Open innovation
Stamplay, la startup nata in Italia che ha conquistato gli americani di Visa
La società ideata da Nicola Mattina e Giuliano Iacobelli per aiutare a sviluppare app integrando servizi esistenti ha vinto il contest della multinazionale delle carte di credito: collaborerà a un progetto per la piattaforma aziendale. Finora ha raccolto quasi un milione di dollari, l’80% fuori dall’Italia
di Luciana Maci
Pubblicato il 15 Lug 2016

Nelle scorse settimane Visa, il colosso delle carte di credito e di debito, ha annunciato i vincitori della seconda edizione di “Everywhere Initiative”, competizione dove le startup sono messe di fronte a tre specifiche sfide e viene chiesto loro di sviluppare potenziali soluzioni. Quest’anno una delle sfide riguardava Visa Developer, la nuova piattaforma aziendale di Api (Application programming interface, interfaccia di programmazione di un’applicazione), in sostanza il linguaggio che si usa per far parlare sistemi diversi uno con l’altro. Gli altri due challenge erano relativi ai pagamenti cardless e al coinvolgimento dei partecipanti agli eventi. Stamplay è risultata vincitrice del contest sulle Api, in quanto è una sorta di ambiente digitale protetto che rende più semplice per le aziende tecnologiche collegare tra loro le diverse Api. “Oggi – semplifica Nicola Mattina per spiegare cosa fa la sua società – se voglio realizzare un’applicazione, mettiamo quella di Uber, ho bisogno di mettere insieme una serie di applicazioni: per esempio Google Maps, ma anche un’app per il servizio di messaggistica, una per il controllo delle attività di background ecc. ecc. In sostanza le varie app vengono assemblate come pezzi del Lego per poi produrre un’unica applicazione. Noi forniamo un tool, una sorta di collante, per assemblare al meglio tutti i pezzi di questa sorta di Lego”.

“Per noi è l’inizio di un cammino importante” dice a EconomyUp il co-founder Nicola Mattina. “Dopo aver

Stamplay è una startup nata da italiani ma dislocata in varie parti del mondo: in Italia ha il reparto Research&Development, è una Ltd inglese e il settore Business Development è a San Francisco.
Nasce come Ltd con sede a Londra perché, spiega Mattina, questo consentiva e consente agevolazioni fiscali, contabilità semplificata e meno burocrazia.
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Inoltre in UK la startup ha avuto modo di accedere al programma di accelerazione di Seedcamp, fondo “first round” che investe in startup nella fase pre-seed e seed, e ha potuto raccogliere il primo round di investimenti in equity crowdfunding sulla piattaforma Seedrs, per una somma pari a circa 300mila sterline.
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“Ora però vogliamo spostarci negli Usa – prosegue l’imprenditore – perché il nostro mercato ideale è lì. Cosa penso della Brexit? Nel breve periodo cambierà poco, nel medio periodo non avrà più molto senso per una startup trasferirsi a Londra perché significherà restare fuori dal mercato Ue. Credo che si rafforzerà Berlino come ecosistema europeo delle startup e si creeranno altri punti di riferimento in Europa. Ma va anche detto che noi, facendo prodotti digitali, non abbiamo frontiere”.
Dopo essersi resa conto che era meglio migrare negli Usa (già da prima della Brexit, in ogni caso), Stamplay ha assunto 2 evangelist a San Francisco che parlano con la community degli sviluppatori ed è riuscito a raccogliere ulteriori fondi da 500 Startups, incubatore di Mountain View tra i più noti negli Usa e nel mondo.
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Altri fondi sono arrivati da business angels. Ad oggi Stamplay ha raccolto in tutto quasi un milione di dollari, di cui l’80% fuori dall’Italia. I quattro sviluppatori, però, vivono e lavorano a Roma. “A parità di competenze – ammette Mattina – costano un terzo rispetto agli Usa, non foss’altro perché da noi la vita costa meno”.
Una startup, insomma, che non è più solo italiana, o solo inglese, o solo americana, e che sta intrecciando una collaborazione con una multinazionale. Perché quello che conta, alla fine, non è da dove vieni, ma quali idee hai e cosa sai fare.