OPEN INNOVATION IN PRACTICE

Osservatorio Startup Intelligence, torna il progetto che fa incontrare aziende e startupper

A luglio parte la quarta edizione dell’iniziativa del Polimi rivolta alle imprese aperte a nuovi paradigmi di innovazione. Finora ha studiato oltre 6000 startup, contribuendo a metterle in contatto con aziende del gruppo. Tra queste Satispay, Cloud4Wi e Credimi, che hanno avviato collaborazioni con alcuni imprenditori

Pubblicato il 30 Giu 2017

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Nelle imprese cresce sempre più il bisogno di un nuovo approccio all’innovazione, più agile e più aperto. È il paradigma della cosiddetta Open Innovation, ma il percorso di adozione non è tuttavia semplice né scontato e richiede una buona dose di coraggio e trasgressione per introdurre in azienda una nuova cultura aperta al rischio e al fallimento, così come nuovi stili di leadership imprenditoriali.

Come Politecnico siamo convinti che una possibile via di avvicinamento all’Open Innovation da parte delle imprese consolidate sia la contaminazione con l’ecosistema Startup, che anche nel nostro Paese sta assumendo un profilo più maturo con un incremento di oltre il 20% degli investimenti nel 2016.

Con questa convinzione è stato avviato da tre anni il progetto Startup Intelligence degli Osservatori Digital Innovation in collaborazione con Polihub, progetto di ricerca e di scouting rivolto alle imprese aperte e curiose verso i nuovi paradigmi di innovazione, che aggrega ad oggi oltre 30 aziende, con la prima e più ampia community di Innovation Manager in Italia. Tra queste ACI, Amadori, BNL Gruppo BNP Paribas, CheBanca!, Danieli, Enel, Engie, Eni, Esselunga, Ferrero, Ferrovie dello Stato Italiane, Gruppo Hera, Inail, Italgas, Intesa Sanpaolo, Ivar, Lavazza, Pirelli, Poste Italiane, Prysmian Group, RTI-Mediaset, Siram, Sisal, Snam, UnipolSai.

I risultati di questi anni danno ragione a questa intuizione. Da un alto le imprese partecipanti hanno potuto avvicinarsi alla cultura delle startup che diventano così un modello organizzativo di ispirazione per rinnovare i propri processi, le competenze e la cultura interna. Dall’altro lato, molte startup hanno avuto l’occasione di incontrare importanti aziende favorendo così il loro percorso di crescita e accelerazione. La contaminazione tra questi due mondi è infatti di reciproco vantaggio e permette alle startup di uscire dall’innamoramento verso la propria soluzione assumendo un approccio maggiormente rivolto al B2b, utile per lavorare con le imprese. Ad oggi solo il 30% delle imprese in Italia ha collaborazioni con startup come fornitori.

Sono state studiate oltre 6000 startup a livello internazionale, anche in ambiti di frontiera come Intelligenza Artificiale e Blockchain. Ne sono state invitate e incontrate oltre 120, molte delle quali hanno avviato collaborazioni concrete con le aziende del gruppo di lavoro; tra queste, nella prima edizione del 2015, Satispay, che oggi non ha bisogno di presentazioni soprattutto dopo l’ultimo accordo con Esselunga, e Cloud4Wi, che in questi tre anni ha stretto collaborazioni con importanti gruppi del fashion, Ferrovie e ACI; e ancora la promettente Credimi, ospite all’ultimo Convegno dell’iniziativa nel 2016.

In questo quadro in evoluzione pensiamo che l’Osservatorio Startup Intelligence abbia svolto un suo piccolo ma importante ruolo per vivacizzare l’ecosistema imprenditoriale del Paese. Certamente in questa sfida le startup diventano non solo un possibile fornitore ma anche, paradossalmente, una guida meto­dologica e un modello a cui ispirarsi per rendere i processi di innovazione più aperti e veloci e le persone più partecipi alla trasformazione. L’Open Innovation può diventare quindi una leva di rivoluzione culturale, capace di dare nuova linfa vitale alle nostre imprese partendo innanzitutto dalle persone; la contaminazione con le startup è una strada possibile per raggiungere l’obiettivo.

Per questo a luglio l’Osservatorio Startup Intelligence riparte con la sua quarta edizione.

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