Napoli, la Città della Scienza rinasce anche con le startup

Il polo danneggiato da un grave incendio nel 2013 si sta rilanciando anche grazie al BIC, una struttura che ospita un incubatore per nuove imprese (al momento 10) e un’area di post-incubazione per 19 aziende. «Per il Sud non c’è stata progettazione, ma il movimento dell’innovazione dal basso è un fatto positivo», dice la responsabile Valentina Sanfelice

Pubblicato il 13 Ott 2015

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L'Incubatore del BIC nella Città della Scienza

L’incendio alla Città della Scienza di Napoli era stato un colpo durissimo per la città e per tutto il Sud. Dopo il 4 marzo 2013, quando il museo interattivo del polo scientifico che sorge nell’area ex industriale di Bagnoli era stato messo a fuoco, c’era la sensazione diffusa che la criminalità e il degrado potessero essere più forti anche delle iniziative più nobili.

Invece, la Città della Scienza sta rinascendo più bella di prima. E lo sta facendo con un’attenzione particolare all’imprenditorialità e all’innovazione. C’è chi pensa a rimettere in piedi ciò che è stato distrutto: il progetto per la ricostruzione dello Science Centre, affidato ai due giovani architetti Valerio Ciotola e Andrea Guazzieri, è stato approvato e i lavori dovrebbero concludersi entro il 2018. C’è chi si dedica a dotare di nuove strutture il polo tecnologico: nel 2016 sarà inaugurato Corpore, il museo interattivo sul corpo umano con il Grande Planetario, una cupola che potrà ospitare oltre 120 persone e che consentirà la visione immersiva sia in modalità 2D che 3D. Poi c’è chi cerca di rendere la Città della Scienza un luogo in cui far crescere nuovi imprenditori.



Lo spazio dedicato all’impresa è il BIC (Business Innovation Centre), una struttura di 4.000 metri quadri in cui sono presenti: uno Smart Lab, ovvero un’area di preincubazione dove i progetti vengono trasformati in piani di business, un Incubatore per startup, l’Area Industria della Conoscenza, che è un “post-incubatore” per imprese che hanno già superato le prime fasi di vita e si avviano a un percorso di maturazione, un coworking e un fablab.



Nell’incubatore, che esiste dal 2007 e ha ripreso le sue attività a settembre del 2015, ci sono al momento dieci startup campane, quattro delle quali iscritte alla sezione speciale delle startup innovative nel Registro delle imprese:

Bluenet è una startup innovativa attiva nel settore ICT che sviluppa sistemi operativi per microcontrolli e NFC (Near Field Communication) con applicazioni nell’ambito dell’identificazione (passaporto elettronico, patente di guida elettronica…), in quello bancario (sistemi EMV) e in altri campi come trasporto pubblico locale e ticketing.



Bluesquare è una startup innovativa che progetta e realizza bottoni “intelligenti” intercambiabili dotati di dispositivi tecnologici integrati che comunicano via Bluetooth 4.0 con lo smartphone.



Enjinia, startup innovativa, è una app farm che realizza applicazioni mobile per iOS e Android, web application e soluzioni cloud. Sta lanciando un social network basato sugli interessi chiamato BeApp.

Sys Luxury, startup innovativa, ha realizzato un portale dedicato alle Pmi del settore orafo-argentiero che mira a sostenerne la rete di vendita mettendo in contatto produttori e retailer.

3D Factory fornisce servizi e prodotti legate alla tecnologia della stampa tridimensionale. L’azienda mira a creare un portale e-commerce, dove rivendere modelli 3D di diverse aree tematiche (prodotti artistici e di design, giochi, gadget…), a realizzare punti vendita in franchising (mercato B2C) sul territorio e creare un polo di stampa con macchinari industriali, per la rivendita di prototipi per l’industria e l’artigianato (mercato B2B).

Area progetti software (A.P.S.) produce software su sicurezza informatica, comunicazioni IP, e-mail e app enterprise e mira a lanciarsi nel mercato delle intercettazioni telematiche, informatiche e quindi nei sistemi per l’intelligence.



Raxir realizza software a supporto dell’investigazione legale. L’utilizzo dei sistemi Raxir è riservato agli enti governativi e alle forze dell’ordine, al momento operativo all’interno del territorio italiano.



ITP (Innovation & Technology Provider) è una società di servizi e supporto tecnologico rivolta soprattutto alle aziende attive in settori come agroalimentare, biotecnologico e industria di processo.



SSRI (Sicurezza Sistemi Reti Informatiche) si occupa di sicurezza informatica, dall’analisi delle truffe telematiche tramite Internet agli accessi abusivi ai sistemi informatici, fino alla rilevazione di malware e software per le intercettazioni informatiche, dalle indagini sulla pedofilia alla clonazione delle carte di credito.

