Start up, fatevi capire dalle piccole imprese

«Molto spesso parlano una lingua che gli imprenditori non capiscono», dice Luigi Paparoni, direttore generale di Piccola Industria di Confindustria. «Da parte loro le imprese devono imparare ad aprirsi». A questo dovrebbe servire il programma Adottup.

Pubblicato il 19 Lug 2013

luigi-paparoni-start-130719132016

Luigi Paparoni, direttore generale Piccola Industria di Confindustria

«Molto spesso le start up parlano una lingua che gli imprenditori non capiscono e se non ci si capisce, come può nascere l’amore necessario per fare scattare un’adozione?». Luigi Paparoni, direttore generale di Piccola Industria, è realisticamente cauto ma è altrettanto convinto che le premesse per l’amore ci siano tutte e sta quindi spingendo con decisione AdottUp, il progetto di Confindustria per fare incontrare le piccole e medie imprese con le startup. «Nasce da stimoli del presidente Vincenzo Boccia, con una visione di sviluppo molto definita: in un contesto in rapida evoluzione che impone la costante ricerca della qualità e dell’eccellenza in ogni aspetto della produzione spesso, le aziende, soprattutto se piccole, non riescono ad innovare in maniera diretta. Per evitare questo rischio, una strada da percorrere è “innestare” nelle PMI esistenti le startup innovative. Al contempo si riesce a fornire una risposta alle nuove realtà nel loro bisogno di mentorship e tutoraggio».

Paparoni, il sistema delle piccole e medie imprese è pronto per una svolta del genere?
“Noi abbiamo cominciato con un’idagine al nostro interno :su 116 territoriali e 121 Associazioni di categoria ha risposto circa il 50%. Il fenomeno start up è conosciuto, ma la forma prevalente di rapporto è quella informativa e di raccolta delle idee, una corsia preferenziale verso l’associazionismo. Un approccio che ha, quindi, ampio spazio di miglioramento”

Come si può produrre questo miglioramento?
“Il progetto cammina su due gambe: sensibilizzare il mondo delle startup e quello delle pmi sui vantaggi di un nuovo rapporto di scambio. Vista la sensibilità molto forte che abbiamo riscontrato sul tema e sul progetto, abbiamo deciso di costituire un “gruppo di testa” composto da rappresentanti delle Associazioni del Sistema Confindustria più attive sul tema per dare radici più profonde al progetto. In alcune realtà associative abbiamo infatti notato che c’è grande fermento e che è possibile creare link positivi fra le nuove imprese e quelle esistenti…

Dove avete trovato maggiore fermento?
“In Veneto, dove c’è quello che possiamo definire il “caso Baban”: Alberto Baban, presidente della Piccola Industria di Confindustria Veneto, ha già un percorso realizzato, una visione compiuta che pratica in un territorio di grande rilevanza economica con una logica precisa: analizzare i megatrend dei prossimi anni, individuare e valutare le startup e investirvi seguendo i driver dell’innovazione con uno sguardo attento all’internazionalizzazione. Opera con una logica di incubatore, business angel o venture capitalist per fare innovazione permanente all’interno di imprese strutturate

A che punto è il progetto
«Il programma è stato lanciato in aprile e contiamo di arrivare a metà settembre a una prima selezione delle startup e, per la fine dell’anno, ai primi incontri di matching con le imprese e alle prime “adozioni”. Sarà importante il lavoro del comitato di selezione perché dovrà scegliere le startup in base alla loro sostenibilità futura e in funzione della loro “appetibilità” per le imprese che operano nel manifatturiero. Insomma, devono interessare al sistema delle pmi e al suo rafforzamento.

Quali sono le difficoltà?
«Pmi e start up non sono mondi tecnicamente distanti ma culturalmente ancora si. L’impresa deve imparare ad aprirsi, a ospitare una nuova realtà diversa dalla sua, aiutandola a crescere e a avere successo senza focalizzare l’attenzione unicamente nell’”acquistare” la nuova idea, la startup invece non deve vedere la Pmi solo come una un’ulteriore occasione di finanziamento. Bisogna quindi lavorare sul territorio per diffondere il giusto senso di questa nuova partnership. Se si iniziano a promuovere sul territorio le storie di successo esistenti, se si riusciranno ad attrarre le migliori idee e a iniziare a raccogliere l’interesse delle imprese che intendono adottare nuove realtà avremo già fatto molto per creare delle solide basi a supporto di AdottUp con l’obiettivo finale di far aumentare l’innovazione all’interno delle imprese e del Paese.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 4