha dato il successo diventa velocemente vecchio”.

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Alberto Onetti
Alberto Onetti

Chairman (di Mind the Bridge), Professore (di Entrepreneurship all’Università dell’Insubria) e imprenditore seriale (Funambol la mia ultima avventura). Geneticamente curioso e affascinato dalle cose complicate.

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