La storia
Ianuatech, abbiamo trovato chi ci aiuta ad aiutare le startup
L’impresa creata da tre giovani genovesi ha ricevuto 30mila euro dal presidente di QUI!Group Gregorio Fogliani. “Grazie a lui abbiamo creato in Italia una società unica nel suo genere, che accompagna nello sviluppo dell’idea iniziale in ogni fase della sua realizzazione” raccontano
di Alexis Paparo
Pubblicato il 24 Nov 2014

Poi però ci sono quelli che provano a costruirsi la strada che non hanno trovato. Magari nella propria città. Quelli come Andrea Angelotti, Andrea Ferretto e Alessandro Cafiero, circa novant’anni in tre, che a marzo 2014 a Genova hanno creato Ianuatech, startup che accompagna il “cliente” nello sviluppo dell’idea iniziale e lo segue in ogni fase della sua realizzazione. Ai tre soci si affianca un team di dieci fra sviluppatori, grafici, designer, video maker, consulenti – composto in gran parte da neolaureati e dottorandi delle Facoltà di Ingegneria ed Economia dell’Università degli Studi di Genova – che si occupa di coprire ogni aspetto della neo società.
“L’idea nasce proprio perché una realtà simile a quella che abbiamo creato in Liguria non c’era – racconta Angelotti, che con Ferretto è co-

Siamo a ridosso di marzo 2014 e Angelotti, Ferretto e Cafiero sono molto sfiduciati. Hanno già parlato con tanti investitori e business angels. Pensano, come migliaia di giovani italiani, di provare all’estero. “Del resto – racconta Angelotti- sia Andrea, fisico che ha lavorato al Cern di Ginevra ed è stato coinvolto nell’esperimento sul bosone di Higgs, che Alessandro, laureato in Geografia ed estremamente creativo, andavano e venivano dall’Italia”.

Oggi il team di Ianuatech sta lavorando contemporaneamente su un progetto interno – Hivewish, un sito che permetterà di organizzare i regali e verrà rilasciato a breve – e uno esterno, la costruzione da zero di una piattaforma medica.
Il prossimo passo sarà offrire anche uno spazio dove far crescere, anche materialmente, le idee.
“Spesso in Italia si crea una startup per portare avanti un solo progetto – continua Angeletto – noi non

“Una delle prime cose che ci ha detto è che sbagliare va bene e fa bene. L’importante è che si impari dagli errori”, conclude Angelotti. Quanti in Italia la vedono così?