La storia
Snap: dieci anni dopo Jobrapido, Vito Lomele riparte dall’usato
Nel 2006 ideò il sito trova-lavoro venduto poi al Daily Mail per 30 milioni di euro. La sua nuova startup è un’app che punta rendere estremamente semplice vendita e acquisto di oggetti usati. Ha già raccolto 3 milioni di euro ma punta a 30 milioni. Obiettivo: l’espansione in tutta Europa
di Luciana Maci
Pubblicato il 18 Apr 2016

Di siti per acquistare o vendere le proprie cose ormai dismesse ce ne sono di ogni genere, ma Snap punta a rendere l’operazione “dieci volte più facile. Siamo gli unici – spiega l’imprenditore originario di Conversano, in Puglia – che non favoriscono l’incontro tra persone. Vogliamo eliminare le barriere logistiche e tutto quanto rallenta il processo, come appunto doversi incontrare o dover impacchettare l’oggetto per spedirlo”. È sufficiente scaricare l’app, scattare una foto da cellulare all’oggetto da vendere, pubblicare la foto con poche righe di descrizione e il prezzo richiesto e attendere che qualcuno si faccia vivo. Compratore e venditore possono comunicare tramite la chat interna. Si paga dall’app in sicurezza: il venditore riceve il denaro solo quando l’acquirente riceve l’oggetto. La spedizione è gratuita ed è prevista una garanzia di rimborso se l’oggetto non corrisponde alle aspettative. La piattaforma trattiene una fee per ciascuna transazione.
Partita a luglio 2015, negli ultimi sei mesi Snap ha cominciato a registrare le prime transazioni. “Per ora sono volumi molto piccoli, ma ci aspettiamo una crescita esponenziale” assicura Lomele. La startup è attiva in Italia, ma anche in Germania, perché l’imprenditore ha vissuto alcuni anni in quel Paese e perché “è meno competitivo della Gran Bretagna”.
Vito Lomele ha un curriculum dal quale emerge un indiscutibile talento imprenditoriale. Trasferitosi a 18 anni a Milano per studiare al Politecnico, al terzo anno di università partecipa al programma Erasmus, dopodiché sceglie di restare all’estero per una decina di anni: prima in Svezia, poi a Berlino dove inizia a lavorare in una startup, in seguito a Londra e di nuovo in Germania, dove a Monaco entra nel team di Autoscout24, sito di annunci di auto. Dopo essersi sposato e con l’arrivo del primo figlio, decide di rientrare in Italia all’inizio del 2006 . Ma si scontra con una realtà che non si aspettava: passa inutilmente le serate a rispondere agli annunci di lavoro. Così decide di fare da sé e comincia ad impegnarsi nello sviluppo di un motore di ricerca per offerte di lavoro. Nel 2005 crea una piattaforma di job recruiting e chiama la startup Jobespresso: è una società aperta a Londra con sede a Milano in uno scantinato. L’inizio dell’attività è in salita. Vito allora fonda Jobrapido, finanziata con un capitale iniziale di 204mila euro da suoi amici startupper, dirigenti e imprenditori: Giulio Valiante, Alessandro Palmieri, Michele Casucci, Giovanni Ciallella. Si aggiungono altri 150mila euro offerti dal colosso di internet in Europa Oliver Samwer. “In realtà Jobrapido bruciò cassa per 70mila euro il primo anno – ha raccontato Lomele in un’intervista – ma il secondo anno andò in pareggio”.
Nel 2011 Jobrapido fattura 24 milioni di euro con 3 di utile netto, è visitato da 660 milioni di utenti, con 80 dipendenti provenienti da tutto il mondo. Nel 2012 la società Evenbase del gruppo editoriale Dmgt (Daily Mail and general trust, che pubblica il Daily Mail) acquisisce il 49% del capitale (pare per 30 milioni di euro) dai soci tedeschi e italiani. Lomele esce dalla società. Snap ripeterà la storia di successo di Jobrapido? È presto per dirlo. Ma le premesse ci sono tutte.