Palmieri (Piquadro): “Faccio innovazione per combattere chi potrebbe mettere in crisi la mia azienda”
Il CEO dell‘azienda di pelletteria emiliana racconta la sua visione del cambiamento competitivo e le iniziative per attuarlo. Dalla call4ideas “MyStartup Funding Program” (100mila euro e accelerazione in Silicon Valley) alle piattaforme di crowdfunding. «Sono tra le mie principali fonti».
di Fabrizio Marino
Pubblicato il 06 Apr 2017

Proprio in quest’ottica, l’azienda ha da poco lanciato il primo “My Startup Funding Program”, un progetto volto a promuovere l’innovazione e l’imprenditorialità che premia le migliori idee di business nell’area della tecnologia applicata all’industria del fashion e della valigeria. Si tratta di una call for ideas che mette sul piatto ben centomila euro per l’impresa vincitrice e garantisce inoltre un percorso di accelerazione in Silicon Valley. «In realtà – spiega Palmieri – quello che oggi si chiama “My Startup Funding Program” è nato sotto spoglie diverse qualche anno fa, su iniziativa della fondazione che gestisco insieme a mia moglie. La fondazione aiuta le persone diversamente abili e tre anni fa ho pensato di avviare una ricerca, tramite un bando, di idee di business in grado di aiutare queste persone. Alla fine abbiamo premiato una startup che aveva messo in piedi una sorta di fattoria ecosostenibile. Nel 2016 abbiamo replicato con un’altra call che chiuderà a maggio e vedrà premiate due startup»
Interamente realizzato e pensato per Piquadro “My Startup Funding Program” «nasce da un’esigenza di innovazione che arriva dall’esterno – continua Palmieri – la campagna è un incoraggiamento a credere nelle sfide, a non dare per scontato ciò che conosciamo, con l’obiettivo di stimolare l’innovazione e sviluppare nuove iniziative imprenditoriali meritevoli, e di ottenerne anche noi come Piquadro stimoli». A fare da supporto allo scouting e alla valutazione delle startup sarà l’Università di Bologna. «Abbiamo ricevuto fino ad oggi una settantina di richieste di bando, ma ce ne aspettiamo ancora molte. Il nostro obiettivo è trovare dei bei progetti da finanziare, il cui successo ci renderà orgogliosi».
La scadenza per la presentazione della domanda di partecipazione al programma è il 30 settembre. Oltre alle aziende italiane parteciperanno anche quelle provenienti da Russia, Spagna, Germania e Gran Bretagna. Entro la fine dell’anno poi la giuria decreterà, durante la giornata di assegnazione del premio, i vincitori tra i cinque progetti più promettenti e che meglio rispondono agli obiettivi del programma. Le cinque startup invitate alla finale avranno poi dieci minuti per spiegare e motivare la propria idea di business di fronte alla giuria, alla stampa e a una platea qualificata.
Ma se Piquadro sembra porre particolare attenzione all’innovazione, non tutto il mondo del fashion dimostra la stessa sensibilità nei confronti delle opportunità che porta con sé la leva digitale. «L’Italia è in posizione numero uno nel mondo del fashion – ci tiene a sottolinere il CEO di Piquadro – se non altro per il fatto che ancora siamo dei produttori. Quanto l’innovazione ci pervaderà non lo so, se devo essere sincero, però non mi sembra che l’industria della moda si stia scatenando sull’innovazione tecnologica. La percezione del cambiamento in chiave digital, ad esempio, per troppi è ancora legata alla realizzazione di un sito internet. Succede perché quello della moda è ancora un settore guidato prevalentemente dalla componente estetica ed emozionale. E in più portare l’innovazione digitale nei prodotti tradizionali è veramente complicato, diciamo anche poco intuito. Può capitare che il consumatore ne sappia più di chi vende, per questo vi è anche un importante tema “formativo” per poter spiegare l’innovazione a chi acquista».
Gli investimenti in startup innovative da parte di Palmieri non si limitano però soltanto a programmi di open innovation. «Ho anche una piccola attività di investimento che si chiama Piqubo. Un veicolo privato che ha già investito in due startup: Silkfred, società londinese attiva nel fashion tech, che nel primo anno ha superato i 10 milioni di sterline, e Dixomed startup medicale su cui però agiamo più che altro come osservatori».