Ancora una volta la medaglia d’oro di smart city d’Italia va a Firenze. Il capoluogo toscano si conferma per il secondo anno consecutivo la città più digitale d’Italia, seguita da Milano (al secondo posto) e Bologna (al terzo), con Roma Capitale, Modena, Bergamo (a pari merito al quarto posto), Torino, Trento, Cagliari, Parma a chiudere la top ten. Sono i risultati di ICity Rank 2021, l’indagine sulla digitalizzazione delle città italiane di FPA, società del gruppo Digital360, presentata il 23 novembre 2021 in occasione di FORUM PA Città.
Fino all’avvento della pandemia, Milano deteneva saldamente lo scettro di smart city d’Italia. Poi, nel 2020, la discesa di due posizioni. Secondo ICity Rank 2020 nell’anno della pandemia la città più digitale d’Italia è risultata essere Firenze, seguita da Bologna, mentre Milano è slittata al terzo posto, perdendo il primato che aveva mantenuto per 6 anni di fila. Ma nel 2021 ha recuperato posizioni, scalzando Bologna dal secondo posto.
I criteri di valutazione di ICity Rank
La ricerca valuta il posizionamento dei comuni capoluogo nell’indice di trasformazione digitale, ottenuto dalla media aritmetica di 8 indici settoriali (disponibilità online dei servizi pubblici, disponibilità di app di pubblica utilità, integrazione delle piattaforme digitali, utilizzo dei social media, rilascio degli open data, trasparenza, implementazione di reti wifi pubbliche e diffusione di tecnologie di rete). Questi indici sono frutto della sintesi di 36 indicatori basati su 130 variabili e circa 14.000 dati elementari quasi interamente frutto di rilevazioni di FPA realizzate nell’anno in corso.
ICity Rank 2021: il podio
Come anticipato, il podio di ICity Rank 2021 conferma le stesse città dell’anno scorso, anche se Milano toglie a Bologna il secondo posto. A primeggiare è Firenze, in testa con 937 punti nell’indice di trasformazione digitale, potendo vantare risultati di eccellenza soprattutto nel campo degli open data, del wifi, di IOT e tecnologie di rete e delle app municipali, dove ottiene il massimo dei voti.
Milano è seconda con un punteggio di 878, evidenziando punti di forza in particolare negli open data, nei servizi online, e nell’indice di “apertura”.
Bologna è terza con 854 punti, grazie soprattutto ai risultati nei social e nell’IOT e tecnologie di rete.
Alle spalle, troviamo comunque un gruppo di città con valori molto vicini alle prime tre: i capoluoghi metropolitani Roma Capitale e Torino affiancati da città intermedie come Modena e Bergamo, sempre più protagoniste di processi di innovazione a 360 gradi. Trento si conferma ottava, seguita da Cagliari al 9° posto, prima città del Mezzogiorno.
ICity Rank 2021: i 12 Comuni con indici positivi
Subito dopo le prime dieci città, troviamo in graduatoria una serie di comuni – Reggio Emilia, Palermo, Venezia, Pisa, Genova, Rimini, Brescia, Cremona, Prato, Bari, Bolzano e Verona – che si distinguono per il fatto di avere ottenuto buoni risultati e posizionamenti in tutti gli indici settoriali oggetto della ricerca.
ICity Rank 2021: la fascia intermedia
Dopo le prime 22 città, troviamo una fascia intermedia in cui si colloca la maggioranza dei capoluoghi italiani, città che alternano posizionamenti alti o bassi a seconda dei settori: qui troviamo Pavia (23° posto), Siena (24°), Piacenza (25°), Napoli (26°), Lecce (27°), Vicenza (28°), Padova (29°), Ravenna (30°) e via via circa 60 città “in evoluzione” nel percorso di trasformazione digitale, che è plausibile possano migliorare le performance con relativa facilità.
ICity Rank 2021: i capoluoghi in ritardo
In coda, invece, una ventina di capoluoghi in ritardo in quasi tutti gli indicatori: chiudono la classifica Caltanissetta (88° posto), Potenza (89°), Fermo e Teramo (90°), Chieti (93°), Catanzaro (94°), Crotone e Benevento (95°), Cosenza e Rieti (97°), Trapani (99°), Caserta (100°), Nuoro (101°), Foggia (102°), Agrigento (103°), Avellino (104°), Carbonia (105°), Isernia (106°) e la maglia nera Enna al 107°.
