L'INTERVENTO

Recovery Fund, sosteniamo e utilizziamo l’energia delle startup per il rilancio di Turismo e Cultura

Questo è un appello a considerare le startup come un driver di innovazione nelle strategie di sviluppo di Turismo e Cultura nel Recovery Fund. Un potenziale che è ancora poco sfruttato e che potrebbe dare una spinta grazie alla contaminazione di settori più avanzati

Pubblicato il 11 Mar 2021

Photo by Peter Conlan on Unsplash

Nel Recovery Fund non potrà mancare attenzione per Turismo e Cultura: sono tra gli ambiti più martoriati dalla pandemia, ma rimangono entrambi settori ad altissimo potenziale di sviluppo. Che ruolo stanno giocando e potrebbero giocare le startup nel percorso di rilancio dell’economia italiana che potrà essere sostenuto anche dalle risorse del Recovery Fund?

Un ruolo decisivo, per la loro carica di innovazione che non è stata certo spenta dalle difficoltà generate dalla pandemia. Per questo va fatto un appello a sostenere e utilizzare le energie delle startup nelle strategie di sviluppo di Turismo e Cultura nel Recovery Fund.

Recovery Fund,Turismo e Cultura: le startup italiane

Un censimento condotto dagli Osservatori Innovazione Digitale nel Turismo e Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali del Politecnico di Milano sulle sturtup afferenti a questi ambiti, nei primi mesi del 2020 ha registrato 230 startup finanziate da investitori istituzionali a livello globale (fonte Crunchbase) e 201 startup italiane (sia finanziate che non).

Delle 424 startup censite, il 47% era già presente nel precedente censimento del 2017, mentre nel 53% dei casi si tratta di giovani aziende fondate negli ultimi 3 anni. Di contro, 117 startup attive a fine 2017 non lo erano più a inizio 2020. E il 54% di queste erano startup che offrivano soluzioni a supporto delle primissime fasi del journey, come ispirazione e ricerca. È invece maggiore il tasso di sopravvivenza per le startup che offrono soluzioni in fase di prenotazione o a supporto della visita e del viaggio, come confermato anche da analoghe indagini condotte da Phocuswright.

Concentrandosi sul campione delle 201 startup italiane, 107 di esse afferiscono all’ambito del Turismo (offrendo servizi per il Tourist Journey o a Strutture Ricettive, Compagnie di trasporto, Tour Operator ed altri attori della filiera turistica), 72 lavoravano sul Turismo culturale e 22 in ambito più strettamente artistico (operando nello scambio di prodotti e servizi culturali, ma anche di risorse e informazioni come la vendita online di quadri, piattaforme di raccolta fondi, social network per artisti e appassionati etc.). In termini di collocazione geografica prevale il Nord Italia, con il 60% delle startup; e a livello regionale, la Lombardia e il Lazio, dove si concentrano i principali incubatori.

Il modello di business B2B2C è il più diffuso, seguito dal B2B. In termini di mercati principali serviti, il 27% è impegnato nell’offerta di servizi legati a esperienze culturali e attrazioni locali, mentre il secondo ambito di riferimento è l’offerta di servizi per la ricettività alberghiera.

L’impatto del Covid-19 sulle startup di Turismo e Cultura

Questi, dunque, erano i numeri a inizio 2020. Ma quale è stato l’impatto del Covid-19 su questo ecosistema? Da un’indagine svolta in collaborazione con l’Associazione Startup Turismo, che raggruppa buona parte delle startup italiane operative nel settore, emerge un impatto drammatico della pandemia su queste aziende, con una startup su tre che ha subito una perdita di fatturato di oltre il 75%. La spinta innovativa non si è però arrestata, anzi: due startup su tre hanno sviluppato un prodotto o servizio nuovo durante l’emergenza e una su tre ha internamente rivisto la propria value proposition.

Tuttavia, una seconda domanda è altrettanto rilevante: le startup costituiscono effettivamente un driver di innovazione per questi settori con un elevato potenziale di sviluppo che sembra però ancora molto lontano dall’essere pienamente sfruttato? Sicuramente sì, e continuiamo quindi a sostenere l’importanza di iniziative volte a rafforzare l’imprenditorialità innovativa in questo settore, come la call #Getit InnovaMusei promossa da Fondazione Cariplo con Regione Lombardia e Unioncamere.

Per contro, molti degli sforzi si concentrano sulla proposta di soluzioni per la visita a città e attrazioni che sembrano però ancora lontane da portare un cambiamento significativo (e migliorativo) della customer experience.

Ci sembra quindi utile proporre una lezione appresa in questi anni di osservazione delle iniziative di incubazione e accelerazione, anche in vista della futura gestione delle risorse per Turismo e Cultura nell’ambito del Recovery Fund, ovvero la necessità di convogliare verso questo settore energie innovative che possono derivare dalla contaminazione con altri ambiti a maggior grado di innovazione tecnologica e formazione imprenditoriale, che hanno abilitato servizi e una customer experience di gran lunga più avanzati rispetto al Turismo e alla Cultura.

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