Non solo venture

I 10 comandamenti che #AstroMizzi dovrebbe seguire nella sua mission impossible

È impensabile avere 100 partecipate con 50 milioni in gestione. Il venture capital non funziona come viene immaginato nel nuovo fondo di Invitalia. L’impresa si preannuncia davvero spaziale per il manager che viene dal privato. Ecco perché

Pubblicato il 25 Giu 2015

Salvo Mizzi in Recordati

Mi permetto di scrivere poiché sono uno dei sottoscrittori del nuovo fondo di venture capital (“VC”) dedicato a startup innovative con patrimonio di 50 milioni di euro lanciato da Invitalia, l’Agenzia pubblica per l’attrazione degli investimenti e per lo sviluppo di impresa. Sono uno dei 60 milioni di cittadini italiani che, nei fatti, ha sottoscritto il fondo pagando le imposte.

Il World Economic Forum già in uno studio del 2010 aveva rivelato al mondo che i fondi di VC che sottoperformavano, che non davano rendimento ai propri sottoscrittori, erano quelli con capitale pubblico. E peggio ancora andavano quelli con combinazione di soci pubblici gestori e capitali pubblici gestiti.

La missione per Invitalia parrebbe, quindi, impossibile, come chiedere ad @AstroSamantha di andare a piedi sulla stazione spaziale e provare a fare i propri bisogni fisici senza le cinghie di ancoraggio al WC (e non VC) spaziale. Però. Però i vertici dell’Agenzia hanno avuto la lungimiranza di selezionare un manager privato per condurre l’astronavicella fino alla conquista della luna. Indubbiamente, un eroe stellare! Dicono le cronache: Mizzi Salvo, già Telecom e WCap, il programma di VC del campione nazionale delle telecomunicazioni.

Ma sono ancora preoccupato. Innanzitutto e soprattutto, per la seguente equazione sbandierata in questi giorni dai vertici dell’Agenzia: 50 milioni di euro per finanziare 100 imprese.

Ecco, il VC, per mia esperienza, proprio non funziona così. Se vogliamo provare a smentire il World Economic Forum, il nostro #AstroMizzi, dovrebbe ribaltare la situazione e ancorare Invitalia, con cinghie robuste, alle regole del VC terrestre (e non del WC spaziale):

1. Il VC è puro merito, si devono cercare e selezionare solo i migliori imprenditori.
2. Il VC concentra le risorse progressivamente solo su quelle imprese che tengono il momentum di crescita
3. Il VC non può far altro che abbandonare, molto velocemente e crudelmente, le imprese che non vanno bene.
4. Se l’intervento pubblico tende, per consenso, a dare a molti; il VC è un signore, più o meno garbato, che dice sempre “NO”.
5. È impensabile avere 100 partecipate con 50 milioni di euro in gestione; con un fondo di queste dimensioni non è immaginabile averne in portafoglio più di 20-25.
6. Per seguire efficacemente 100 imprese servirebbe un team, che diventa carrozzone, di almeno 12-13 Professionisti del VC. E con la P
maiuscola intendo gente che ha fatto il mestiere, che ha investito e, soprattutto, che ha disinvestito con successo ridando capitali e
rendimenti. Insomma, No Exit – No VC: a spendere è capace anche un primate, a far tornare i soldi serve un homo molto sapiens.
7. Un VC locale ha missione di attrarre investitori internazionali, dovrebbe co-investire.
8. Un VC pubblico dovrebbe stare lontano dalla governance, lontano dai consigli di amministrazione; se vuole rappresentanza nomini terzi
(non più di uno per impresa) con interessi allineanti alla startup e non al socio pubblico.
9. #AstroMizzi e il suo team dovranno essere titolari del carried interest, il Santo Graal del VC: portarsi a casa il 20% dei profitti che il
fondo realizzerà, così magari sono messi in condizione di realizzarli!
10. #AstroMizzi e il suo team dovrebbero investire loro capitali, almeno parte del loro stipendio, direttamente nel fondo. Avere quindi
interessi in linea e rischio condiviso con tutti noi sottoscrittori TaxPayer.

L’11°, non certo comandamento: non si è star quando si è invitati in giro perché si ha il portafoglio pieno (come ahinoi hanno fatto molti VC-V.I.P. alla prima, e forse ultima, esperienza); si è star quando si entra nella Midas List di Forbes per le migliori exit!

* Pierluigi Paracchi, è Chairman & CEO Genenta Science TW@pigiparacchi

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