Sviluppo sostenibile

L’Onu sceglie due startup italiane per l’Ideas4ChangeAward

Orange Fiber (eco-fashion) e Jellyfish Barge-Pnat, progetto di serra galleggiante “senza terra”, sono tra le sei selezionate per il premio dedicato a economia sostenibile e green. Sono state scelte tra 150 neo imprese di 24 Paesi. Premiazione il 14 aprile a Ginevra

Pubblicato il 11 Apr 2015

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Due startup italiane alla ribalta delle Nazioni Unite. Per la prima volta l’Unece (United Nations Economic Commission for Europe) ha indetto un premio dedicato alle startup “sostenibili” ed ecologiche, Ideas4Change Award, e, su 150 proposte pervenute da 25 Paesi, ha scelto sei finalisti, tra cui le nostre Orange Fiber (eco-fashion) e JellyFish Barge-Pnat (agricoltura idroponica). Le altre quattro sono la spagnola AEInnova (energie rinnovabili), l’israeliana Breezometer (utilizzo di big data per verificare la qualità dell’aria), l’armena Improved Photovoltaic System, che combina energia fotovoltaica e termale, e la moldava Mega (giochi per l’educazione ambientale).

A questa prima edizione dell’Ideas4ChangeAward, pensato per promuovere startup che sviluppano prodotti o nuove soluzioni per lo sviluppo sostenibile e l’economia verde, sono pervenute, tra gennaio e febbraio, candidature da realtà attive in vari ambiti: dalle energie ‘green’ all’agriocoltura bio, dallo smart housing alla food security fino al trasporto smart. Risultato: solo in sei ce l’hanno fatta, e due sono Made in Italy.

Orange Fiber è una startup che si occupa della trasformazione degli scarti di agrumi (principalmente arance e limoni) in tessuti da utilizzare per realizzare indumenti. Tessuti che potrebbero essere funzionali al benessere di chi li indossa, considerata la loro peculiarità di rilasciare vitamina C.

È stata fondata da Adriana Santanocito, 36 anni, e Enrica Arena, 28, entrambe siciliane. Studiavano fashion design una e comunicazione e cooperazione internazionale l’altra e non avevano nessuna competenza scientifica. Nonostante questo sono riuscite a ideare, brevettare e produrre il primo tessuto realizzato con le bucce d’arancia.

Hanno verificato la fattibilità del processo con il Politecnico di Milano, dipartimento di Chimica dei Materiali, dopodiché si sono avvalse della consulenza di specialisti. Tantissimi in questi anni i premi, riconoscimenti e aiuti ottenuti: da WCap Catania ad Alimenta2Talent, dal Premio Gaetano Marzotto, fino al New York Stock Exchange. E ora anche dall’Onu.

JellyFish Barge è un innovativo progetto di serra galleggiante sviluppato da Pnat, start up spin-off dell’Università di Firenze che si occupa della progettazione e sviluppo del prototipo. Sfruttando distillazione solare e coltivazione idroponica (tecnica di coltivazione fuori dal suolo), la serra riesce a produrre vegetali senza la necessità di terra e risparmiando il 70% dell’acqua normalmente utilizzata. Grazie a pannelli solari è anche completamente indipendente dal punto di vista energetico. Un gioielloo di ingegneria basato su tecnologie in realtà semplici e realizzato con materiali a basso costo e riciclati.

Il progetto multidisciplinare Jellyfish Barge è coordinato dal professor Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale e fondatore di Pnat. La serra galleggiante è stata installata ai Navicelli di Pisa l’anno scorso ed è attualmente in fase di test. Il contributo iniziale è stato della Fondazione Carifi e della Regione Toscana. Un altro prototipo sarà sistemato in Arno a Firenze, nei pressi della Torre di San Niccolò, durante il periodo dell’Expo, fiera a cui ‘Pnat’ parteciperà presso lo stand di ‘Coop Italia’.

La finale di Ideas4Change si terrà il 14 aprile a Ginevra, accompagnata da un panel di discussione internazionale, al quale sarà presente Mattia Corbetta, membro della Segreteria tecnica del Ministero dello Sviluppo Economico.

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