Giuseppe Giordano, ceo di Enerbrain, uno dei quattro cervelli in fuga ritornato in Italia per fondare nel 2015 una delle imprese green più premiate e di successo del nostro Paese, tira fuori un semplice elenco per spiegare l’importanza dell’efficienza energetica legata al proptech ai tempi, disastrosi per tutti, del caro bolletta per le speculazioni sul gas e della transizione energetica.
“In Italia ci dimentichiamo spesso che i consumi energetici sono squilibrati. Il 35% del consumi con il 38% delle emissioni sono riconducibili agli edifici civili e industriali, il 32% alla produzione industriale, il 28% ai trasporti e il 5% a tutti gli altri comparti. Decenni di tariffe basse ci hanno permesso di crescere dal punto di vista manifatturiero, esattamente come successe nel Dopoguerra con il boom economico, ma solo ora ci rendiamo conto che quella era è finita e non soltanto perché la Russia ha chiuso i suoi gasdotti”.
È l’intero sistema che va quindi ripensato, secondo la vostra filosofia che prevede soluzioni intelligenti per rendere performanti e sostenibili gli edifici anche quelli di non recente costruzione.
“Il nostro primo obiettivo è lasciare una greenprint, ottimizzare il consumo di energia cosiddetta HVAC (cioè riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria), migliorare il comfort ambientale e ridurre le emissioni di CO2. Sono già 450 gli edifici di cui ci siano occupati assicurando un 30% di risparmio energetico ed un livello di 90% di comfort per chi vive o lavora in questi immobili. Enerbrain fornisce un pacchetto completo che parte dall’analisi energetica di un edificio con la raccolta dei dati sul campo, ad un monitoraggio su misura con l’acquisizione e l’invio al Cloud dei dati. Il terzo passaggio è l’elaborazione di una strategia per migliorare l’efficienza energetica che si conclude con la definizione di un piano di risparmio e ottimizzazione e il successivo monitoraggio in real time e il set up dei parametri di controllo”.
La vostra sembra una strada percorribile e virtuosa. L’ultima ricerca di Immobiliare.it Insights evidenzia però come nello stock degli immobili civili in vendita il 76% è a bassa efficienza energetica (classe E o inferiore), in aumento comunque di quasi il 10% rispetto a 5 anni fa. Soltanto l’11% si qualifica come ad elevata efficienza (classe A o superiore) e solitamente si tratta di edifici di nuova costruzione.
“Siamo consapevoli che c’è molto da fare ed è anche per questo che la nostra azienda sta crescendo con l’ingresso di soci importanti come Iren e Edf e guarda all’estero. Tornando all’Italia, ci rendiamo conto che solo l’1% del milione di condomini esistenti nel nostro Paese è stato interessato dagli interventi a vario titolo riconducibili ai superbonus. I nostri edifici sono energivori e spesso non garantiscono neanche le migliori condizioni di lavoro e abitabilità. La pandemia Covid ha ad esempio sollevato la questione della qualità dell’aria indoor, un aspetto che non veniva neanche preso in considerazione. Gli edifici scolastici, i palazzi che ospitano uffici o le gallerie commerciali devono investire molto e migliorare le loro performances”.
Ma cosa può fare nello specifico un’azienda tecnologica come la vostra?
“Spingere sulla digitalizzazione è la prima azione che proponiamo ai nostri clienti grandi e piccoli, dalla fabbrica al condominio. I sensori che noi piazziamo permettono di telegestire un edificio, di avere una fotografia reale dei bisogni e dei consumi e di arrivare ad una predizione del fabbisogno energetico. Ci sono realtà molto complesse come ad esempio un centro commerciale con decine di situazioni diverse dagli spazi pubblici ai magazzini, all’afflusso, in orari diversi, di pubblico con picchi differenziati. Ma non c’è solo questo. Un grande istituto bancario non aveva neanche censito dal punto di vista energetico le sue oltre mille filiali. Noi abbiamo cominciato dalla cosa più semplice: studiare le bollette e renderci conto che i consumi erano diversi non solo per la allocazione geografica, ma anche per le abitudini degli impiegati. Lasciare accesa l’aria condizionata nel week end per far trovare al direttore l’ufficio fresco il lunedì mattina non è una buona pratica”.
Lasciando stare il riprovevole direttore della filiale, parliamo di cosa si può fare in concreto per pagare costi minori?
“Un altro esempio pratico è il progetto che abbiamo fatto per il Comune di Torino, la città dove abbiamo iniziato e dove abbiamo il nostro quartier generale. Per il Comune ci siamo occupati di 90 edifici, dalle piscine alle scuole arrivando ad un risultato concreto: 1400 tonnellate di C02 in meno ogni anno che valgono 100mila alberi, un raddoppio virtuale dell’attuale patrimonio verde della città. Noi puntiamo a rivolgerci però anche alle piccole e medie imprese che sono oggi quelle più spaventate dall’aumento dei costi. Una grande azienda ha dei piani pluriennali e può assorbire un aumento dei costi, la piccola impresa rischia di uscire dal mercato o di fermare semplicemente la produzione. Il nostro è un investimento che si ripaga e che si caratterizza anche per un approccio etico”.
Le grandi sfide energetiche come la riduzione dell’emissione dei gas serra del 55% entro il 2030 e la neutralità climatica entro i
2050 non sembrano quindi spaventarvi ma anzi rappresentano una opportunità di crescita.
“Dal 2015 ad oggi siamo passati da 4 a 60 dipendenti ed il nostro fatturato ha superato i 6.5 milioni di euro. Recentemente ci siamo occupati anche di Agricoltura 4.0 con un accordo con diversi interlocutori dalla Regione Piemonte all’Università di Torino per ridurre ad esempio nelle serre i consumi energetici in modo da garantire condizioni ambientali ottimali per la produzione e la sanità delle colture. Insomma abbiamo molto da fare”.