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Perché una valutazione troppo alta per una startup è una cattiva idea

Spuntare valutazioni troppo alte per una startup può essere un problema, nei round successivi o al momento dell’exit. I multipli delle tech company sono in discesa e il venture capital si sta riaggiustando verso il basso. Che fare? Ecco qualche consiglio

Pubblicato il 17 Mag 2022

Photo by Markus Winkler on Unsplash

Per una startup avere spuntato una valutazione alta in un round di finanziamento può paradossalmente essere un problema. Duplice.

  1. Al momento dell’exit, perché il muro delle liquidation preference imporrà prezzi di vendita alti (con il rischio di non riuscire a remunerare i founder, i dipendenti e gli investitori che non hanno potuto partecipare ai round successivi di investimento).
  2. In caso fosse necessario un nuovo round di finanziamento (fatto non proprio eventuale; il venture capital è come la droga, quando inizi a prenderlo, non smetti), perché lo rendono molto difficile, soprattutto in situazioni di down market come quella in cui stiamo entrando.

Difatti una valutazione alta di una startup è difficile da tenere e fare ulteriormente crescere. E un downround (ossia un round di finanziamento ad una valutazione inferiore a quelli precedenti) è percepito nel mondo del venture capital non come una opportunità ma come un segnale di mancata performance. E quindi scoraggia l’ingresso di nuovi investitori, rendendo il finanziamento della startup oltremodo complicato.

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In un momento come l’attuale di alta inflazione e mercati in aggiustamento verso il basso i multipli delle tech company sono in discesa. Sul fronte VC il riaggiustamento sta avvenendo dall’alto (“the great VC pullback” come lo definisce Matt Turck di FirstMark) a partire dai grandi operatori come Tiger e Softbank che stanno vivendo un momento non semplice. Softbank ha dichiarato che quest’anno farà probabilmente solo un quarto degli investimenti rispetto allo scorso anno. Quindi c’è da attendersi una contrazione.

Anzi la contrazione è già in corso. Si è manifestata prima sui mercati azionari (sometime nella seconda metà dello scorso anno), poi si è propogata nel private venture growth market (Q1 2022) e ora sta arrivando ai Series A/B. Prossima fermata seed ed early stage.

La industry del venture capital non è molto diversa da una linea di assemblaggio, con ogni operatore (investitore) che dipende da chi sta dopo di lui (sia esso il prossimo round di finanziamento, un M&A o una IPO) per avere successo. Nel momento che si vede rallentare chi sta davanti a noi, si frena per evitare di schiantarsi (“avoid having more investments slam into a wall”). Ovviamente chi sta nelle fasi iniziali del ciclo vede il tutto con maggiore ritardo.

La contrazione è un problema per tutti, ma, come ci ricorda l’amico Gianluca Dettori, in particolare “per tutti quelli che hanno fatto grossi round a valutazioni importanti. Questi round si vedranno molto meno, saranno più difficili da chiudere e in molti casi si troveranno davanti il muro delle liquidation preference a valutazioni ormai fuori mercato. E in quei casi il problema può diventare fatale. Specie quando viaggi a burn rate di milioni o decine di milioni al mese.”

Che fare? La risposta immediata e sintetica è “brace for impact”.

Un po’ di consigli vengono da Justin Kahl e David George di Andreessen Horowitz (a16z in gergo) Di seguito una super sintesi fatta insieme a Gianluca, rimando però alla lettura del loro molto interessante post.

  • Rivedere le vostre considerazioni sulla valutazione (ossia se prima pensavate che un’azienda SaaS valesse 10x i ricavi, oggi i leader riescono ad arrivare a 5x). In ambito Fintech e Consumer la riduzione nelle valutazioni viaggia verso il 70-80%. Indi fare oggi un round fuori mercato vuol dire essere morti al prossimo giro se non si è profittevoli.
  • Provare a raccogliere debito (venture debt) soprattutto se si è appena chiuso un round e si ha denaro in cassa.
  • Fare efficienza e contenere il burn rate, meno frizzi e lazzi.
  • Tenere d’occhio la cassa. Questo vale sempre e comunque, ma specialmente in questo momento. Agire d’anticipo piuttosto che muoversi quando è troppo tardi.
  • Cominciare a pensare ai piani B e C per estendere la runway.

In sintesi: il prezzo giusto non esiste. Ma si sa quando il prezzo è sbagliato. E questo fa danni, a tutti. Per chi investe e per chi riceve.

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Alberto Onetti
Alberto Onetti

Chairman (di Mind the Bridge), Professore (di Entrepreneurship all’Università dell’Insubria) e imprenditore seriale (Funambol la mia ultima avventura). Geneticamente curioso e affascinato dalle cose complicate.

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