RESTARTUP

Abbiamo bisogno di dati, ma dobbiamo anche saperli leggere

Abbiamo bisogno di dati, disaggregati per territori ma abbiamo anche bisogno di saperli leggere. Senza numeri vincono le lobby e i populismi. Ci sono imprese e startup che hanno fatto dei dati il loro punto di forza. Enormi sarebbero i vantaggi nella pubblica amministrazione. Ma bisogna tornare a fare cose difficili

Pubblicato il 24 Apr 2020

Photo by Lukas Blazek on Unsplash

Io credo che il problema in Italia siano i numeri: non si hanno e non si sanno leggere. Perché i dati implicano responsabilità. E non parlo solo di oggi e di coronavirus, in sanità, in economia, su fisco ed evasione, in azienda. Impressionante è l’assenza di dati locali, regionali, ecc. Si prendono decisioni rilevanti usando medie nazionali che sono il risultato di elaborazioni su territori e realtà economiche estremamente differenti.

Senza numeri vincono lobby e populismi

Senza merito e senza responsabilità. Senza poter apprendere dai propri errori che forse è la cosa più importante per chi affronta nuovi progetti. Molte imprese (startup ma non solo, anche molte imprese che fanno dell’innovazione il loro punto di forza) proprio sulla gestione dei dati e sul costante miglioramento sulla base degli stessi costruiscono successi ed in alcuni casi vere e proprie barriere all’entrata.

In molti settori essere partiti prima, aver offerto per primi un prodotto innovativo consente vantaggi non solo di marketing e di presenza nella testa dei consumatori ma proprio sulla qualità del prodotto, soggetto ad un progetto di miglioramento continuo. Esempio tipico è il settore dell’auto. La differenza tra tedeschi e giapponesi ed il resto dei produttori è in molti casi tutta lì, nel miglioramento continuo, nella costante analisi di dati e performance.

Meno modelli completamente nuovi ma costante perfezionamento dei precedenti

Chissà poi le potenzialità che si potrebbero sfruttare se i dati del Pubblico ( penso solo ai vecchi studi di settore dell’Agenzia delle Entrate ed i successivi derivati) fossero resi disponibili alle imprese (ovviamente conformemente a privacy, ecc.).

Abbiamo bisogno di dati, di averli disaggregati per territorio, abbiamo bisogno di saperli leggere.

Dobbiamo porci il problema di come impatteranno sul nostro operare, di come gestirli, verificarne la qualità, analizzarli a nostro favore. Imparando ad agire secondo un metodo logico razionale e con adeguato scetticismo.

Imparando a guardare le nostre imprese con il distacco e l’assenza di indulgenza di un investitore.

Abbiamo bisogno di tornare a fare cose difficili.

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Andrea Arrigo Panato
Andrea Arrigo Panato

Dottore Commercialista e Revisore Legale, ha maturato una particolare esperienza nella gestione ordinaria e straordinaria d’impresa. È docente presso le scuole di specialità in Procedure Concorsuali e Risanamento d’impresa e in Finanza Aziendale e presso la Scuola di Alta Formazione Luigi Martino dell’Ordine di Milano. Autore di “Restartup. Le scelte imprenditoriali non più rimandabili” (EGEA).

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