open innovation

Le politiche dell’innovazione ispirate…da una trottola: ecco le 3 funzioni dell’open innovation per Alberto Di Minin



Indirizzo copiato

Alberto Di Minin, docente e autore, spiega l’open innovation attraverso un modello da lui ideato: l’OIP Spinner (Outline, Inspire, Promote), che propone una chiave per leggere e guidare le strategie di innovazione. Un’idea nata guardando la figlia giocare con una trottola…

Pubblicato il 12 nov 2025



thumbnail_Alberto-Di-Minin
Alberto di Minin

L’Open Innovation è nata come paradigma strategico per le imprese, ma negli ultimi anni ha iniziato a influenzare in modo profondo anche le politiche pubbliche. A spiegarlo è Alberto Di Minin, professore di Management alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e autore, insieme a Jacobo Kio, del capitolo Open Innovation Policy: The Outline Inspire Promote Spinner all’interno dell’Oxford Handbook of Open Innovation (QUI il testo completo). Nel dialogo con Marisol Menendez per il podcast #OIThursdays, Di Minin descrive come la teoria sviluppata in ambito aziendale si sia trasformata in una lente utile per analizzare, progettare e promuovere politiche nazionali e internazionali orientate all’apertura, alla collaborazione e alla diffusione dell’innovazione.

Dall’impresa alla politica: la traiettoria dell’Open Innovation

Secondo Di Minin, il percorso che porta l’Open Innovation dalle aziende alla sfera pubblica nasce da un’intuizione maturata nel corso della sua esperienza accademica internazionale. Dopo aver iniziato la sua ricerca a Berkeley nel 2002, in un periodo in cui Henry Chesbrough pubblicava il primo volume sul tema, Di Minin ha lavorato al fianco di studiosi e manager che cercavano di tradurre la collaborazione tra attori economici in una nuova forma di vantaggio competitivo. “Fin dall’inizio mi sono trovato a osservare e far parte di un gruppo di studiosi che ha lavorato sull’Open Innovation”, racconta.

Negli anni successivi, la riflessione si è estesa oltre il perimetro aziendale. Di Minin ha affiancato il governo italiano e le organizzazioni internazionali, in particolare l’OCSE, nel campo della politica dell’innovazione, contribuendo a introdurre principi di apertura e cooperazione nella definizione delle strategie nazionali. “Abbiamo lavorato con i policy maker e ci siamo resi conto che il paradigma dell’Open Innovation aveva iniziato a influenzare la politica di innovazione”, spiega.

Questa osservazione è diventata la base teorica del capitolo scritto con Jacobo Kio, che esplora il modo in cui l’approccio aperto può diventare una bussola per i decisori pubblici.

L’OIP Spinner: delineare, ispirare, promuovere

Il cuore della proposta di Di Minin è il modello OIP Spinner, acronimo di Outline, Inspire, Promote. Il termine nasce quasi per caso, racconta il professore, osservando la trottola giocattolo della figlia e trovando in quella forma a tre dimensioni una metafora efficace della dinamicità delle politiche di innovazione. Il modello identifica tre funzioni attraverso cui l’Open Innovation interagisce con le politiche pubbliche.

Outline: delineare la struttura delle politiche

La prima dimensione, Outline, riguarda la capacità dell’Open Innovation di fornire un quadro concettuale e una logica di riferimento alle strategie nazionali. Significa progettare politiche che riflettano principi di collaborazione e scambio di conoscenze, superando la logica chiusa dei confini istituzionali o territoriali.

Secondo Di Minin, molti strumenti oggi considerati centrali nelle politiche di innovazione — come il trasferimento tecnologico, il sostegno agli incubatori e l’accesso al capitale di rischio — derivano direttamente dalla cultura dell’apertura sviluppata in ambito industriale. “L’Open Innovation fornisce alla politica di innovazione il quadro di riferimento e le logiche per molte idee che hanno a che fare con la politica di innovazione”, spiega.

Questa prospettiva, applicata ai contesti pubblici, consente di progettare interventi più coerenti con le esigenze dei sistemi imprenditoriali e accademici, valorizzando la collaborazione tra attori diversi.

Inspire: legittimare le politiche attraverso l’apertura

La seconda dimensione, Inspire, si concentra sulla funzione ispiratrice dell’Open Innovation. “Osservando varie politiche di innovazione in tutto il mondo, ci siamo resi conto che l’Open Innovation ha dato il nome ad alcune di queste politiche”, afferma Di Minin.

