Proprietà intellettuale & Fisco

Patent Box, pronto il decreto tagliatasse sui brevetti

Manca solo la firma dei ministri Guidi (Sviluppo) e Padoan (Finanze) al testo di attuazione della norma, contenuta nella Legge di Stabilità, che introduce agevolazioni fiscali sui redditi derivanti dallo sfruttamento di “beni immateriali”. Obiettivo: attrarre investimenti ed evitare che aziende italiane portino la ricerca all’estero

Pubblicato il 17 Lug 2015

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È pronto il decreto attuativo per il Patent Box, misura inserita nella legge di stabilità 2015 e in particolare nel successivo decreto legge “Investment Compact” del marzo scorso che introduce per la prima volta nel nostro ordinamento agevolazioni fiscali sui redditi derivanti dallo sfruttamento della proprietà intellettuale, estendendo nel contempo il concetto di proprietà intellettuale anche a marchi e disegni. Il testo contenente il decreto attuativo è stato “chiuso” dalle strutture tecniche del Ministero dello Sviluppo economico (Mise) e del Ministero delle Finanze (Mif) e si attende ora solo la firma dei rispettivi ministri, Federica Guidi e Pier Carlo Padoan. Lo conferma a EconomyUp Stefano Firpo, Direttore Generale per la Politica Industriale, la Competitività e le pmi del Mise, tra i principali promotori della norma.

Il provvedimento intende promuovere ricerca e sviluppo garantendo incentivi per il trasferimento in Italia di beni immateriali detenuti all’estero da società italiane e straniere, in modo che siamo mantenuti nel nostro Paese e sia evitata la delocalizzazione.

È stata la Legge di Stabilità 2015 (art. 1, commi 37-45) a introdurre per la prima volta nel nostro ordinamento agevolazioni fiscali sui redditi derivanti dallo sfruttamento della proprietà intellettuale. Il cosiddetto “Patent Box”, che si applica a decorrere dall’esercizio 2015, consente in via opzionale alle imprese di escludere dalla tassazione fino il 50% del reddito derivante dallo sfruttamento commerciale dei beni immateriali (opere dell’ingegno, brevetti industriali, marchi d’impresa). Il più recente Investment Compact – la legge che, tra le altre cose, ha introdotto la categoria delle pmi innovative e previsto nuove agevolazioni per le startup innovative – ha potenziato lo strumento del Patent Box, con piena inclusione anche dei marchi commerciali tra le attività immateriali per le quali viene riconosciuto il beneficio fiscale.

Ispirato a soluzioni già adottate da altri Paesi europei quali Lussemburgo, Olanda, Belgio, Gran Bretagna e Francia, che lo utilizzano per attrarre investimenti, il Patent Box italiano prevede di poter dedurre da Ires e Irpef il 30% del reddito derivante dallo sfruttamento commerciale dei beni immateriali nel 2015, il 40% nel 2016 e il 50% a partire dal 2017. L’opzione, valida per cinque anni, è irrevocabile e rinnovabile.

L’Italia ha esteso il sistema anche ai marchi commerciali registrati, estensione che consentirà a una più vasta platea di beneficiare della normativa.

Il provvedimento era atteso da tempo dalle imprese di vari settori (moda, lusso farmaceutico, biotech, industria chimica, meccanica, automotive) perché, se funzionerà, dovrebbe scoraggiare le grandi aziende a lasciare il Paese e a creare centri di ricerca e sviluppo in nazioni con tassazioni più favorevoli sui beni intangibili. A questo punto non resta che aspettare le firme dei ministri.

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