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Auto, la trasformazione digitale costerà 33 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni

Affrontare la sfida digitale significa per le case automobilistiche formare e riqualificare il personale trasmettendo le nuove competenze necessarie. Ecco tutti i numeri sulla trasformazione digitale dell’auto dal report Automotive 2030 di IBM

Pubblicato il 19 Set 2019

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Auto e trasformazione digitale: l’auto del futuro è dietro l’angolo, i costruttori continuano a ripeterlo presentando le loro strategie e i loro obiettivi. Ma davvero così dietro l’angolo forse non è, se è vero che, come sostiene il report Automotive 2030 di Ibm Institute for Business Value, per rispondere adeguatamente alla sfida del mondo digitale le case automobilistiche dovranno spendere la cifra astronomica di 33 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni solo per formare e riqualificare il personale trasmettendo le nuove competenze necessarie. Soltanto così i produttori potranno offrire esperienze digitali personalizzate, trasformando guida autonoma e intelligenza artificiale applicata al settore automotive da gadget di lusso a standard industriali.

L’auto del futuro: come sarà, i modelli e le tecnologie utilizzate

I fattori esterni che influenzeranno la trasformazione digitale dell’auto

Tra dieci anni, infatti, l’industria automobilistica, secondo 1.500 dirigenti a livello mondiale intervistati per lo studio, subirà l’influenza di fattori esterni profondamente diversi da quelli attuali: se ai primi due posti continueranno a restare, anche se con un peso specifico lievemente inferiore a quello attuale, il progresso tecnologico (indicato dall’85% dei manager per il 2019 e dall’80% per il 2030) e le aspettative dei consumatori (dall’80 al 76%), crolleranno l’impatto della sostenibilità (dal 60 al 42%), della congiuntura economica (dal 57 al 42%), della forza lavoro (dal 52 al 40%) e della localizzazione (dal 36 al 25%), mentre aumenterà prepotentemente l’influsso derivante dalle mutate esigenze di mobilità personale (dal 23 al 61%) e dalla sharing economy (dal 31 al 56%).

Auto del futuro, investire in nuovi modelli di business

Per poter crescere, quindi, la ricetta dei dirigenti delle maggiori case automobilistiche mondiali è quella di investire in nuovi modelli di business, comprese le piattaforme digitali (81%) e, contemporaneamente, penetrare i mercati di nuove aree geografiche (pure con l’81% delle indicazioni). Al terzo posto (79%), i manager indicano la necessità di creare nuove categorie di prodotto, seguita dall’opportunità di mirare a nuovi segmenti di consumatori (76%) e solo in quinta posizione (71%) viene segnalata quella che, ultimamente, era stata da più parti indicata come la “via maestra” del cambiamento del mercato dell’auto, cioè la trasformazione da venditori di prodotti a erogatori di servizi di mobilità.

Auto e digital transformation, gli investimenti in tecnologia

Per quanto riguarda gli investimenti in tecnologia, il panorama è destinato invece a cambiare ma non radicalmente: tra i settori che assorbiranno la maggior parte degli sforzi restano cloud computing (che calerà comunque dall’attuale 17% all’11,3%), Intelligenza Artificiale (con una leggera crescita dal 12,7% al 13,6%) e IoT (in leggero calo dal 13,9% al 12,1%). Resteranno quasi invariati gli investimenti in stampa 3D (dall’8,9% al 9%), quelli in blockchain (dal 4,3 al 4,6%), quelli in cyber-sicurezza (dal 10,6% al 9,1%) e quelli in analisi avanzata (al 7,6%), mentre cresceranno quelli nel 5G (dallo 0,7% al 6,4%) e quelli in calcolo quantistico (dallo 0,1% allo 0,7%).

Auto e trasformazione digitale, il brand sarà sempre meno importante

Infine, poiché, secondo il report, il brand delle auto assumerà in futuro sempre minore importanza rispetto al “contenuto” del prodotto, i manager del settore ritengono che la fidelizzazione della clientela possa arrivare – Tesla insegna – dalla sicurezza che ciascun marchio garantisce con la propria tecnologia di guida autonoma (68%), dall’integrazione offerta con altri dispositivi personali come ad esempio smartphone, smartwach e wearable (66%) e dall’opportunità per l’acquirente di poter configurare e personalizzare il veicolo (62%). Curiosamente resta invece a fondo classifica, nella visione dei dirigenti (con solo il 37% delle menzioni), la strategia che finora è stata l’asse portante della fidelizzazione: premiare il consumatore per l’utilizzo continuo di uno specifico marchio.

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