6 motivi per non lavorare per una startup

Il founder di Horus, la startup che ha ricevuto 900mila dollari dall’americana 5Lion Holdings, spiega perché non tutti hanno le caratteristiche per diventare startupper. Quali? Essere pronti a fare la differenza, innanzitutto, ma anche mettersi in gioco e voler cambiare il mondo

Pubblicato il 18 Gen 2016

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Saverio Murgia è il founder di Horus Technology, la startup che ha ideato un dispositivo per non vedenti che ha ricevuto un finanziamento di 900mila dollari dall’americana 5Lion Holdings. Nell’intervista rilasciata a EconomyUp ci ha raccontato che si è trattato di un colpo di fortuna e che quando è nato il progetto sviluppato da Horus non aveva neanche intenzione di creare una startup. In un intervento pubblicato su Medium.com, il giovane imprenditore spiega perché non tutti dovrebbero lavorare in una startup: solo chi è pronto a fare la differenza, a mettersi in gioco e a creare qualcosa che può cambiare il mondo, o almeno un pezzetto, può definirsi startupper.

Negli ultimi mesi, grazie alla forte espansione del team che lavora con me allo sviluppo di Horus (un dispositivo wearable per ciechi e ipovedenti), ho avuto modo di riflettere sulle differenze tra lavorare in una azienda medio-grande (o peggio, nel pubblico) e in una startup.

All’inizio ero alla ricerca della giusta value proposition: come convincere eventuali candidati passivi a lasciare il loro lavoro stabile nella grande azienda di turno per unirsi a noi, giovane startup italiana senza fatturato e composta quasi interamente da giovani under 25?

Ho quindi individuato 6 punti di forza:

1. La possibilità di avere un impatto concreto sul prodotto e la vita dell’azienda

2. Le enormi opportunità di crescita personale

3. L’ambiente dinamico e stimolante privo di lentezze burocratiche

4. Utilizzo di tecnologie allo stato dell’arte

5. Possibilità di carriera

6. Possibilità di guadagnare equity (on top allo stipendio)

D’altra parte ho sentito spesso dire che i big corporate hanno problemi a gratificare i dipendenti, i quali sentono il loro contributo insignificante rispetto al successo o al fallimento di prodotti e della loro stessa azienda.

Ho sentito molti dipendenti lamentarsi della scarsa responsabilità di gestire persone o progetti.

Tanti si lamentano delle lentezze causate dai processi decisionali e burocrazie aziendali.

Ancora più persone le ho sentite criticare il management perché è lontano (mentalmente) e non ascolta le idee dei dipendenti.

Cosa c’è di meglio di lavorare in un team giovane, privo di competizione tra colleghi (quella negativa), determinato a cambiare un pezzetto di mondo e avendo la possibilità di essere colui che fa la differenza?

Non tutti desiderano poter fare la differenza.

Lavorare in una startup pone il dipendente stesso in una posizione di potere, può avere un forte impatto positivo o un forte impatto negativo. Può decretare il fallimento o il successo del prodotto e la sopravvivenza o meno della startup stessa.

Lavorare in una startup non è come lavorare in una grande azienda, dove l’errore del singolo può essere compensato nei vari livelli di management o dai colleghi. Un lavoratore under performer non potrà contare sui colleghi per fare il suo lavoro. Una persona poco allineata con la vision dell’azienda non svanirà all’interno della massa.

Non tutti hanno le giuste caratteristiche per essere imprenditori, è un lavoro strano che richiede competenze fuori dal comune.

Dopo quasi 2 anni di Horus Technology posso dirlo: non tutti hanno le caratteristiche (chiamatele pure soft skills) per lavorare in una startup.

Ecco allora perché non dovreste lavorare in una startup:

1. Non è permesso pensare che se il prodotto non vende allora a rimetterci saranno il capo o i soci. Se il prodotto non vende ci rimettono anche e soprattutto i dipendenti. Le startup spesso si basano su un singolo prodotto e hanno un solo shot.

2. Non si può scaricare la responsabilità su qualcun altro. L’impatto forte del proprio lavoro è sia in positivo che in negativo.

3. La responsabilità è sempre desiderata, prima di ottenerla.

4. Ci si potrebbe trovare in mezzo a un gruppo di persone matte, che sacrificano le serate per risolvere l’ultimo bug prima della demo o che passano il weekend al freddo di un evento all’aperto.

5. Non solo le idee vengono ascoltate, ci si aspetta che tutti diano il loro contributo! Essere proattivi non è facoltativo.

6. La svogliatezza, il disallineamento della vision, la scorrettezza, etc.. non passano mai inosservate in un piccolo team.

NON UNITEVI A UNA STARTUP SE NON SIETE PRONTI A FARE LA DIFFERENZA!

Se invece lo siete, fatelo. Imparerete tantissimo, conoscerete persone appassionate, pronte a mettersi in gioco e imparare a fare cose che non hanno mai fatto prima. Potrete creare qualcosa che non sarà solo dei founder o degli investitori, sarà anche vostro e avrete la possibilità concreta di cambiare il mondo. Almeno un pezzetto.

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