Firpo: le startup non sono più una nicchia, ma bisogna fare squadra

Alla vigilia degli Stati Generali di Milano, a cui parteciperà la ministra Guidi, il capo della segreteria tecnica del Mise, lancia un appello: “Non moriamo di individualismo. Rafforziamo l’ecosistema in vista del congresso mondiale dell’imprenditorialità in Italia nel 2015”

Pubblicato il 07 Mar 2014

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Agli Stati Generali dell’ecosistema startup, mercoledì 13 a Milano, ci sarà il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi. Un motivo di soddisfazione per Italia Startup, che ha convocato l’incontro, ma soprattutto per il capo della segreteria tecnica del Mise, Stefano Firpo, che sul fronte startup è impegnato da tempo e in quella posizione ha accompagnato i provvedimenti maturati nel corso degli ultimi 18 mesi. «Un bel segnale di continuità e di attenzione su un mondo che non è più una nicchia, magari un po’ modaiola, ma è un pezzo sempre più importante del sistema economico nazionale».

Perché il Mise partecipa all’incontro del 13 marzo?
Penso che sarà un momento in cui si ritrova, un po’ ci si conta, un po’ ci si calcola la strada fatta , che non è poca, e si prepara a dare un orizzonte futuro, con la consapevolezza nuova, lo ripeto, di non essere più una nicchia e di essere a pieno diritto un ingranaggio devcisivo dell’industria italia, quella più pronta per cogliere e affrontare le sfide dell’innovazione

Che cosa c’è da mettere a fuoco in questo orizzonte futuro?
Bisogna mettere a fuoco tante cose. Abbiamo una grande finestra di opportunità da adesso fino al GEC 2015 (il Global Entrepreneurship Congress in programma a MIlano, ndr.) per irrobustire il nostro ecosistema.

Come è possibile irrobustirlo?
Bisogna davvero fare squadra. Ci sono tanti luoghi, tante iniziative, tanti progetti ma sono terribilmente sparpagliati e scoordinati. Bisogna tirare fuori maggiori risultati, maggiore visibilità, maggiore densità. E soprattutto bisogna fare emergere delle success story, dei modelli di successo, delle belle storie da raccontare. Non partiamo da zero, i segnali positivi ci sono ma dobbiamo cominciare subito a valorizzarli in tutti i modi possibili.

Sono però numerose le candidature a capitale delle startup…
Non bisogna scandalizzarsi, è giusto che ci sia un po’ di competizione. È importate sapere che possaimo permetterci due, tre poli di riferimento ma non di più. Abbiamo la fortuna di avere città come Torino, Milano e Roma collegate da un treno che passa da Bologna. Un asse naturale di innovazione servito dall’alta velocità che parte da Porta Susa, a pochi passi dal Politecnico e arriva alla stazione Termini dove c’è Enlabs. Credo che l’ecosistema italiano ci sia già. Comunque ribadisco: lavoriamo insieme, non moriamo di individualismo.

Chi deve dare unità e coordinamento? Le istituzioni?
No,le istituzioni devono creare un contesto di regole favorevole, dare sostegno ma non assistenza. Poi deve venire fuori l’ecosistema e ancora non è accaduto: università, incubatori, investitori, banche, imprese devono tirare fuori il meglio di sè, devono e possono fare di più in termini di investimento, di visibilità,di impegno. Diciamo anche che devono e possono rischiare di più. C’è poi un altro grosso lavoro da fare.

Quale?
Bisogna fare molto perché tutte le misure decise a favore delle startup vengano utilizzate. Ancora non accade così, dalle stock option all’equity crowdfunding: le agevolazioni sono sottoutilizzate e non hanno ancora scaricato a terra il loro potenziale. Intanto entro poche settimana saranno pronte le linee guida per il visto startup e si comincerà la costruzione di una piccola piattaforma informatica per far sì che tutti i cittadini del mondo possano accogliere l’invito a creare imprese innovative in Italia.

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