Il caso

Starace (Enel), la ricetta per l’innovazione e l’ipocrisia della sinistra conservatrice

A metà aprile l’amministratore delegato dell’operatore elettrico dice in un incontro LUISS che bisogna rimuovere chi si oppone al cambiamento nelle aziende, in modo deciso ed esemplare. Un mese dopo un’interrogazione parlamentare chiede provvedimenti. Ecco che cosa ha detto. Scuotendo conformismi politici e culturali

Pubblicato il 20 Mag 2016

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Una ricetta con le mosse per vincere le resistenze all’innovazione in azienda può diventare un caso politico? Sì, se a proporla è l’amministartore delegato di una società il cui azionista di riferimento è il Ministero dello Sviluppo economico. Come una bomba a scoppio ritardato, il discorso alla Luiss di Francesco Starace, capo azienda dell’Enel, approda in Parlamento con un’interrogazione del gruppo Sinistra Italiana (il ricovero ideologico degli scontenti del PD), che chiede al neoministro Carlo Calenda “come intende procedere nei confronti del manager”. Lasciando intendere che gli uomini dl SI, che però dicono quasi sempre NO, si attendono provvedimenti a carico di chi ha osato sostenere che per portare l’innovazione in azienda bisogna “rimuovere” chi per tradizione, passione e vocazione resiste ai cambiamenti.

Starace ha parlato agli studenti della Luiss il 14 aprile. Il video è su YouTube da giovedì 21. Io sono andato subito a vederlo, dopo aver letto dell’interrogazione parlamentare. Vale la pena investire 50 minuti del proprio tempo. Starace racconta molto di sè, come non ha mai fatto in alcuna intervista: dalla sua infanzia nomade seguendo il padre ufficiale alle lezioni apprese nei suoi 15 anni in giro per cantieri, in tutto il mondo, e nella sua esperienza aziendale. Forse sono lezioni un po’ ciniche ma questa è la realtà. Dal minuto 38 in poi, per chi volesse fare zapping, le parole dello scandalo sulle tre regole per fare innovazione in azienda: costituire un “manipolo” di uomini motivati, individuare i gangli vitali e i grumi di resistenza che li bloccano, quindi intervenire con determinazione e in modo clamoroso. Insomma, far capire che chi resiste non ha vita facile. Ecco il video.

Starace prende le mosse dalla centrale Stillwater di Enel Greenpower in Nevada per enunciare una verità scomoda, che l’ipocrisia aziendale e quella politica tendono a nascondere: nelle aziende (in tutte, a partire dall’Azienda Italia e dalla sua macchina pubblica) c’è una forte resistenza all’innovazione. La prima linea di resistenza è: non si può fare. La seconda: costa troppo. Non riconoscerlo significa impedirsi di prendere le contromisure. Quelle che elenca Starace sono drastiche, è vero, ma inevitabili se si vuole davvero sbloccare il Paese. E liberarlo da lacci e lacciuoli, che non sono solo legislativi ma anche gestionali e, alla fine, culturali.

Starace forse si è espresso in un linguaggio politicamente scorretto. Probabilmente lo ha fatto pensando che le sue parole sarebbero rimaste confinate a un consesso di studenti, dimenticando che oggi più che mai le parole sono pietre grazie al digitale e ai social network. Magari serve un mese, ma rimbalzano. Adesso, però, chi ha a cuore l’innovazione, il cambiamento e la crescita, non può fare altro che sostenere la linea Starace. Sarà cruda ma è necessaria. Eppoi, se il governo “procedesse” contro Starace, sarebbe davvero un brutto segnale. Due senatori del PD, Miguel Gotor e Paolo Corsini, dicono che quello di Starace è mobbing, cioè un reato, e si appellano a Renzi. Far passare il manager Enel come un Robespierre dell’innovazione, che semina terrore, suona comico se la situazione non fosse seria. L’augurio è che il premier la consideri voce dal sen fuggita. Come gli capita spesso da qualche tempo nel suo partito.

P.S. Sarebbe triste capire/scoprire tra qualche tempo che gli irriducibili dell’opposizione stanno facendo il gioco (senza rendersene conto?) di qualche “potere forte” con interessi nel mercato della banda larga nel quale Enel è entrata con decisione. Vedremo…

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