Smart city italiane e l’innovazione di sistema
È questa “innovazione di sistema” l’elemento che identifica le “città digitali”, come sottolinea Gianni Dominici, Direttore generale di FPA: “Le prime 22 città della classifica sono le ‘città digitali’, quelle che utilizzano in modo diffuso, organico e continuativo le nuove tecnologie nelle attività amministrative, nell’erogazione dei servizi, nella raccolta ed elaborazione dati, nell’informazione, nella comunicazione e nella partecipazione. Sono città che possono diventare ‘piattaforma’, creando le condizioni per lo sviluppo economico e sociale dei loro territori grazie al digitale. Nel gruppo più avanzato si trovano soprattutto grandi città del Nord, ma non mancano eccezioni di piccole dimensioni, come Pisa o Cremona, e alcune città del Sud, come Cagliari, Palermo o Bari, che dimostrano come un uso sapiente del digitale possa modificare le tradizionali geografie dell’innovazione”.
La trasformazione digitale e il ruolo delle realtà urbane
“Entriamo nella fase di attuazione del PNRR che ha definito una visione strategica del futuro fondata sulla trasformazione digitale, e in questa fase sarà fondamentale il ruolo delle realtà urbane – dice Andrea Rangone, Presidente di DIGITAL360 -. Le città oggi sono le porte di ingresso per la partecipazione attiva, autonoma e responsabile di cittadini e imprese, in un momento in cui serve il massimo coinvolgimento di tutti. Le realtà più innovative vanno messe in condizione di sfruttare al massimo le loro capacità, mentre le più statiche dovranno essere sostenute per riattivarne le capacità di innovazione”.
Cosa è successo alle smart city con la pandemia
Dopo l’accelerazione digitale conseguente alla pandemia, il 2021 è stato un anno di assestamento, ma segnato da fenomeni importanti come la diffusione dell’APP IO e SPID o l’attivazione dei servizi di ANPR. Questa situazione ha portato a una polarizzazione: da una parte città che hanno continuato a sviluppare i processi di innovazione, dall’altra città che hanno rallentato. Da un lato, le “città digitali”, che si collocano quasi sempre nella parte elevata delle graduatorie degli 8 indici di ICity Rank e mai nella parte più bassa; dall’altro lato, una ventina di comuni quasi sempre nella parte più bassa delle classifiche.
La questione meridionale
I capoluoghi meridionali evidenziano un ritardo nella trasformazione digitale, collocandosi con più frequenza nella fascia bassa delle graduatorie. Confrontando il punteggio medio delle città del Mezzogiorno con quello nazionale si vede uno scarto complessivo di circa il 25%, che supera il 40% in ambiti come gli open data e le reti di wifi pubblico. Ma qualcosa si muove anche al Sud: oltre a Cagliari al 9° posto, troviamo Palermo al 12°, con il massimo dei voti nell’ambito degli Open Data, al pari di Milano e Pisa, e in ottima posizione nelle classifiche settoriali che riguardano apertura e servizi online. E al 20° nella classifica generale, c’è Bari, che eccelle soprattutto nell’apertura e nei servizi online. Da segnalare anche il recupero di Napoli, 26°posto, che scala 11 posizioni grazie al massimo dei voti nelle app municipali e il buon piazzamento nei social, e di Messina, che passa dall’89°posto del 2020 al 62°attuale, salendo di quasi 30 posizioni.
Il ritardo dei piccoli
Tra le prime 22 città del ranking, ben 10 sono città metropolitane e in generale le dimensioni sembrano incidere sulle performance generali. I capoluoghi con meno di 50.000 abitanti hanno uno scarto complessivo del 25% rispetto alla media nazionale. Per i piccoli, il ritardo medio è notevole in particolare negli open data, mentre le performance sono migliori nell’utilizzo dei social e nella diffusione delle reti wifi. In alcuni ambiti si segnalano però alcuni risultati di eccellenza di realtà di media dimensione, come il primo posto ottenuto da Pisa nelle piattaforme abilitanti, da Cremona nei servizi online o da Bolzano nell’IoT e tecnologie di rete.