KforB (Knowledge for Business) è una società specializzata nei settori della promozione e trasferimento dell’innovazione.

In una struttura a pochi passi dall’incubatore, c’è appunto l’Area Industria della Conoscenza, uno spazio di post-incubazione, attivo da novembre 2014, in

Area Industria della Conoscenza

cui operano 19 aziende, che complessivamente – secondo quanto riferiscono dal BIC – generano approssimativamente 22 milioni di fatturato e danno lavoro a circa 280 persone.

Atena Advanced (consulenza commerciale e intermediazione in ambito organizzativo e informatico), Bit4Id (autenticazione, firma digitale, cifratura), Cat (comunicazioni e tecnologie), Channel Management (marketing e vendite), Consorzio Clara (formazione in ambito ICT), E-voluzione (hi tech applicato), Gematica (sistemi avanzati di telecomunicazioni), Haquu (ICT, applicazioni cloud), Incipit (agenzia letteraria e studio editoriale), IPmotive (tecnologie di automazione), Ipsea (consulenza, marketing, certificazione), Leonardo Ricerche (ricerca e progettazione per elettronica industriale, software per automazione), Logicos (progettazione e sviluppo software), Effe Erre Congressi (comunicazione), Officina elettronica (automazione industriale, raccolta dati), Sael (building automation e domotica), Sfera3 (customer satisfaction, indagini di mercato), Sms Engineering (ICT, web development), Wiplab (digital agency)



Responsabile del centro di innovazione della Città della Scienza è Valentina Sanfelice di Bagnoli, imprenditrice che ha lavorato nell’ambito della consulenza aziendale e nella realizzazione di prodotti green fotovoltaici ed è anche stata amministratore delegato di una società partecipata pubblica in Campania. Sanfelice è chiamata a rappresentare Città della Scienza il 17 ottobre in occasione Capri 2015 Startup Competition, la gara per nuove imprese che si tiene nell’isola campana durante del congresso nazionale dei giovani di Confindustria.

Area Industria della Conoscenza: gli uffici

«Il BIC è un fiore all’occhiello di Città della Scienza», dice a EconomyUp. «Molte delle aziende che ospitiamo progettano tecnologie altamente innovativi, dall’impresa che realizza sistemi di segnalazione per le ferrovie in assenza di conducente a quella che crea i software per l’intelligence».

Secondo la responsabile del BIC, in quest’area non ci sono neanche particolari rischi di attacchi da parte della criminalità organizzata. «La struttura ha un sistema di vigilanza dove non è per nulla facile entrare e rubare o fare atti criminali», spiega. «L’area è inserita nel centro della città, è un luogo che non puoi controllare: azioni come le estorsioni, per esempio, avvengono più che altro a danni di attività commerciali in aree non centrali. In più, ultimamente c’è più gente che denuncia il racket: è un fatto positivo che allarma la criminalità e la emargina, creando un effetto squadra tra chi lo fa».



La Città della Scienza e il Business Innovation Centre come piccole oasi nel «deserto industriale» (copyright Svimez) che è diventato il Sud? «Qui sta nascendo una bella realtà», risponde Sanfelice. «Ma nel Mezzogiorno è stato commesso un grosso errore: la mancanza di visione e di progettazione. Non è pensabile, per esempio, che ancora adesso si parli di incentivare la manifattura. Viene dato troppo spazio all’industria in senso stretto: le fabbriche non esistono più da cinquanta anni! L’unica speranza di questo Paese è di collocarsi sui servizi ad alto valore aggiunto».

La visione di sviluppo che ha in mente Valentina Sanfelice include naturalmente anche le startup: «Ci sono idee brillanti in giro. Il continuo parlare di innovazione e di startup crea curiosità nella gente e la stimola a ragionare, a fare progetti innovativi, a specializzarsi – anche dal punto di vista della consulenza – in questo tipo di imprenditoria. È un movimento partito dal basso assolutamente positivo che non può essere lasciato alla libera iniziativa dei singoli ma deve essere in qualche modo indirizzato e supportato anche dall’alto».

Non a caso, secondo la responsabile del BIC, la vera piaga del Sud è la difficoltà di fare impresa. «È mortificante avere a che fare con la Pubblica Amministrazione quando si vuole aprire un’azienda. Gli adempimenti richiesti, i permessi, i pareri dei funzionari pubblici che non arrivano mai, sono un fattore di mortificazione dell’iniziativa privata. Quando si indaga sulle cause del ritardo del Mezzogiorno, e anche dell’Italia rispetto all’estero, bisognerebbe partire da qui».




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