L'ANALISI

La quotazione di Stellantis: per il futuro serve una cultura stile Apple

Lunedì 18 a Milano e Parigi, martedì a Wall Street è prevista la quotazione di Stellantis, gruppo nato dalla fusione di FCA e Psa. ecco le sfide e rischi. La guida autonoma è ancora lontana e la prima scommessa per Carlo Tavares è il cambiamento culturale: meno prodotto, più attenzione ai clienti e ai servizi di mobilità

Pubblicato il 13 Gen 2021

Piazza Affari

Si avvicina la quotazione di Stellantis. Venerdì 15 sarà l’ultimo giorno in Borsa per i titoli FCA e Psa. Lunedì 18 gennaio debutta in Piazza Affari a Milano e su Euronext Paris e il giorno dopo a Wall Street Stellantis, il nuovo gruppo automobilistico nato dalla fusione delle due società. Dopo la quotazione, Stellantis in quale scenario di mercato si muoverà? Quali sfide lo attendono? Ecco l’analisi di Ferdinando Pennarola, docente in Bocconi ed esperto di processi industriali, in particolare nel settore automobilistico. 

Al CES 2021 di Las Vegas, quest’anno solamente online, Michael Bolle, Membro del Board di Robert Bosch, ha spento gli entusiasmi sulla guida autonoma, sostenendo che ci vorrà più tempo del previsto per vedere un veicolo con livello di automazione 5 scorrazzare per le nostre città e autostrade.

Auto a guida autonoma? Non prima del 2050

Robert Bosch prevede che ciò sarà possibile non prima del 2050, a causa delle innumerevoli complicazioni infrastrutturali, tecnologiche e normative che richiedono il loro tempo per accogliere in sicurezza le desiderate soluzioni per la guida completamente autonoma: in breve, abbiamo ancora 30 anni, davanti a noi, per continuare a guidare.

Non è la prima volta che il settore dell’automotive si entusiasma di fronte alle possibilità della tecnologia: la competizione tra le case automobilistiche si è da sempre basata sulle performance tecniche e sullo stile, che sono i due ambiti in cui sono confluite le risorse più importanti di ricerca e sviluppo delle case automobilistiche.

La cultura ingegneristica dell’automotive

Il matrimonio con il mondo digitale è il più recente innamoramento tecnologico dei costruttori, che fanno a gara per dotare i loro veicoli di sistemi di assistenza e di infotainment sempre più sofisticati, fino a traguardarli verso un futuro caratterizzato dai veicoli a guida autonoma. Come accade in tutti i Paesi a forte vocazione industriale, non sorprende che anche nell’automotive gli OEM hanno fondato il loro successo nel tempo sullo sviluppo di una una cultura fortemente ingegneristica, ancorata al prodotto e sulle sue sconfinate possibilità di configurazione.

Giunti a questo punto è legittimo domandarsi se questa impronta culturale potrà/dovrà prevalere anche per il futuro. E a questa domanda sono chiamati a rispondere tutti gli operatori dell’intera catena del valore del settore, ivi incluso Stellantis, l’azienda neo nata dalla fusione tra FCA e PSA, di cui si è già parlato su queste pagine.

Il vantaggio di Stellantis rispetto ai concorrenti

La domanda è legittima perché più volte si è commentato quanto l’automotive sia ad un punto di svolta, dovendo affrontare sfide mai viste prima, che non stiamo qui a ripetere; cambierà la cultura di sfondo di queste aziende? Sarà ancora baricentrata sul prodotto? Verrà forse ibridizzata con altre componenti come quelle di mercato e di servizio al cliente?

Stellantis potrebbe godere di un vantaggio rispetto agli altri concorrenti: essendo una fusione tra due entità, potrebbe accelerare nella creazione di qualcosa di nuovo, evitando di fare la semplice somma di due aziende, per quanto complesse e assetate di sinergie. Di fronte all’inesorabile tramonto di un modello di business basato sulla vendita ogni 4-5 anni di un veicolo nuovo al cliente, affidandolo nel contempo alle cure di una rete di concessionari e officine, gli OEM dovranno inventarsene uno nuovo, che al centro metterà un pacchetto di servizi offerti con formule innovative.

FCA-PSA diventa Stellantis, ora il business è nella mobilità sostenibile

Le scommesse per Carlo Tavares e il suo team

Per fare questo, una delle prime scommesse, per Carlos Tavares e il suo team, sarà quella del cambio culturale: affiancare alla cultura ingegneristica una di mercato, rivolta al consumatore, alla sua customer experience, al soddisfacimento dei bisogni di mobilità. È come dare all’organizzazione della nuova entità un’impronta più in stile Apple.

Non è (e non sarà) solo il prodotto a fare la differenza: tutto quello che c’è attorno, come ad esempio l’esperienza d’uso, la fedeltà al brand, l’interfaccia tecnologica semplice, un punto di contatto costante per il servizio al cliente, è probabile che trasformeranno il settore dell’automotive in tutti i mercati geografici del mondo. Sono aspetti che conteranno sempre di più in un comparto dell’economia che per diventare veramente operatore per una mobilità intelligente e sostenibile, dovrà scrollarsi di dosso numerose croste di un passato prevalentemente agganciato alla centralità tecnologica del prodotto.

Le carte di Stellantis e i rischi che corre

A Stellantis non mancano le carte per giocare questa partita: l’unione delle forze di FCA e di PSA permette alla prima di accedere alle piattaforme tecnologiche per i veicoli ibridi ed elettrici di PSA, e alla seconda di entrare nel grande mercato nord americano, in cui FCA ha una imponente rete distributiva. Le forze congiunte possono dunque fare il salto ulteriore, e contribuire a rivoluzionare il settore verso la tanto attesa formula dei servizi di mobilità, in cui la componente tecnologica, che non manca a Stellantis, è arricchita da una piattaforma di servizi innovativi.

Quali sono i rischi? Rimanendo sul piano culturale, Stellantis potrebbe risultare prigioniera della sua legacy: la provenienza FCA e PSA potrebbero non integrarsi sufficientemente e cercare di operare distintamente pur in una combinazione aritmetica soddisfacente per gli azionisti. Rimuovere i legami con il passato, ragionare come nuovo giocatore nel settore, contrastare i condizionamenti che vengono dagli oltre cent’anni di storia di molti dei loro brand, sarà la sfida più importante per il nuovo management, pur nella consapevolezza di un ruolo sociale non indifferente avendo a bordo 400 mila dipendenti e un indotto altrettanto numeroso.

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Ferdinando Pennarola
Ferdinando Pennarola

Professore di Organizzazione e Sistemi Informativi all’Università Bocconi di Milano e direttore del Global Executive MBA (GEMBA) della SDA Bocconi School of Management. Si occupa di change management e di innovazione nel campo delle tecnologie informatiche e della rete.

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