Imprenditoria

Prince (Cloudfare) agli startupper: “Andate controcorrente”

Il founder americano dell’azienda che offre servizi cloud-based ai siti Internet spiega i segreti per fare impresa: “Non seguire la ragione, ignorare la tradizione, accettare di essere soli”. Ma c’è anche la soddisfazione di creare una nuova comunità

Pubblicato il 26 Set 2013

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“Essere imprenditori è un atto irrazionale”: così Matthew Prince, statunitense fondatore e Ceo di Cloudfare, ha raccontato la sua storia e quella della sua impresa ai partecipanti al Tech Crunch Italy in corso oggi e domani a Roma. E, del resto, da un uomo che ha scritto il suo primo programma per computer a 7 anni, non c’è da aspettarsi una visione banale del mondo.

La mission di Cloudfare, spiega, è “costruire un web migliore”. L’azienda che offre servizi cloud-based, gratis e a pagamento, per contribuire a rendere più sicuri e veloci i siti web, vanta oggi numeri da capogiro: basti dire che il 4% di tutte le richieste online del mondo passa da Cloudfare.

“All’inizio della mia avventura imprenditoriale ero terrorizzato – racconta Prince, laureato in legge ma che ha fatto l’avvocato soltanto per un giorno – e non sapevo nemmeno come pagare l’affitto. Poi nel 2009, con il mio team, siamo riusciti a raccogliere 2 milioni di dollari per la nostra idea. Ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto: ora dobbiamo proprio farci qualcosa”.

A suo dire il pubblico più duro da convincere non sono stati i big della Internet economy, che anzi hanno apprezzato da subito l’idea imprenditoriale, ma i familiari, che non hanno mancato di esprimere tutte le loro perplessità. Perciò il Ceo detta alcune semplici norme agli aspiranti startupper, tra cui “stabilirsi a centinaia di chilometri dalla famiglia di origine”.

Sulla scia di Steve Jobs, che invitava i giovani a essere “foolish” e “hungry”, Prince conclude: “Fare impresa non è un esercizio razionale: bisogna ignorare la tradizione e accettare di essere soli”. Gli imprenditori sono “outsider e non sono le persone più socievoli del mondo, ma possono creare una loro comunità”.

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