Il futuro del prestito peer-to-peer: cosa è emerso da Lendit Europe 2016



La nuova modalità di accesso al credito agevolerà soprattutto le pmi. E le banche, nel medio periodo, potranno diventare partner dei “lender”. Se ne è parlato al meeting più autorevole della finanza alternativa in Europa al quale ha partecipato anche il fondo di venture capital P101

di Giuseppe Donvito

Pubblicato il 17 Ott 2016


Giuseppe Donvito, Partner di P101
Con oltre 200 relatori, la presenza di numerosi Ceo delle principali piattaforme fintech, di svariate banche e società di asset management e la collaborazione della peer-to-peer Finance Association (P2PFA, l’organo di autoregolamentazione del settore), Lendit Europe è il meeting più autorevole della finanza alternativa in Europa. L’evento, a cui P101 ha partecipato insieme a Borsa del Credito (il primo marketplace lending italiano per le aziende), riunisce le principali piattaforme di prestito, gli investitori e i fornitori di servizi di lending per creare opportunità di informazione, networking e sviluppo del business.

Prospera il settore dei prestiti alle piccole e medie imprese
È alta l’aspettativa di crescita del p2p lending alle PMI, specialmente in quei paesi – come l’Italia – in cui il settore sta muovendo i suoi primi passi. Come già aveva evidenziato la ricerca Sustaining Momentum della Cambridge University, infatti, in tutta Europa il mercato del crowdfunding e del prestito peer-to-peer è cresciuto nel 2015 del 92%, raggiungendo la quota di 5,4 miliardi di euro di volume scambiato. In particolare la componente del prestito alle imprese è il secondo maggiore segmento del mercato (il primo è il credito al consumo). Come ha rilevato anche l‘indice LARI (Liberum AltFi Returns Index, che misura i ritorni del p2p lending), il prestito alle PMI ha dimostrato di avere ritorni superiori alle altre asset class tradizionali e alle aspettative.

Una spinta all’economia nazionale
Dati estremamente positivi se si pensa che in UK il p2p lending alle piccole e medie imprese ha rappresentato un impulso per la crescita dell’economia britannica nel suo insieme, stimolando la spinta all’innovazione nelle aziende e di conseguenza creando un circolo virtuoso sull’economia. In Italia non siamo ancora al livello della Gran Bretagna, ma l’aspettativa di crescita è alta: infatti continua ad aumentare l’importo e il numero delle somme erogate attraverso il prestito peer-to-peer. Basti pensare alla quantità di piccole e medie imprese che compongono l’economia italiana (il 99% della totalità delle imprese nazionali, secondo l’Ufficio Studi ConfCommercio) e ai problemi di accesso al credito bancario di cui soffrono, che verrebbero così superati e risolti. Non a caso, l’Italia è il Paese che segna gli incrementi maggiori nel mercato del p2p lending: +287% nel 2015 e +580% rispetto al solo milione di euro di due anni prima.

Un occhio strizzato alle banche…
Le banche e i p2p lender non sono competitor: nel medio periodo si prevede la nascita di partnership e collaborazioni tra i due player. Il prestito alle piccole e medie imprese è il compagno di viaggio ideale per le banche perché queste possono erogare denaro direttamente sulle piattaforme e finalmente investire in quei segmenti che difficilmente presidiano. Infatti il coinvolgimento degli investitori istituzionali è decollato nell’Europa continentale, con il 24% dei prestiti peer-to-peer alle imprese finanziato da fondi pensione, fondi comuni di investimento, società di gestione del risparmio e banche.

… e uno sguardo nel mondo delle PMI
Infine, si è molto parlato di big data. Sì, perché non bisogna dimenticare l’importanza crescente che questi hanno nel Fintech e le conseguenze virtuose del loro utilizzo. I big data aiutano a raccogliere informazioni sul mondo – spesso ancora troppo nebuloso – delle piccole e medie imprese permettendo così una maggiore trasparenza e un accrescimento della conoscenza.

*Giuseppe Donvito è Partner di P101, fondo di venture capital specializzato in investimenti in società digital e technology driven

 

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