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Perché New York è il nuovo luogo dell’innovazione mondiale

Cresce l’attenzione delle grandi aziende internazionali per la East Coast. Perché a New York ci sono 10mila startup di cui oltre 4300 scaleup, più di quante se ne possono trovare mettendo insieme Francia, Germania, Spagna ed Italia. Le opportunità e le differenze con la Silicon Valley

Pubblicato il 10 Gen 2023

New York

Uno degli spunti più interessanti emersi dal reportOpen Innovation Outlook 2022. Macro-Trends for 2023 in Corporate-Startup Engagement” (qui il link per il download) è la crescente attenzione delle grandi aziende internazionali per la East Coast. Sempre più aziende internazionali hanno aperto (o sono in procinto di farlo) innovation outposts a New York o a Boston (tra le italiane, Enel da qualche anno è presente nella capitale del Massachusetts, dove è anche basato il fondo di CVC di Eni). E le grandi aziende nelle loro decisioni seguono un semplice parametro: livello di maturità dell’ecosistema e concentrazione di innovazione.

Tra i due ecosistemi (distanti 4 ore di macchina) New York è quello decisamente più grande ed articolato: 10mila startups di cui oltre 4300 scaleup (contro le 1600 di Boston), un numero superiore a quelle che si possono trovare mettendo insieme Francia, Germania, Spagna ed Italia.

Perché New York è il nuovo luogo dell’innovazione

Ma che cosa ha reso la Grande Mela un ecosistema in grado di entrare nel gotha dell’innovazione? L’ho chiesto a Simone Tarantino, che da oltre 20 anni fa base lì e dallo scorso dicembre guida il Mind the Bridge Innovation Outpost a New York.

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Dei vari ecosistemi dedicati alla innovazione negli Stati Uniti, New York è quello che proporzionalmente sta crescendo più velocemente, sia in termini di investimenti, raddoppiati tra il 2020 e il 2021 ed arrivati a quasi 60 miliardi di dollari, che di attenzione internazionale. New York è l’ecosistema con il più alto numero di co-investimenti del mondo, attraendo risorse da tutti gli altri ecosistemi.
Un altro dato molto interessante è che dei 340 unicorni globali nati nel 2021, il 20% è di base a New York.

New York inoltre continua a essere la città al mondo con il maggior numero di unicorni tecnologici fondati da israeliani con 26 aziende tutte a Manhattan.

In definitiva, New York offre alle startup e scaleup risorse strategiche che nessuna città può realmente eguagliare:  accesso a fonti di capitale apparentemente infinite, la perfetta base di partenza per aprirsi al resto dell’America e di conseguenza ai mercati globali, una forza lavoro estremamente sofisticata, sinergie culturali e tanto ancora. Il bacino di talenti è di oltre 4 milioni di professionisti, 3,2 milioni di questi in possesso di una laurea, più di Los Angeles, San Francisco, Philadelphia, Washington e Boston messi insieme.

Il 47% della forza lavoro è costituita da immigrati e a NYC si parlano quasi 200 lingue.

Dopo la Silicon Valley, New York è il posto più ovvio e indicato dove mettere radici.

Simone Tarantino

Innovazione a New York, i settori all’avanguardia

Se andiamo a guardare le startup dell’ecosistema di New York, si può vedere che la città è particolarmente forte nei settori dell’intelligenza artificiale, del big data e analytics, della cybersecurity, del fintech e del biotech.

New York ha il maggior numero di posizioni aperte per lavori nel campo dell’Intelligenza Artificiale e Machine Learning rispetto a tutti gli altri ecosistemi. Inoltre, se si analizzano gli investimenti in questi verticali, si nota un tasso di crescita superiore a quello di Boston e anche della Silicon Valley

Da diversi anni a New York c’è il Cyber NYC, una serie di eventi focalizzati sul Cybersecurity, che sono diventanti un riferimento a livello mondiale.

Il verticale più ovvio è poi il FinTech: degli oltre $100 miliardi di dollari investiti nel 2021 nel mondo in questo verticale, il 38% è atterrato nelle tasche di startup americane, la maggioranza sulla East Coast.

Non dimentichiamo il ruolo dello stato di New York che ha un budget annuale di oltre 200 miliardi, che investe in modo molto orizzontale.

Infine, nel verticale del BioTech e Life Sciences, con 9 università mediche, oltre 60 ospedali e 100 fondazioni dedicate alla ricerca, tutte raggruppate in un’area limitata ed accessibile, le startup trovano terreno fertile, e oltre 1 miliardo di dollari di investimenti ogni anno.

E poi a New York è paradossalmente tutto a portata di mano, non ti serve la macchina se devi visitare un investitore, o un cliente, o andare ad un evento.

Quali sono le differenze tra New York e la Silicon Valley?

In effetti i due ecosistemi non potrebbero essere più diversi, e direi assolutamente complementari. La dualità è evidente, sognatori contro pragmatici, sviluppatori contro business people, eccetera.

A New York si tende molto di più a guardare al profitto, al lungo termine e alla stabilità di crescita che possa portare un ritorno solido agli investitori, mentre si crea lavoro e benessere per l’intero ecosistema.

La Silicon Valley ha più una mentalità tecnologica dove la tecnologia disruptive viene prima di tutto così come l’idea di un futuro diverso e spettacolare. Ma c’è meno enfasi sul potenziale indotto e il ritorno orizzontale.

Ci vogliono entrambi, semplicemente perché’ ci sono, e ci saranno sempre, imprenditori sognatori con l’idea che può davvero rivoluzionare un verticale, e imprenditori pragmatici che passo dopo passo creano aziende che diventano parte della nostra economia.

Quindi non Silicon Valley contro Manhattan, ma Silicon Valley con Manhattan. Per startup e grandi imprese due posti da presidiare se si vuole stare sulla frontiera dell’innovazione.

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Alberto Onetti
Alberto Onetti

Chairman (di Mind the Bridge), Professore (di Entrepreneurship all’Università dell’Insubria) e imprenditore seriale (Funambol la mia ultima avventura). Geneticamente curioso e affascinato dalle cose complicate.

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