In questa prospettiva, il concetto di apertura diventa anche un linguaggio politico e simbolico, in grado di conferire legittimità a strategie e programmi. È il caso, ad esempio, dei programmi europei Horizon 2020 e Horizon Europe, dove l’Open Innovation è stata esplicitamente indicata come uno dei pilastri principali.

Secondo Di Minin, questa adozione linguistica non rappresenta una semplice tendenza terminologica, ma riflette un mutamento più profondo: la consapevolezza che l’innovazione è un processo collettivo e che le istituzioni pubbliche devono favorire la contaminazione tra ricerca, impresa e società civile.

Promote: trasformare i principi in azione

La terza dimensione, Promote, riguarda la traduzione operativa dei principi dell’Open Innovation in azioni di politica pubblica. Di Minin sottolinea come negli Stati Uniti siano stati sviluppati programmi specifici per favorire l’innovazione nelle piccole e medie imprese, sostenendo la collaborazione tra startup tecnologiche, università e grandi aziende.

Allo stesso modo, in Europa, programmi come Horizon hanno finanziato ecosistemi orientati alla condivisione dei risultati scientifici, alla co-creazione e al sostegno delle imprese emergenti. “Molti luoghi nel mondo hanno utilizzato aspetti diversi dell’OIP”, spiega Di Minin, aggiungendo che lo spinner può essere impiegato come strumento pratico per interrogarsi sul grado di apertura e collaborazione delle proprie politiche pubbliche.

Open Innovation come linguaggio globale delle politiche pubbliche

L’analisi di Di Minin evidenzia come l’Open Innovation non sia più soltanto un modello economico, ma un linguaggio condiviso nella costruzione delle politiche di innovazione. La diffusione del paradigma, afferma, è globale: dagli Stati Uniti all’Europa, i governi hanno integrato nel tempo elementi di apertura nei propri programmi di ricerca, sviluppo e sostegno all’imprenditorialità.

Questa trasformazione risponde anche alla necessità di coordinare attori diversi — pubblici e privati — in processi complessi che coinvolgono università, enti di ricerca, startup e grandi imprese. L’approccio aperto diventa così una condizione per la governance dell’innovazione, in grado di superare i tradizionali modelli lineari di trasferimento tecnologico e favorire invece reti dinamiche e interdipendenti.

L’Open Innovation nel dominio sociale

Un altro aspetto centrale dell’intervento di Di Minin riguarda la dimensione sociale dell’innovazione. Dopo aver contribuito alla definizione del concetto di Open Social Innovation nel precedente volume sull’argomento, il professore sottolinea come i principi di apertura possano essere applicati anche in contesti non profit, dove il successo non è misurato dal profitto ma dall’impatto collettivo.

“Possiamo applicare la logica dell’Open Innovation a settori in cui il profitto non è l’obiettivo principale?”, si chiede Di Minin. La domanda apre una riflessione ampia: nel dominio sociale, a differenza di quello aziendale, gli indicatori di efficacia non sono immediatamente quantificabili. Gli effetti delle politiche possono emergere nel lungo periodo e non essere legati a risultati economici diretti.

Questa prospettiva introduce un tema cruciale per la valutazione delle politiche pubbliche: l’importanza di metriche qualitative e temporali, capaci di catturare l’impatto reale delle iniziative in termini di inclusione, sostenibilità e benessere collettivo.

Verso una governance aperta dell’innovazione

L’approccio delineato da Alberto Di Minin nel modello OIP Spinner offre un quadro interpretativo per comprendere come l’Open Innovation possa guidare le politiche pubbliche nella progettazione, nella legittimazione e nella promozione dell’innovazione.

L’idea che emerge è quella di una governance aperta, dove la collaborazione e la condivisione diventano principi strutturali dell’azione pubblica. Come afferma Di Minin, “chi si occupa di politica può usare lo spinner per descrivere la propria politica di innovazione attraverso le lenti dell’Open Innovation”.

L’invito finale è a continuare a esplorare e applicare questo approccio anche nei settori non profit, dove l’apertura e la partecipazione possono rappresentare la chiave per generare valore collettivo e costruire politiche di innovazione più inclusive e durature.

guest

0 Commenti
Più recenti Più votati
Inline Feedback
Vedi tutti i commenti

Articoli correlati

0
Lascia un commento, la tua opinione conta.x