FashTime, la startup europea di due bocconiani che non vogliono fare i consulenti (per ora)

Mauro Di Benedetto l’ha fondata con un collega di studi. La sede è a Londra e sviluppa una piattaforma innovativa per le aziende del fashion. A settembre lancerà anche un’app consumer. «Abbiamo meno di 26 anni – dicono – per noi è il momento di provarci»

Pubblicato il 02 Set 2016

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Mauro Di Benedetto, co-founder di FashTime

“Se non ora quando?” si sono chiesti Mauro Di Benedetto e i suoi colleghi-amici. E la risposta è stata semplicemente: ora. “Ora che abbiamo poco più di venti anni vogliamo realizzare i nostri sogni e fare la nostra startup: è questo il momento. Stiamo facendo qualcosa che ci piace e ci diverte ogni giorno. Comunque vada, avremmo imparato qualcosa”. A dirlo è lo stesso Di Benedetto, 23 anni, founder di FashTime, startup che ha creato un’applicazione per il mondo della moda.

Loro si sentono, e in effetti sono, “ragazzi dell’Europa”. Sono in cinque, appartengono a tre nazionalità diverse (Italia, Spagna, Germania) e hanno scelto di aprire la sede in Gran Bretagna, che per la verità nell’Unione europea c’è ancora per poco. Ma non si fanno scoraggiare dalla Brexit: “Rappresentiamo a livello micro il sogno europeo – afferma il co-founder – cioè quello di mettere insieme ragazzi nati negli anni Novanta in Paesi e regioni diverse, ma con unità di intenti comune e legati dal fatto di essere europei. Portiamo le nostre diversità all’interno di un perimetro comune. È vero, in questo momento l’Ue è in grave difficoltà, ma ci sono tantissimi esempi come il nostro di ragazzi che si ritrovano davanti a un progetto e decidono lavorare insieme nonostante le differenze linguistiche e culturali”.

Tutto è cominciato nel 2011, quando Mauro, siciliano trasferitosi a Milano per studiare all’Università Bocconi, ha incontrato Marco Borgato, di Mestre, anche lui bocconiano: entrambi si sono trovati a condividere lo stesso appartamento. Si sono conosciuti, si sono piaciuti, ora sono migliori amici. E anche soci. “Già dal primo anno di università – ricorda Di Benedetto – Marco ha cominciato a elaborare una sua idea di applicare il concetto di tempo all’apprezzamento dei contenuti. Io vedevo una chance nel mondo della moda. Abbiamo scritto un business plan, poi lo studio ha prevalso e il progetto è rimasto nel cassetto, anche se ogni tanto lo tiravamo fuori per raffinavarlo. Nel 2014 ci siamo laureati in Economia, io sono andato in Spagna a studiare impresa, Marco ha iniziato un corso in Bocconi sull’imprenditorialità. Cominciavo a vedere i miei ex colleghi che diventavano consulenti e venivano assunti in investment bank o industrie. Non è stato facile resistere alle sirene di un lavoro da dipendente e oltretutto ben pagato. Veniamo da famiglie normali, dopotutto. Ma a quel punto ho detto no: non mi va, ho questo sogno, proviamoci”.

Il primo obiettivo era individuare il team. Mauro ha reclutato per primo Alejandro Cano, ingegnere, suo compagno all’università IE Business School di Madrid. Sempre all’IE ha trovato e convinto il tedesco Kai Schildaueer. Mancava il developer, incontrato in maniera rocambolesca tramite un amico a un torneo di poker: si chiama Alejandro Carrera, è spagnolo ed è stato strappato a Banco Santander, dove lavorava a un progetto pilota. Ma anche gli altri si sono licenziati o hanno rinunciato a lavori di consulenza per poter creare la loro startup.

La sede di FashTime è a Londra per una serie di motivi: “Volevamo trovare un campo neutro per nazionalità diverse, sfruttare la facilità con la quale si gestiscono le pratiche burocratiche e l’opportunità di avere un governo business-friendly, essere in un territorio dove il mercato dei capitali è ampio e dove si riuniscono le migliori menti d’Europa perché si paga di più e si può fare più carriera. La Brexit? Prima di due anni non succederà quasi niente. E in due anni può succedere di tutto”.

La startup ha sviluppato software applicabili sul profilo social di un brand. Un brand della moda propone, su Facebook o Instagram, due foto diverse, per esempio due donne vestite in modo differente. Il brand chiede all’utente quale delle due foto preferisce. Qui interviene FashTime che, attraverso i suoi algoritmi, scandaglia le risposte degli utenti ed è in grado di riferire al brand una serie di dati: la percentuale di voti per foto, il numero di secondi spesi per foto dall’utente, il sesso dell’utente, la città di ogni utente che ha votato ogni foto e persino il numero di secondi spesi per specifiche aree dell’immagine. “E’ qualcosa che facciamo soltanto noi – assicura lo startupper – cioè siamo in grado di riferire, attraverso una serie di elementi raccolti dove l’utente butta l’occhio, cioè se ha focalizzato il nodo della cravatta o la scarpa che indossa il modello o la sua sciarpa”.

Vantaggi per il brand? Può prendere decisioni attraverso il crowd-design (cioè farsi ispirare dai suggerimenti della folla) e può decidere quali prodotti sono ritenuti più interessanti e in quali luoghi. FashTime vende ai brand sottoscrizioni di 6 mesi, che includono un numero illimitato di challenge e report. Per il momento ci sono in ballo “i primi contratti con brand importanti, italiani e non, molti del lusso italiano, un grande player del settore sport internazionale e un player dell’automotive”, ma niente è ancora finalizzato.

Per settembre, poi, la startup ha in serbo una novità, della quale per il momento preferisce parlare solo a grandi linee. Sarà un’app per il B2C per la quale è fondamentale il concetto di tempo: il livello di apprezzamento di una foto sui social sarà dato dal numero di secondi che l’utente le dedica, non più dai like. L’app uscirà a fine settembre per iPhone e sarà un fashion network per tutti i player del mondo moda.

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