Blockchain, 10 startup italiane che possono trasformare le aziende

Dall’Internet of Things al fintech, passando per la filiera dei diamanti a quella alimentare: sono i settori operativi di alcune imprese, basate sull’innovativa tecnologia “nata” dai Bitcoin, che si sono presentate agli Innovation Manager a un recente workshop dell’Osservatorio Startup Intelligence del Polimi

Pubblicato il 17 Lug 2017

Blockchain

Sul tema della Blockchain le startup stanno tracciando un trend di innovazione interessante. Per questo motivo sono state oggetto di indagine dell’Osservatorio Startup Intelligence del Politecnico di Milano 192 startup, di cui 166 fondate da marzo 2012 e finanziate da marzo 2015 da investitori istituzionali e non. Dall’indagine, svolta dal team del Tavolo di Lavoro Blockchain & Distributed Ledger guidato dal Direttore Valeria Portale, è emersa una forte varietà di startup attive in questo ambito, che hanno raccolto 1,2 miliardi di dollari di finanziamento, con i settori più finanziati il Finance e la Virtual currency; tutti gli altri ambiti, benché ancora poco esplorati, sono quelli che stanno registrando il fermento maggiore negli ultimi mesi.

I risultati della ricerca sono stati presentati lo scorso 14 giugno al Workshop Blockchain di Startup Intelligence, che ha ospitato il pitch di 10 startup di fronte alla platea della community degli Innovation Manager italiani. Tra le aziende presenti, anche Acantho, ACI, Almaviva, Amadori, BNL Gruppo BNP Paribas, Consip, Danieli, Edison, Enel, Engie Italia, Eni, Ernst&Young, Esselunga, Ferrero, CartaSI, Gruppo Hera, GS1, IBM, Intesa Sanpaolo, Ivar, Lavazza, Magneti Marelli, Mastercard, Mediobanca, NTT Data, Poste Italiane, Prysmian Group, Reply, Siram, Sisal, Tesisquare, Unipol.

In ambito Virtual Currency, dove forse la startup più conosciuta è Coinbase con un finanziamento di 117 milioni di dollari, opera anche la startup italiana Conio, presentata al Workshop da Vincenzo Di Nicola. Conio, fondata appunto da Di Nicola (fondatore di GoPago, startup acquisita da Amazon nel 2012) e Christian Miccoli (ex CEO di CheBanca!) è un wallet di Bitcoin e offre servizi di custodia Bitcoin, gestione Bitcoin (invio/ricezione) e acquisto/vendita. Conio risulta particolarmente innovativa per due motivi: da un lato garantisce una semplice user experience, permette acquisto/vendita su exchange multipli in modalità “best execution” per garantire maggiore liquidità e prezzi più convenienti e prevede modalità di custodia sicure che eliminano il rischio controparte; dall’altro garantisce un’elevata sicurezza nella custodia di Bitcoin mediante una tecnologia innovativa per la quale è stata avviata la procedura di registrazione di un brevetto negli USA.

Sempre in ambito di valuta virtuale figurano le startup BitBoat e InBitcoin, presentate rispettivamente da Simone De Gaspari (CEO) e Luca Sannino (co-founder). La prima, fondata nel 2013 da Thomas Bertani e che vanta oggi un team internazionale, permette di avere i bitcoin nel proprio wallet in pochi minuti e senza la necessità di avere un conto bancario, pagando direttamente in contanti. Inoltre tutta l’attività di intermediazione di Bitboat è automatizzata ed affiancata da un supporto in tempo reale per aiutare il cliente nel suo acquisto. Negli anni la startup ha testato e utilizzato diversi servizi di pagamento, raggiungendo di recente i 10 milioni di euro in criptovalute vendute tramite oltre 50 mila transazioni.

InBitcoin è nata nel 2016 per colmare un vuoto commerciale di accesso alle tecnologie Bitcoin. InBitcoin nasce in Trentino dove ha agevolato la creazione della prima Bitcoin Valley italiana dove sperimenta oggi le tecnologie future. Sono già stati convenzionati centinaia di esercenti che accettano i Bitcoin ed è stato lanciato un wallet, Altana, per l’acquisto, la custodia e l’utilizzo dei Bitcoin. Inoltre inBitcoin si occupa di sviluppo e partnership tecnologiche di soluzioni Blockchain, ad esempio nell’ambito della garanzia di pagamento tra le imprese.

Nell’ambito del Tracking & Internet of Things sono state individuate due startup particolarmente interessanti, che sono state ospitate al Workshop con il proprio pitch. Focalizzata sui problemi tipici dell’IoT come sicurezza, complessità di gestione, interoperabilità è Uniquid, raccontata dal co-fondatore Giuseppe Cardinale Ciccotti, ex CTO di Inail. UniquID è un Blockchain Identity e Access Management per dispositivi smart mediante cui i device adottano un protocollo peer to peer per lo scambio di dati autenticati. La loro identità viene gestita tramite la Blockchain che ne garantisce la sicurezza e la tracciabilità. La startup, con sede negli Stati Uniti ma fondatori italiani, sta sviluppando progetti in ambito industriale per la tracciabilità dei macchinari.

