Start up
Rome Maker Faire, vince MakeTank
Sul palco del Palazzo dei Congressi di Roma è la volta del business che può nascere anche da un hobby. Alla sfida Techgarage partecipano in 18 e ha la meglio il sito nato a Firenze per offrire un canale di vendita a tutti i makers che usano le nuove tecnologie digitali
di Federica Ricca
05 Ott 2013

Così, il professore Stefano Micelli dell’università di Venezia spiega al pubblico di makers che le piccole e grandi aziende di made in Italy sono piene di questi speciali artigiani. Le chiavi del successo sono puntare sulla varietà e non sulla standardizzazione, personalizzare e basare la legittimazione aziendale sulla reputazione piuttosto che sulla pubblicità del prodotto. E poi, soprattutto, per diventare maker di successo bisogna pensare in grande e sfruttare le possibilità che la rete offre. Cosi si arriverà a ripensare anche i negozi, che devono diventare, secondo Micelli, spazi in cui si crea, in cui si fanno le cose e non si comprano soltanto.
La Maker Faire si trasforma poi in una sfida tra idee. In 5 alla volta, le start up selezionate – quasi tutte italiane – salgono sul palco ed espongono la loro idea. Hanno 5 minuti a testa per convincere il pubblico che poi è chiamato a votare la preferita in diretta. Tutte sono realtà emergenti, che aspettano e cercano finanziamenti per fare un importante passo avanti. Tutte sono persone che si reinventano, alcuni dopo anni di lavoro in aziende multinazionali.
Tra le 18 in gara, il premio Techgarage lo vince MakeTank, presentata da Laura De Benedetto. Si tratta di una start up nata un anno fa a Firenze che cerca e sogna di rendere i makers di tutto il mondo degli imprenditori di se stessi. MakeTank propone un canale commerciale e promozionale a cui si accede gratis. E pubblica anche un magazine bilingue. Disponibile da febbraio 2013, il sito per ora propone sul mercato 350 oggetti. Le prime vendite sono arrivate già ad aprile. Sono tutte creazioni di makers che sfruttano le nuove tecnologie come le stampanti in 3D o il taglio laser. Per ora, assicurare Laura, vendono più all’estero che in Italia, ma la voglia di aiutare realmente questi artigiani del XXI secolo potrebbe portarli lontani.