LA BUONA ECONOMIA
Ecco la fabbrica che ha fatto il suo record durante la crisi
Officine Rigamonti, azienda della Valsesia produttrice di valvole per il trattamento acque, nel 2013 ha raggiunto il fatturato più alto dei suoi 60 anni di storia: 17,5 milioni di euro. Come ha fatto? Flessibilità, multiculturalità e bravura nel gestire il passaggio generazionale
di Maurizio Di Lucchio
Pubblicato il 14 Feb 2014

Il risultato dell’azienda di Valduggia (Vercelli) – 60 dipendenti e almeno altrettanti Paesi in cui esporta accessori per caldaie – non è un colpo di fortuna ma il frutto di una particolare dote: la flessibilità. “Siamo stati bravi a interpretare le richieste dei mercati”, dice il giovane manager. “Un esempio? In Russia ci richiedevano un riduttore di pressione che il mondo intero utilizza a una temperatura massima di 80 gradi, mentre lì lo volevano a 130 gradi. In due mesi e mezzo abbiamo fatto fronte alla richiesta, e più velocemente rispetto alla concorrenza”. Con questo approccio basato sul cliente, soprattutto all’estero, Officine Rigamonti è riuscita a raggiungere una quota export del 75% e a espandersi, senza nessuno stabilimento oltre confine, in aree come Francia, Spagna, Medio Oriente, Cina e Nord Africa. Il prossimo obiettivo è consolidarsi in Russia e penetrare il mercato Usa.

Certo, essere presenti sulla piazza dal 1950 e avere al proprio interno la filiera produttiva completa, dallo stampaggio allo stoccaggio fino alla vendita, è un punto di forza innegabile. Così come è un vantaggio trovarsi all’interno di un distretto, quello della Valsesia, che su rubinetti e valvolame ha costruito le sue fortune. “Avere tutto l’indotto a portata di mano è funzionale”, afferma Rigamonti. “In più, visto che le imprese del posto cominciano sul serio a mettersi insieme e a fare network, diventa più facile competere a livello internazionale e rimediare almeno in parte alle classiche debolezze dell’Italia in termini di tassazione e costo del lavoro”.
Tuttavia, la possibilità di produrre “a chilometro zero” e in sinergia con le altre compagnie del distretto non è sufficiente per giocare un ruolo da protagonista sui mercati. A questo bisogna aggiungere anche qualche mossa strategica fuori dagli schemi come il vendere prodotti all’estero che vengono commercializzati con le private label create da alcuni importatori. In altre parole, è possibile che una valvola realizzata da OR sia venduta con un marchio diverso: sull’etichetta è specificato che si tratta di un prodotto italiano di qualità, ma il brand è, per esempio, russo.

Così come è audace la decisione di vendere in alcuni Paesi con marchi diversi, è sintomo di coraggio l’aver gestito con determinazione il passaggio generazionale. “Dopo alcuni scontri iniziali con mio padre, che ha 53 anni ed è ancora attivissimo, mi sono integrato perfettamente e ho dato un contributo allo sviluppo commerciale di OR”, afferma Andrea. “È una sinergia: ogni giorno ci scambiamo conoscenze. Ed è anche grazie a lui che ho capito che l’azienda è un’entità terza, a sé stante, che non deve essere considerata solo una fonte di denaro per la famiglia. Va gestita come qualcosa di diverso dal proprio portafoglio”.