TRASFERIMENTO TECNOLOGICO

La corsa di MegaRide, scaleup entrata nell’alta società dell’auto

Spin-off dell’Università Federico II di Napoli che sviluppa algoritmi per il controllo degli pneumatici, MegaRide ha vinto la prima edizione della sezione Innovazione del premio Barsanti e Matteucci per le eccellenze nell’industria automotive. Il CEO Farroni: “Il trasferimento tecnologico si può e si deve fare”

Pubblicato il 18 Ott 2022

Il team MegaRide

Cercate campioni dell’innovazione? Volete un buon esempio di trasferimento tecnologico? Inseguite MegaRide, spin-off dell’Università Federico II di Napoli che sviluppa algoritmi per il controllo degli pneumatici e ha fatto della velocità il suo segno distintivo: i ricavi continuano a crescere a due cifre (+65% nel 2022) e a sei anni dalla fondazione è ormai una piccola holding dalla reputazione internazionale con clienti che spaziano dalla Formula 1 alla MotoGP, dai più importanti costruttori gomme ai nuovi player della guida autonoma.

Un percorso di ricerca e imprenditoriale che ha trovato un nuovo riconoscimento: MegaRide si è aggiudicata sabato 15 ottobre la prima edizione della sezione Innovazione dello storico premio Barsanti e Matteucci, che dal 2000 riconosce le eccellenze nell’industria dell’automotive, quest’anno vinto da Maserati e in passato andati a marchi prestigiosi come Ferrari e Brembo tra gli altri. “La cosa che più mi ha interessato e colpito personalmente è la profondità dello studio che stanno facendo in MegaRide sulla caratterizzazione dello pneumatico”, dice a EconomyUp l’ingegnere Stefano Iacoponi, che guida il comitato tecnico-scientifico del premio e che ha lavorato qualche decennio addietro come ingegnere di pista per Ferrari in Formula 1. “Ai miei tempi capire il funzionamento degli pneumatici era difficilissimo, avevamo soltanto il termometro come strumento. Il lavoro di MegaRide permette invece di ottenere in maniera scientifica ciò che allora dipendeva solo dalla sensibilità individuale”.

Che cos’è MegaRide: da team di ricerca a scaleup

Le origini di MegaRide sono nella ricerca di nuovi algoritmi per il controllo degli pneumatici, con applicazioni nel mondo delle competizioni automobilistiche nate durante il dottorato all’Università Federico II di Napoli di Flavio Farroni, ingegnere meccanico specializzato in dinamica dei veicoli. Nel 2016 il progetto diventa un’impresa che prende il nome dalla piccola isola su cui a Napoli sorge Castel dell’Ovo che, però, può anche essere letto all’inglese come “grande corsa”. Farroni fonda MegaRide, di cui è anche CEO, assieme a due soci, Francesco Timpone e Aleksandr Sakhnevych, tutti docenti e ricercatori di meccanica applicata, e lo spin-off comincia a fatturare già dal primo giorno grazie alla credibilità, al know how e al network dell’Università, che da subito ha attirato clienti di rilevo come Ferrari e Ducati.

“Non ci siamo mai fermati, sia nel business, sia nella ricerca”, racconta Farroni, che è anche docente alla Federico II. “E con le nostre soluzioni oggi spaziamo dai team di Formula 1 ai veicoli elettrici della Formula E, dai veicoli a guida autonoma della Indy Autonomous Challenge, fino agli ovali della NASCAR Nordamericana. Abbiamo costruito una famiglia di software in grado di adattarsi a molteplici esigenze, permettendo a MegaRide di dialogare con chi produce auto, con chi produce pneumatici e con chi sviluppa componenti per l’automotive, in Italia e all’estero”. Anno dopo anno è così cresciuta rapidamente la reputazione del team e dei brand, in particolare negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

Non solo scaleup. MegaRide è diventata una holding: ha una partecipazione importante in VESevo, che ha creato un dispositivo per il test delle gomme e a sua volta si espande con applicazioni nello sport, nell’abbigliamento e nell’industria pesante. E ha acquisito un’altra startup, Wriggle Solutions, a sua volta spin-off dell’Università Sant’Anna di Pisa, che sviluppava tecnologie strategiche per la valutazione dell’usura degli pneumatici.

Dopo la vittoria nel 2020 dell’Italian Master Startup Award, il Premio Barsanti e Matteucci segna il debutto nell’alta società dell’auto, dove MegaRide sta portando la capacità di innovazione della ricerca messa su strada.