Everledger è nata nel 2015 in Uk per creare una piattaforma per la provenienza di beni di valore come diamanti, gioielli, opere d’arte e vini da collezione. Calogero Scibetta, Business Development Manager della startup, ha raccontato come la piattaforma di Everledger riesca a collegare l’identità fisica e digitale di un bene, facilitandone il commercio, la tracciabilità, il finanziamento e riducendo il rischio di frode. Ciò è reso possibile dall’integrazione di diverse tecnologie d’identificazione di oggetti, tecniche di machine vision, integrazioni con IoT, Blockchain e smart contract per fornire la piattaforma di riferimenti per la provenienza e tracciabilità di beni di valore.

Dedicata a un altro ambito, quello dell’AgriFood, Foodchain nasce dalla collaborazione e Ricerca e Sviluppo per ben 5 anni in ambito Blockchain tra 2 società, Block Srl società di ingegneria e Kaboom Srls, softwarehouse. Il servizio offerto da Foodchain, presentato dall’AD Marco Vitale, consente di tracciare e rintracciare materie e prodotti alimentari lungo tutta la filiera produttiva, rendendo i dati fruibili e condivisibili via web e mobile a chiunque intenda consultarli. Il sistema crea un codice univoco, che viene applicato al prodotto che si intende tracciare: a capo di questo codice vengono inseriti, senza significative limitazioni di spazio, tutti i dati che l’azienda cliente intende condividere sotto diverse forme (video, immagini, certificazioni, ecc.). Le informazioni che vengono immesse nel sistema sono fruibili in maniera trasparente, univoca, certa, inalterabile e indelebile per tutta la vita.

Spidchain, collocata nell’ambito Identity, è uno spinoff di una startup nata in ambito automotive, Carme.io. Il team, costituito dai 4 founder e un collaboratore freelance, ha deciso di dedicarsi all’identità digitale tramite Blockchain, realizzando prima un sistema di autenticazione sicura basato su Blockchain e dedicandosi poi a soluzioni in ambito KYC e “self-sovreignself-sovereign identity”. Come ha spiegato Gabriele Marazzi al Workshop del 14 giugno, la startup offre tramite la Blockchain soluzioni per gestire l’identità digitale in modo decentralizzato, creando un vero e proprio marketplace dell’identità digitale e delle certificazioni di singoli attributi.

Il Workshop ha ospitato anche il pitch della startup Eternity Wall, riconducibile all’ambito Notorization, presentata dall’IoT Expert Valerio Vaccaro. L’innovatività di Eternity Wall sta nella possibilità di generare timestamp sicuri senza ricorrere ad un terzo attore ma sfruttando la Blockchain come generatore di marche temporali affidabili; il protocollo sviluppato è pensato per essere efficiente e robusto anche per usi intensivi o con mole di dati massive ed è nativamente replicato al fine di garantire massima affidabilità e sicurezza.

Alfredo Giardina ha presentato Dajie, nata nel 2015 per creare una piattaforma che consenta lo scambio di energia rinnovabile ’peer-to peer’ ed un toolkit in grado di ridurre la complessità della gestione e partecipazione alle Micro-Grid e alle Community di Prosumers. Grazie al tipo di innovazione di modello di business, la piattaforma di Dajie permette di effettuare scambi di energia tra soggetti privati e senza il bisogno di avere intermediari. La condivisione distribuita delle informazioni rende il modello trasparente, sicuro e autonomo. Applicabile in diversi settori è anche l’“Oraclize engine”, il motore messo a punto dalla startup Oraclize, che può essere sfruttato: nel contesto Blockchain, per offrire un canale di comunicazione sicuro (il cosiddetto “servizio di oracolo”) che connette le applicazioni blockchain con i dati del mondo reale; nel contesto della pubblica amministrazione (nello specifico dell’e-procurement), per garantire matematicamente la confidenzialità delle offerte proposte per i bandi pubblici sino al momento predisposto per l’apertura delle stesse (progetto “Ceralacca digitale”); nel contesto delle applicazioni finanziarie, per garantire l’esecuzione in un contesto oggettivamente neutro di una certa logica di disintermediazione desiderata; nel settore gaming/gambling, per generare numeri casuali in modo “dimostrabilmente onesto”. Le potenzialità dell’“Oraclize engine”, come ha spiegato la Chief Operations Officer Alice Corsini, possono essere sfruttate non soltanto per alimentare gli use-case sopra esposti, ma più in generale per mettere in sicurezza una grande varietà di processi, un servizio già utilizzato anche da altre startup.

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