L’INTERVENTO

Stiamo trasformando l’AI in un feticcio e dimentichiamo i veri problemi



Indirizzo copiato

Trattiamo l’intelligenza artificiale come un essere mitologico. Intanto non riusciamo ad attrarre investimenti esteri, Pensiamo di poter controllare tutto quando il tema è la trasparenza. E pensiamo di risolvere tutto creando “centri”

Pubblicato il 3 apr 2024



Shutterstock_561931702 (1)

Sto leggendo diversi articoli su AI Act, strategie del governo, cose che ci sono, cose che mancherebbero. E ho un profondo senso di smarrimento. Sia in Europa che in Italia creiamo strutture, emaniamo provvedimenti, formuliamo auspici, definiamo “obiettivi strategici”, allochiamo “miliardi di euro”. Ma esattamente, per fare cosa? E per farla come? Io non l’ho ancora capito.

AI Act, che cosa dovrebbero fare le strutture di controllo?

Cosa dovrebbero fare le strutture che devono controllare, regolare, supervisionare gli aspetti tecnici, “etici” e di applicazione dell’AI? Devono controllare? Cosa e come? Perché per l’AI ci preoccupiamo degli aspetti etici mentre nulla si è mai detto delle altre tipologie di sistemi software?

Un sistema software “tradizionale” per la guida (semi)autonoma di un’auto o in generale di controllo di un sistema complesso (una centrale elettrica per dirne una) non deve forse fare scelte che possono incidere sulla vita o sulla salute delle persone? O si pensa che siccome il sistema è “intelligente” sia più creativo o autonomo rispetto ad un sistema software “normale”?

L’intelligenza artificiale è diventata un essere mitologico

L’etica è nei codici e nei dati che scriviamo o inseriamo noi programmatori oppure risiede per ispirazione divina nella “mente” di questo essere mitologico che chiamiamo (ahimè, è questo il peccato originale!) “intelligenza artificiale” e che pensiamo possa avere sentimenti, emozioni e reazioni umane come Frankenstein o C-3PO?

A me pare che chi sta decidendo su questi temi non sappia cosa sia un applicazione informatica, un prodotto software, e pensa che l’AI sia quella di Star Wars e Star Trek. È un disastro.

Ci stiamo comportando in modo fanciullesco, immaturo, superficiale. Stiamo trasformando una tecnologia certamente potente e utile in una sorta di feticcio o pietra filosofale o, peggio, in una barzelletta.

Ad un recente dibattito su AI, ho assistito quasi incredulo ad un fitto argomentare tra giuristi, sociologi, economisti, filosofi, tuttologi che spiegavano e pontificano su caratteristiche, proprietà, rischi, dinamiche dei sistemi di AI. Son dovuto intervenire per dire una cosa molto semplice: “Non capisco di che state parlando”.

AI, 5 problemi che vengono dimenticati

E intanto i veri problemi passano in secondo piano.

L’attrazione degli investimenti esteri e dei talenti

Mentre noi abbiamo fatto scappare colossi come Intel (vedi mancato investimento nella fabbrica di chip), Microsoft e Google investono per strutture che si occupano di AI e Digitale in Francia e Germania. Quindi abbiamo un ritardo enorme nell’attrazione degli investimenti esteri in generale e in confronto ai nostri paesi vicini. Questa dovrebbe essere una prima preoccupazione.

Attrazione degli investimenti privati esteri e investimenti in ricerca e sviluppo sono il miglior modo per trattenere e attrarre talenti e diffondere cultura e competenze nel territorio. Ne scrivevo su Medium non molto tempo fa.

La trasparenza

Pensare di certificare, controllare e regolare chi usa AI è impraticabile, visto che chiunque oggi usa o può usare un sistema di AI. Il vero tema è la trasparenza e su questo in accordo con l’UE si potrebbe e dovrebbe fare qualcosa (si veda la ricerca su Explainable AI), specialmente su tematiche critiche e nel mondo della comunicazione.

Un piano stabile di finanziamento alla ricerca e all’innovazione

L’idea di risolvere ogni problema “creando” un centro o “una tecnologia nazionale” è a metà tra l’ingenuo e il ridicolo. Il CERN, per fare un esempio da molti evocato, esiste perché è dotato di una infrastruttura fisica che si estende per chilometri quadrati ed è unica al mondo (LHC).

Le infrastrutture fisiche che servono all’AI sono centri di supercalcolo, che in parte già esistono, possono essere potenziati, ma hanno molte possibili applicazioni e non solo AI. Centri di ricerca che si occupano di AI ce ne sono tanti nel nostro paese: chi dovrebbe andare a popolare le nuove fantomatiche strutture?

Serve invece un piano di finanziamento alla ricerca e all’innovazione, nel digitale in generale e nell’AI nello specifico, che sia stabilefocalizzatofinalizzato e competitivo (non come il PNRR che da questi punti di vista è semplicemente disastroso).

Apertura del mercato, concorrenza e interoperabilità

Esistono ancora problemi enormi di apertura del mercato, concorrenza, interoperabilità che limitano o condizionano la competizione e, di conseguenza, lo sviluppo economico e sociale.

Non se ne può più di questo assalto alla diligenza di chi semplicemente vuol mettere cappello sulla buzzword del momento, inventandosi iniziative strampalate mentre i veri problemi restano non solo irrisolti, ma nemmeno affrontati.

Basta per favore, basta.

Articoli correlati

Articolo 1 di 4