Il Premio Barsanti e Matteucci, gli inventori del motore a scoppio

Ma perché questo premio è tanto importante? Cominciamo da un po’ di storia: istituito nel 2000, il Premio Internazionale Barsanti e Matteucci nasce come iniziativa del Rotary Club Viareggio Versilia assieme al comune di Pietrasanta e il patrocinio di Regione Toscana, Provincia di Lucca e dell’Università di Pisa in ricordo di padre Eugenio Eugenio Barsanti e Felice Matteucci, inventori del motore a scoppio. Obiettivo: segnalare con un riconoscimento l’eccellenza nello sviluppo e nell’innovazione dei mezzi a motore. Alla guida del comitato tecnico-scientifico è l’ingegner Stefano Iacoponi, vincitore della prima edizione, che negli anni ha premiato grandi nomi come Ferrari, Bosch, Brembo e, nell’edizione 2022, Maserati.

Quest’anno per la prima volta, a fianco al premio tradizionale, è stato istituita una sezione dedicata a startup e giovani realtà: la prima scelta è stata MegaRide. Perché? “Il premio è nato per riconoscere l’apporto innovativo nell’elemento che ha favorito la mobilità e il progresso: il motore a scoppio. Il futuro della mobilità, tuttavia, oggi non risiede più nel motore, diventato una commodity. Importante è diventato invece il veicolo e tutto quello che contribuisce a definirlo” spiega a Economyup l’ingegner Iacoponi.

“Nel veicolo si possono distinguere due elementi fondanti, ovvero l’architettura e il collegamento tra veicolo e strada. È su questo che si è distinta MegaRide, che sta svolgendo attività di monitoraggio e testing su applicazioni che vanno a definire il contatto tra gomma e asfalto: basandosi sulle sue eccellenti competenze universitarie per simulare nel veicolo il contatto con la strada, sta mostrando la capacità di interpretare il futuro della mobilità“.

“Il Premio Innovazione premia la nostra natura e il nostro percorso”, commenta Farroni, “ma soprattutto dà un significato importante al valore della ricerca scientifica, nella sua forza di driver per lo sviluppo del business e per la crescita culturale di un’Italia che sa trattenere i propri talenti e produrre eccellenze tecnologiche riconosciuta in tutto il mondo”.

MegaRide premio Barsanti Matteucci
La premiazione di Flavio Farroni, CEO di MegaRide

MegaRide, lo sviluppo su due nuove fronti

La corsa di MegaRide continua. Il team di oltre 35 persone, professionisti con almeno 6 anni di esperienza sul campo al lavoro fra l’UniNa Tyre Lab del dipartimento di Ingegneria industriale della Federico II e l’ufficio nell’incubatore Campania NewSteel, ogni giorno raccoglie sfide scientifiche che poi diventano sfide di business. L’effetto si vede sul fatturato. “Le revenue sono aumentate del 65% nell’ultimo anno, nonostante la coda della crisi pandemica, e le previsioni per il 2023 sono di un ulteriore aumento del 40% circa”, anticipa Farroni. “Sulla scia di questa crescita, abbiamo in programma la creazione di due nuove nuove aree, in collaborazione con partner industriali, su specifiche aree con importanti prospettive di sviluppo”. Quali, per il momento è ancora top secret.

Il tech transfer quindi può funzionare e quando accade ha anche un impatto sociale: “Portare sfide reali nel contesto della ricerca accademica, da noi stessi presidiato, significa far crescere in competitività e concretezza gli output scientifici del team. D’altro canto poter offrire ai neolaureati opportunità di impiego in settori di grande attrattiva, favorisce la permanenza sul territorio ed evita la cosiddetta fuga di cervelli”. Così una giovane impresa che nasce dalle competenze e conoscenze del mondo accademico finisce per diventare elemento di interesse e attrazione per persone e capitali che arrivano anche dall’estero. “Si può fare”, conclude Farroni. “Un sistema di trasferimento tecnologico e creazione d’impresa, basato su conoscenze ed impiego coerente del supporto istituzionale, è realizzabile e persino auspicabile”.

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Maura Valentini
Maura Valentini

Laureata in lingue orientali, sono un'amante di Giappone e innovazione. Parte del gruppo Digital360 dal 2020, scrivo per le testate EconomyUp, InsuranceUp e Proptech360.

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